In Italia si è arrivati al suffragio universale, comprensivo del voto femminile, nel 1945. Da allora ad oggi sono passati 68 anni, il sistema della rappresentanza appare in crisi ed ecco che si fanno strada proposte ‘correttive’, dalla webbocrazia di Grillo alla ‘democrazia a traino meritocratico’ proposta da Monti.
Si tratta di ipotesi che che giudichiamo entrambe insoddisfacenti. Come insoddisfacente giudichiamo l’attuale struttura dell’offerta che si identifica, con l’esclusione del Pd (che è afflitto da altro genere di problemi) in partiti a traino personale in cui cioè l’immagine del leader, complice il sistema mediatico, conta più dell’elaborazione politica. Il progressivo ritrarsi degli elettori dall’esercizio del diritto elettorale, costituisce un altro segnale di
sfilacciamento del tessuto democratico cui va posto rimedio, sia perché rischia di lasciare senza voce una gran parte di quell’enorme fascia centrale della struttura sociale italiana in cui classe operaia e ceto medio si fondono insieme, sia perché le sfide e le decisioni che ci attendono non possono essere affidate a risicate maggioranze o peggio ancora alla
protesta fine a sé stessa venata di moralismi millenaristici.
E’ quindi evidente che il rapporto fiduciario con l’obbligata mediazione partitica che ha funzionato finora abbisogni di correttivi, di nuovi strumenti che consentano all’elettore di contare di più in prima persona – tutti i giorni e non solo al momento del voto – per evitare che si imbocchino strade senza ritorno come quelle dell’avventurismo grillesco o
dell’algida meritocrazia montiana.
Saltando a piedi pari (nel senso che le diamo per acquisite) le analisi sull’ampio fossato che divide i cittadini da parlamento e governo, e quelle sul momento delicatissimo che stiamo attraversando, dichiariamo che è nostro intento dare una risposta non
avventuristica né elitaria ma intrinsecamente democratica alla voglia ‘di contare’ dei
cittadini.
La proposta
Gli elettori. Quando i partiti lo decidono vengono convocati alle urne, vengono fatti oggetto
di vergognose moine propiziatorie, vengono infastiditi da petulanti sondaggisti, votano e…
vengono immediatamente dimenticati. Non hanno più alcuna voce in capitolo: se per caso cambiano idea, si sentono traditi dai loro rappresentanti in parlamento, si devono rassegnare. Fino alla prossima volta.
Tra una tornata elettorale e l’altra non hanno alcuna possibilità di intervenire, di far sentire il loro peso se non assoggettandosi alla schiavitù delle infinite trafile partitiche per loro natura conservatrici, e più propense a premiare la fedeltà gesuitica, o meglio, canina, piuttosto che le istanze di rinnovamento. Insomma sono confinati nel ruolo del ‘parco buoi’ in borsa.
Visto che invece rappresentano il bene più prezioso della democrazia, non sarà il caso di dedicare loro qualche maggiore attenzione? Di coinvolgere quelli tra di loro che sentono il dovere civico e morale di contribuire alla rifondazione del sistema Italia?
A giudicare dall’affollamento dei social network, dai commenti agli articoli dei giornali, dal pullulare dei blog, si direbbe che stia enormemente crescendo una forte volontà di partecipazione. Che in verità appare, per ora, priva di esiti concreti, perché la rete è una
grande foresta piena di frutti deliziosi, di splendidi animali ma anche di bestie feroci, orchi cattivi e draghi famelici.
Raramente gli interventi trovano eco nel mondo della politica, raramente i commenti trovano risposte articolate e spesso si tramutano in feroci battibecchi in cui vince chi eccelle nell’arte del ‘rinfaccio’ e dell’insulto fantasioso, come per altro accade negli ormai insopportabili dibattiti televisivi.
