Irridere la saggezza è atteggiamento da stolti. Tutto sta a stabilire chi è saggio e chi stolto. E’ «saggio» colui che è “capace di seguire la ragione in ogni circostanza, con equilibrio e prudenza; che rivela negli atti e nelle parole conoscenza, esperienza della vita”. Per contro, lo «stolto» “ha poca intelligenza e si comporta in modo insensato” (definizioni tratte dal DISC, Dizionario Italiano Sabatini Coletti). Così, è da stolti cercare la saggezza nella tifoseria dello sport, dove domina il pregiudizio legato alla maglia che si indossa. Purtroppo, e lo dico da non tifoso, dalla “discesa in campo di Berlusconi”, da quando cioè in uno dei primi dibattiti televisivi che vide opposti in una competizione uninominale nel collegio “Roma uno” un economista di fama internazionale come Luigi Spaventa (recentemente scomparso) ed il Presidente di una squadra di calcio che gli rinfacciava un “ma che cosa ha mai fatto lei nella vita? Io ho vinto ben cinque coppe europee con il Milan”, la saggezza sembra essere stata estromessa dalla vita politica. Almeno fino a quando il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ha dato prova, nel gestire gli ultimi tempi della vita politica italiana, di godere ancora di questa antica virtù.
Giorgio Napolitano è un politico navigato. Mio padre, buonanima, riteneva, sicuramente a torto, che l’innata classe che da sempre ne contraddistingue il comportamento, gli derivasse da qualche goccia di sangue reale che scorreva nelle sue vene. Ma si sa, gli operai e i contadini sono malelingue. Per quanto il dimissionario Presidente del Consiglio, “che non essendo stato sfiduciato dal Parlamento è ancora in carica”, non abbia brillato di saggezza politica, a partire dalla sua “salita in politica” (in ciò, come si sussurra nelle sacrestie, mal consigliato da alte cariche ecclesiali) fino all’esito elettorale non certo edificante della lista a lui ispirata, la sua nomina prima a Senatore a vita della Repubblica e poi capo del Governo non possono non essere lette come manifestazioni di quel comportamento che “rivela negli atti e nelle parole conoscenza, esperienza della vita”. E non può essere un caso che esso non sia stato visto, allora come ieri, con occhio benevolo da chi più di tutti ha da temere da un allentamento della tensione e da un allungamento dei tempi della politica (anche in vista di alcune sentenze processuali il cui pronunciamento non dovrebbe tardare).
Diciamo la verità, se da un lato le non dimissioni del Presidente Napolitano e la nomina delle due commissioni di saggi, una decisione quest’ultima che innova la prassi costituzionale italiana ma che pare essere stata sperimentata con successo in Olanda a seguito di un esito elettorale in un clima non dissimile da quello italiano, paiono essere bene accolte da qualche saggio vicino al M5S (tra gli altri il collega filosofo del diritto Paolo Becchi), questa decisione, cui fa seguito una pausa di riflessione, può fornire l’assist (per restare al linguaggio calcistico) al Partito Democratico per assestare il colpo mortale all’avversario di sempre, non più Presidente del Milan. Andando infatti e con la dovuta calma a nuove elezioni, dopo avere eletto al primo scrutinio su proposta del M5S con ben sette voti di scarto sul quorum di 672 voti (e vorrei proprio vedere che i deputati e i senatori dell’Ulivo vi si opponessero) il professor Romano Prodi Presidente della Repubblica; con il PDL senza Berlusconi (ché a quel punto non è difficile prevedere cosa accadrebbe in casa DPL) ed il PD guidato da un nuovo segretario e candidato Presidente del Consiglio come Matteo Renzi, con due autentici ex-DC alla guida del paese si potrebbe davvero sperare di poter finalmente giungere, con l’avvento di una destra presentabile, alla pacificazione nazionale.
Ma temo, purtroppo, che tutto ciò non accadrà: con la proposta avanzata (da chi?) di eleggere a Presidente della Repubblica Massimo D’Alema, i «saggi» del PD paiono seriamente intenzionati a tornare al clima della Bicamerale. Come direbbero i genovesi “abbiamo già dato”.