Muro contro muro

Muro contro murodi Ettore Grassano.

Sembrava una bolgia dantesca, e invece era la sala consiliare di Palazzo Rosso.
Ieri, dalle 11 alle 14 e oltre, prima in piazza e poi tra le mura del municipio, è andato in scena uno spettacolo drammatico, ma anche indecoroso, e un po’ “lunare”. C’ero, e francamente mi sono chiesto, tra me e me, chi glielo faccia fare, a Rita Rossa come agli altri amministratori locali (e non solo del Comune di Alessandria) di tenere duro a oltranza.

Non credo siano “samurai della poltrona”, che pure è una definizione divertente. Non più, almeno, non a queste condizioni. E bastava osservare il volto terreo dell’assessore Ferralasco, che pure ha resistito fino alla fine a fianco del sindaco, per capire che lo sconcerto non è solo degli osservatori.

Non è questione di torto o ragione. L’impressione è che ieri in Comune ad Alessandria sia andata in scena la micro rappresentazione dello sfascio di un Paese in cui tutti difendono diritti acquisiti, e fanno finta di non capire (o non capiscono davvero: e quindi si sentono vittime sacrificali) che in Italia sta crollando un sistema di valori, e ipocrisie, a lungo condivisi da tutti.

Se non si guarda a cosa sta succedendo a Roma in questi giorni, in queste ore, non si capisce la crisi di Alessandria. Che è la stessa di Torino, di Napoli, di Siena o altre città a piacere. Certo, da noi c’è il dissesto conclamato: ma i debiti, una montagna di debiti ingestibile, c’erano comunque, e nessuno poteva o può cancellarli, o ignorarli. Qui come altrove.

Ora si è promesso ai dipendenti delle partecipate (e dell’ente) un consiglio comunale adComune occupato hoc: e il presidente dell’assemblea, Enrico Mazzoni, lui sì che sembrava un vecchio samurai, mentre spiegava con tutta la calma che il contesto poteva consentire: “voi potrete ascoltare in loggione, ma sarà la politica a confrontarsi sul tema della riorganizzazione”, ecc ecc.. Il punto è che l’uditorio di ieri, specchio di un “pezzo” non trascurabile della società italiana, e non solo alessandrina, alla politica, a questa politica, non riconosce più alcuna autorevolezza. E neppure minimamente la teme; anzi la denigra, imputandole ogni colpa, e autoassolvendo se stessa. La mitica società civile. Parastale, nel caso specifico.

L’ho presa larga, ma credo davvero che, senza inquadrare la situazione del Paese, non si capisca cosa sta succedendo nella grigia Alessandria: una città (irresponsabilmente?) costruita, per decenni, attorno ad un modello di economia pubblica che improvvisamente scopriamo non poter più stare in piedi. E guardare a Roma come alla salvezza, data la situazione generale, mi pare irrealistico. Non siamo una città malata all’interno di un Paese sano e prosperoso, ma la periferia boccheggiante di un’Italia altrettanto mal messa, a Torino come a Palermo.

Amiu versus RitaIn tutto ciò, quali sono ancora gli spazi per un confronto civile, alla ricerca di soluzioni condivise? Se dovessimo valutare in base allo spettacolo di ieri, dovremmo dire pochissime. E, in questi mesi, il “muro contro muro” tra giunta di centro sinistra e sindacati si è fatto sempre più pesante, ed ingestibile. Altro che “gioco delle parti”, come si poteva anche ipotizzare all’inizio. Quella di ieri era battaglia vera, e sorda. E, se è vero che dietro ogni lavoratore c’è una famiglia, con le sue necessità e le sue emergenze, è altrettanto paradossale constatare come, per chi si è sempre “vissuto” come un “garantito” a prescindere dal contesto, prendere atto di non essere più tale possa condurre a forme di disperazione un po’ teatrale ed eccessiva.

Ma attenzione: in provincia di Alessandria ci sono 40 mila disoccupati, e almeno altrettanti (ma forse più) lavoratori non garantiti, precari, appesi ad un filo. Persone che si “sbattono” per sfangarla giorno per giorno, senza andare in piazza, e rispetto alle quali i sindacati confederali recitano ogni tanto un formale “atto di dolore”, e amen. Cerchiamo, quindi, di non perdere il senso delle proporzioni. E del ridicolo.

Ps: la foto della sala consiliare “occupata” è di Radiogold. La vignetta, come sempre, del grande Molotov!