E poi occorre sgombrare il campo dai luoghi comuni. La rete non è la sede dell’intelligenza collettiva di cui parla Grillo. E’ caso mai il luogo privilegiato in cui si può tentare di costruire una ‘catena di intelligenze’ al di là della ridondanza informativa che la caratterizza e che di per sé non fornisce alcuna garanzia di proiezioni salvifiche.
Può essere dunque pensata come un luogo in cui incontrarsi tra uguali. Un luogo rigorosamente apartitico che favorisca la creazione di cultura politica funzionale a una riscrittura collettiva delle regole del vivere democratico. Un luogo in cui tutti coloro che non vogliono rilasciare una delega in bianco ai partiti ma esigono di prendere parte al processo decisionale in tutti i momenti del suo farsi, possano liberamente discutere e progettare un nuovo futuro.
Un luogo in cui a partire dal tema dell’uguaglianza, quella vera, si tenti di risolvere le innumerevoli cruces che rendono se non del tutto impraticabile certamente irto di “stecchi con tosco”, lo svolgersi della vita civile.
Un luogo in cui si tenti di superare il sistema delle doppie verità, delle eterne ipocrisie, delle leggi magari perfette ma inosservabili, delle sterili contrapposizioni e ci si ponga come meta la metamorfosi degli attuali sudditi, di cui uno Stato nemico per principio diffida, in cittadini a pieno titolo.
La proposta che avanziamo è allora quella di un’associazione denominata ‘Liberi Elettori’ che vivrà sul web ma farà ricorso anche a periodici incontri fisici, perché non tutto si può risolvere in rete e le facce, quelle della gente che tutti i giorni vive
la politica ma in politica non è, secondo noi valgono ancora qualcosa. Un lavoro lungo, difficile, certo. Ma proprio per questo bisognerà incominciarlo al più
presto perché la politica ritorni a essere la forma più alta del vivere collettivo.
I ‘Liberi Elettori’ – il cui nome è stato mutuato da un analogo movimento nato in Germania che ha raccolto in breve tempo 280.000 aderenti e che si è presentato alle elezioni mettendo in seria difficoltà i partiti tradizionali – si propone di svolgere le seguenti azioni che qui elenchiamo in forma sintetica:
1. Controllo. Ormai non ci sono più scuse: il web contiene e diremmo impone, ogni tipo di trasparenza. Chiunque eserciti il potere in nome dei cittadini deve rinunciare completamente alla sua privacy patrimoniale.
2. Attività di audit. Monitoraggio dell’attività politico – legislativa in modo che i Liberi Elettori possano discuterne l’evoluzione svolgendo un ruolo di auditor di terza parte fino a esprimere un articolato giudizio.
3. Recall. Possibilità da parte dei Liberi Elettori di manifestare nei confronti di qualsiasi pubblico amministratore (locale o nazionale) una sentenza di deficit fiduciario. Lo strumento, attivo negli Stati Uniti, non è previsto dal nostro ordinamento. Si
potrebbe chiederne l’accoglimento, ma intanto sarà possibile esprimere un giudizio politico negativo che, se adeguatamente diffuso, potrà avere un suo peso.
4. Proposta. Il lavoro di elaborazione e di sintesi svolto i ‘Liberi Elettori’ verrà periodicamente fatto conoscere sul web e sui media in generale nonché sottoposto all’attenzione di tutte le forze politiche.
5. Referendum propositivi. Le elaborazioni collettive degli Elettori Attivi, una volta portate a sintesi, potranno, ove occorra, scegliere la strada del referendum o della legge di iniziativa popolare.
6. Competizione politica. Una volta portata a sintesi la propria proposta politica i ‘Liberi elettori’ potranno decidere di partecipare direttamente alle tornate elettorali sia in sede locale che nazionale.
7. Sondaggi di opinione. Per la sua attività di luogo web privilegiato per lo scambio e la sintesi di opinioni su temi politici, l’associazione dei ‘Liberi Elettori’ si configura del tutto naturalmente anche come campione statistico permanente della parte più
avvertita dell’opinione pubblica.
Associazione Arcipelago – Alessandria