L’ospedale “integrato” di Novi e Tortona, la razionalizzazione dei diversi presidi, il ruolo decisivo delle Federazioni. Ma con Paolo Marforio, direttore generale dell’Asl provinciale, parliamo soprattutto di risorse finanziarie: “per il 2013 avremo 12 milioni di euro in meno: siamo arrivati all’osso”
“Siamo arrivati all’osso: la razionalizzazione delle attività sul territorio continua come da pianificazione, ma speriamo davvero che qualche risorsa aggiuntiva possa arrivare, ne avremmo davvero bisogno”. Mentre è ufficiale la chiusura dei punti nascita a Tortona (dal 1 luglio) e a Acqui Terme (l’anno prossimo), il direttore generale dell’Asl provinciale, Paolo Marforio guarda avanti, alle prese con la sfida che ha accettato quando, lo scorso anno, si è insediato ai vertici della sanità alessandrina, in arrivo da diverse altre esperienze in ambito regionale: ridurre i costi di gestione, senza penalizzare cure e servizi ai cittadini/paziente, anzi dove possibile migliorarli. Una mission impossible? Proviamo a scoprirlo, analizzando con lui alcune criticità sul tappeto.
Dottor Marforio, inutile far finta che non sia così: la Sanità piemontese è in “profondo rosso”, e un manager come lei non può che fare i conti in primis con le risorse a disposizione. Qual è la situazione?
Parto dai numeri: sia nel 2011 che nel 2012 l’Asl ha avuto a disposizione un budget annuale di 770 milioni di euro, che nel 2013 saranno 758, ossia avremo una riduzione di 12 milioni di euro. Bisogna quindi tirare ulteriormente la cinghia, e risparmiare su tutti i fronti. Il personale (l’Asl è l’azienda più grande del territorio, con complessivi 4 mila dipendenti, ndr) è già da qualche anno in contrazione: abbiamo il blocco delle assunzioni degli amministrativi, mentre sul fronte del personale sanitario qualche ulteriore razionalizzazione territoriale la faremo, ma senza dimenticare che ci sono esigenze di servizi e prestazioni da erogare, mantenendo alti standard qualitativi. Abbiamo, ad esempio, alcuni primariati vacanti, che andranno ricoperti.
Si parla, a livello regionale, di un “buco” di oltre 10 miliardi di euro…
Complessivo però: la sanità incide solo per una parte, ed è come noto aperto un dialogo tra Regione e autorità centrali per un piano di rientro. Se verrò approvato, dovrebbero arrivare dallo Stato anche risorse arretrate, che la Regione distribuirà pro quota anche a noi: ce lo auguriamo, naturalmente.
Nei mesi scorsi circolavano voci di tredicesime a rischio per i dipendenti: poi tutto si è risolto. E ora?
Non nego che, verso la fine del 2012, ci sia stata una riduzione della liquidità di cassa, anche se abbiamo mantenuto tutti gli impegni sul fronte dei dipendenti, e dei medici convenzionati: e così continueremo a fare. Ci sono state, e ci sono tuttora, delle difficoltà sul fronte dei fornitori: non perché la Asl abbia fatto il passo più lungo della gamba però, sia chiaro. Semplicemente noi stessi siamo creditori, nei confronti della Regione Piemonte, di circa 200 milioni di euro. Man mano che arriveranno, li utilizzeremo immediatamente per i pagamenti in arretrato.
Chi sono i creditori principali della filiera?
Abbiamo più di sessanta giorni di ritardo (dalla data di scadenza delle fatture) nel pagamento delle farmacie, 90 giorni con le residenze per anziani e le case di cura private convenzionate, e fino a 270 con altri grandi fornitori. Ripeto: facciamo tutto quanto nelle nostre possibilità.
Intanto procede la razionalizzazione dei presidi ospedalieri?
Procede la messa in rete dei diversi presidi del territorio, con la logica di fornire ai pazienti punti di riferimento tutti di elevata qualità, il che significa anche con una certa massa critica di attività, ed elevati standard di competenza e sicurezza. Più specializzazione, in una logica di integrazione: l’esempio classico ed evidente è, appunto, l’integrazione in corso tra i presidi ospedalieri di Novi e Tortona. A regime, sarà un vero ospedale, moderno ed efficiente, con i servizi di emergenza e primo intervento garantiti in entrambe le sedi, e per il resto specializzazioni “distribuite”: o da una parte, o dall’altra.
Il modello organizzativo delle Federazioni zonali è sempre valido?
Assolutamente sì: noi facciamo parte, con l’Asl di Asti e l’Azienda Ospedaliera di Alessandria, della Federazione zonale 6, guidata dal dottor Pasino. Le Federazioni diventeranno sempre più il nucleo amministrativo forte di tutte le aziende: avranno il compito di farci risparmiare risorse, razionalizzando gli acquisti e le forniture, la gestione dei magazzini, gli investimenti in tecnologie sanitarie, e altre attività di tipo logistico.
Facciamo chiarezza su un ultimo aspetto, talora non percepito: la Asl non è solo attività ospedaliera: cosa fate d’altro?
L’attività ospedaliera in effetti pesa per meno del 50%. Grande rilievo hanno le attività territoriali: dalle strutture per anziani e per disabili (gestite in maniera diretta, o più spesso indiretta) all’assistenza domiciliare. Poi c’è tutto il filone di forniture di protesi, pannoloni e altri supporti, ma anche l’area delle visite d’invalidità, e per le patenti. E poi la gestione amministrativa dei medici di base, il filone della prevenzione attiva (screening di varie tipologie di malattie a livello ambulatoriale su tutto il territorio), ma anche l’area veterinaria e della sicurezza sul lavoro. Poi il Dipartimento di salute mentale e il Sert, e i servizi di igiene alimentare. E ognuno di questi settori rappresenta una risorsa importante, e un interfaccia diretto con il territorio e le sue esigenze.
Ettore Grassano