C’è una “bomba” che rischia di esplodere in Piemonte, e sono i conti della Regione. Drammatici, è cosa nota: si parla di 10 miliardi di euro, quasi 11, di debiti complessivi. Con le immaginabili conseguenze sulla filiera (in sanità, ma non solo), nei ritardi di trasferimenti alle periferie, e per conseguenza nel pagamento dei fornitori. Con le cooperative, ancora una volta, a fare da vaso di coccio della situazione, in termini manzoniani.
Ma c’è una novità “aggravante”: se pagare un anno dopo e oltre i fornitori ormai non fa più notizia, basta che si diffonda la voce (semplice ipotesi, per il momento) di intervenire in maniera drastica sulla voce “spese del personale”, perché scatti l’allarme rosso, e la sollevazione delle minoranze tutelate e organizzate.
Ieri alcune cronache da Palazzo parlavano di una proposta (targata Pdl, che governa la Regione Piemonte insieme alla Lega Nord) di emendamento alla Finanziaria, che porterebbe a mettere a rischio circa 1.500 posti di lavoro, soprattutto nei cosiddetti “enti strumentali”. La logica, è evidente, è la stessa del comune di Alessandria: si procede per raggi concentrici, partendo dai più esterni.
Che da noi, in provincia, significherebbe soprattutto sanità (Asl unica e Azienda Ospedaliera), ma anche ad esempio i Parchi regionali (nell’alessandrino sono tre: Parco Capanne di Marcarolo, Parco del Po e dell’Orba e Sacro Monte di Crea). Oltre all’Arpa, già oggetto di serie riorganizzazioni interne.
Allarmismo eccessivo? Oppure davvero oltre al mancato rinnovo dei precari e al blocco delle assunzioni faranno seguito licenziamenti e riduzioni di stipendio più o meno generalizzate? Come sempre, l’approccio corretto dovrebbe essere la valutazione della qualità dei servizi e delle prestazioni erogate, in rapporto ai costi, e alle risorse disponibili. Ma, attenzione, con l’avvertenza che esiste un bene non negoziabile, ossia la salute dei cittadini. Che la Regione sia un altro di quei centri in cui dispersione di risorse e clientele non sono mai mancate e non mancano, dubbi non ne abbiamo. Cerchiamo però di intervenire “cum grano salis”, e di non distruggere uno dei pochi patrimoni che il Piemonte ancora può vantare: una sanità pubblica di ottimo livello, con isole di vere eccellenza. Anche nella nostra provincia, come più volte abbiamo cercato di documentare. Nei giorni scorsi, il rimpasto di Cota ha consegnato ruoli di responsabilità a due alessandrini, Ugo Cavallera e Riccardo Molinari. Se questo potrà essere, per il nostro territorio, un segnale positivo, cercheremo di verificarlo sul campo, nei prossimi mesi.