Nel mio consueto nomadismo turistico-culturale, qualche anno fa da Valdicastello ho voluto raggiungere S. Anna di Stazzema. Ci si arriva percorrendo una strada stretta, tutta curve e tornanti, tra i boschi.
L’impatto è subito una stretta al cuore: una piazza assolutamente deserta, una sensazione di assoluto abbandono, un tremendo freddo nelle ossa, un silenzio gelido, una situazione di solitudine, di isolamento, soli nel mondo, quasi hai paura di far rumore coi passi, quasi ti sembra di sentire “ l’odore” del freddo.
La Chiesa è aperta: si può entrare. Sopra la porta, la balconata con l’organo: bene, possiamo far Loro un saluto. No, la porta della scaletta è chiusa. Non c’è verso.
Usciamo, giriamo intorno alla chiesa alla ricerca di qualcuno, qualche indicazione. Ci è sembrato di vedere le tendine di una finestra muoversi appena: potrebbe essere l’abitazione del parroco. Suoniamo. Silenzio, non succede nulla. Riproviamo, aspettiamo, tratteniamo persino il respiro: nulla, non si muove nulla.
Riprendiamo a camminare intorno, immersi di nuovo in questo angoscioso silenzio. Sembrerebbe di percepire una presenza umana…
Arrivati quasi al punto di partenza, nello spiazzo antistante il bosco, c’è un uomo con un’accetta: forse si accinge a tagliare legna. Chiediamo qualche informazione. E’ straniero, probabilmente albanese. Allora: l’organo è chiuso a chiave, lui non ha la chiave e comunque non sarebbe autorizzato, bisogna tornare a Valdicastello, cercare il parroco che non officia solo lì, ecc. ecc.
Torniamo ancora all’interno della chiesa per un’ultima occhiata alle foto e per salutarLi. In quanto all’omaggio musicale…”basta l’intenzione” ci insegnavano da piccoli all’oratorio…