Partecipate, verso la resa dei conti?

Quello di giovedì pomeriggio 14 marzo 2013, alla luce di quanto è successo, non si può certo definire un Consiglio Comunale normale, a questo proposito diversi esponenti politici di maggioranza e opposizione, hanno espresso la loro  opinione in merito ai fatti.
Il punto controverso, su cui si sono scatenate le opposizioni e i lavoratori presenti sul loggione, era l’anticipazione nell’ordine del giorno, della discussione sulla clausola sociale, senza entrare nel merito dei tecnicismi del regolamento, sulla cui interpretazione ci sono opinioni discordanti, si conferma in sostanza, che le partecipate rappresentano il problema principale del Comune.
Le stesse sono in grave crisi, per l’elevato indebitamento e per la conseguente mancanza di liquidità, le cui cause sono note e vanno addebitate alla cattiva gestione del passato e non certamente a quella attuale, anche se ora è la stessa che deve risolvere il problema, ma anche, a quanto è dato a sapere, per un problema strutturale, rappresentato dai costi in rapporto al fatturato.

Le partecipate che presentano la situazione più critica e sulle quali si dibatte e ci sono scontri con scioperi che continuano, sono Amiu e Aspal (ma anche Atm in seguito potrebbe avere gli stessi problemi), per le stesse c’è chi chiede la ricapitalizzazione da parte dell’azionista di maggioranza, ma qui sorge la prima domanda, come può un Comune in dissesto ricapitalizzare? ed inoltre anche se fosse possibile…, come si può finanziare ulteriormente aziende che hanno un problema strutturale?, si correrebbe il rischio di gettare soldi in fondo a un pozzo senza fine, perchè poi il problema, se non si trova il modo di sviluppare il business, si riproporrebbe.
Si spera in una modifica della legge sul dissesto dei Comuni, per questo si fa conto anche sull’impegno dei parlamentari locali, ma anche se mai si arriverà ad una modifica della stessa, più che necessaria in quanto si tratta di una legge capestro, i tempi sono lunghi e quindi in questa situazione, molto probabilmente l’unica strada percorribile, almeno per alcune partecipate è quella di privatizzare, inserendo per chi compra la clausola di salvaguardia del personale e se possibile mantenendo il 51% in mano pubblica, che potrebbe essere una soluzione ottimale per risolvere tutti i problemi.

Diverso è il discorso che riguarda Aspal, per la quale la privatizzazione non è fattibile, per tentare di risolvere il problema, erano state avanzate proposte che prevedevano contratti di solidarietà, di part time (come leva di “flessibilità” per risolvere situazioni lavorative), ma evidentemente, non sono state prese in considerazione e quindi si va verso la liquidazione.
In questo caso tra l’altro sarebbe sufficiente un intervento finanziario tutto sommato contenuto, ma se non si procede a ricapitalizzare e francamente è difficile pensare che se fosse fattibile, non verrebbe fatto volutamente (perchè se così fosse sarebbe preoccupante) e anche se ci auguriamo tutti che in qualche modo si trovi una soluzione, visto che c’è ancora un po di tempo, dispiace dirlo, perchè come sempre accade sono i lavoratori e le loro famiglie che pagano per responsabilità di altri, ma purtroppo non resterà che ricorrere agli ammortizzatori sociali.
In questo grave contesto, sarebbe auspicabile una collaborazione fra tutte le parti in causa, con l’obiettivo di trovare le soluzioni migliori e percorribili per fare uscire la città dalla situazione in cui si trova, invece da quanto si evince c’è una totale contrapposizione, che certamente non favorisce il percorso.

Pier Carlo Lava – Alessandria