Alessandria brucia? Arrivano i pompieri del Pdl

fabbio_pdl_convegno_12mar2013

di Ettore Grassano.

Fabbio è Nerone, o Grisù, il mitico draghetto che diceva “da grande farò il pompiere”? Certamente la seconda, almeno per il centinaio di militanti e attivisti alessandrini del centro destra che martedì sera si sono radunati alla ex Taglieria del Pelo di Alessandria per una serata che sulla carta si preannunciava rivolta al futuro, ma che nei fatti sapeva un po’ di amarcord.

Pubblico un po’ “agé”, ma con una passione politica non sopita, se ha deciso di rinunciare a Barcellona-Milan (che débâcle!) per due ore di dibattito su “Alessandria della paglia brucia?” e sulla nuova macroregione del Nord ipotizzata dalla Lega Nord. Il Carroccio fa la parte del convitato di pietra, tra l’altro: non si fanno vedere né il segretario provinciale Riccardo Molinari, né il capogruppo in consiglio comunale Roberto Sarti.

Per cui di leghisti al tavolo dei relatori ci sono solo un paio di ex, ormai transitati da tempo nel Pdl: il consigliere regionale Michele Formagnana, e il consigliere comunale Davide Buzzi Langhi.  Il Popolo della Libertà invece, rinvigorito dalla brillante sconfitta elettorale di Berlusconi (paradossale ma vero, per chi si aspettava una vera débâcle fino a due mesi fa: ma il Pd formato Bersani ha fatto il miracolo) c’è quasi al completo, con figure “cardine” della scorsa legislatura comunale alessandrina: da Vandone a Repetto, da Priano a Locci, e poi in ordine sparso Curino, Giordano, Secco, Passalacqua, Roncati, La Greca, Trussi, Olivieri, e naturalmente ci scusino i “dimenticati”.

Sul palco c’è anche l’inossidabile vice presidente della Regione Piemonte Ugo Cavallera (che quando sorride mostra una somiglianza sempre più impressionante con il mitico attore francese Fernandel), oltre naturalmente all’ex sindaco Piercarlo Fabbio, in impeccabile tenuta esistenzialista, nero su nero: un po’ Gian Maria Volonté, e un po’ i Gufi,  per chi ha il gusto del cabaret di classe, e una certa memoria.

Fabbio, comunque lo si consideri, è un vero professionista della politica e dell’amministrazione locale, e ripercorre le tappe salienti di quelli che, a suo modo di analizzare la realtà, sono stati i fallimentari nove mesi di mandato Rossa. E, anche se all’inizio dichiara il contrario (“noi abbiamo sempre guardato al futuro della città, non come loro, che pensano solo a demolire gli avversari”), poi si mostra prigioniero di quel ruolo di “ex sindaco” che evidentemente è destino trascinarsi in avanti, interiormente, ben oltre la sconfitta elettorale.

Sia come sia, Fabbio è puntuale e preciso nel ribadire il proprio punto di vista, ma non infiamma la platea: che lo ascolta attenta e silenziosa, e alla fine lo applaude con educazione, ma nulla più. Poi è un susseguirsi di una serie di interventi non memorabili: parlare di serata zombie, o “dei morti viventi” sarebbe però ingeneroso, anche se assai alla moda. La realtà è che alla Taglieria del Pelo era rappresentata una porzione della città, ne più ne meno come, una decina di giorni fa, succedeva alla circoscrizione Cristo con il Movimento 5 Stelle.

Però tanto la partecipazione dei “grillini” fu entusiasta e naïf, quanto la serata Pdl è stanca, nei temi e nei protagonisti. Se è evidente che il centro sinistra ha enormi difficoltà di gestione e di prospettiva, tanto da rendere assolutamente realistica anche l’ipotesi di una fine anticipata del mandato del sindaco Rossa, è altrettanto chiaro che il centro destra alessandrino è logoro negli argomenti, nei progetti (quali?), persino nelle facce di chi c’è, ma forse sta pensando ad altro.

E, en passant, sul tema riorganizzazione degli enti locali il centro destra alessandrino appare assai più statalista del Pd,  e in sostanziale sintonia con Federazione della Sinistra e dintorni: il posto pubblico è sacro e guai a chi lo tocca. Come la mamma, e assai più della patria.

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Bocchio contro tutti.
Fabbio e la qualità della vita.