di Claudio Martinotti Doria – www.cavalieredimonferrato.it
Senza l’impegno di Grillo non esisterebbe il M5S e quasi nessuno sarebbe stato eletto. Quindi non è questione di leadership ma di meritocrazia, che in questo caso coincide nella figura del comico genovese, che con il suo eccezionale impegno (rivelando un’inusitata energia) ha fatto da cassa di risonanza delle istanze del movimento e della popolazione.
Nessuno veniva eletto al parlamento in pochi giorni dalla candidatura, essendo un emerito sconosciuto, dai tempi della Lega Nord nel ’94.
In un passato neppure tanto lontano, ci volevano anni di gavetta per pervenire a questi risultati (a parte la lunga parentesi berlusconiana che ha dato spazio a chiunque si prostituisse o fosse opportunista), che a questi giovani del M5S manca completamente.
Essendo perlopiù sprovveduti, per quanto in buona fede, è probabile una parte di loro caschi inconsapevolmente nella trappola del divide et impera, che per autoreferenzialità ed autocelebrazione finirà per accogliere lusinghe e proposte disgregative del movimento e li farà deviare dalle loro buone intenzioni originarie.
Purtroppo l’esperienza è una procedura necessaria, in assenza della quale si improvvisa perlopiù cazzeggiando.
Grillo ha fatto una straordinaria campagna elettorale, ma non ha avuto modo e tempo per curare la formazione dei candidati, mentre la selezione è mancata del tutto, essendo stata lasciata al web in un lasso di tempo troppo breve e con criteri minimalisti, ed ora le conseguenze di questa carenza si faranno sentire.
Dobbiamo rendere merito, e lo dovrebbero fare soprattutto i partiti, al M5S che ha consentito di dirottare il profondo dissenso popolare e sociale in canali pacifici ed in fondo “istituzionali”, evitando che sfociasse in violenza ed autoritarismo, conflitti e sommosse.
L’UE da parte sua (il recente voto è stato anche simbolicamente ostile alle politiche europee, per la maggioranza degli elettori ed astenuti) sta implodendo dopo aver insistito per decenni a creare apparati burocratici autoreferenziali ed autocelebrativi, con remunerazioni da nababbi (stipendi medi 10 volte superiori a quelli della pubblica amministrazione italiana) la cui unica funzione era di sostenere una finanza parassitaria, multinazionali oligolopiche, ed una classe politica avulsa dalla realtà e ricca di privilegi, distribuendo prebende ed assistenzialismo anacronistico (come i sussidi agricoli, onerosissimi).
Invece di puntare sulle regioni, favorendone l’identità e l’integrazione progressiva, coinvolgendo quindi le comunità locali e creando un’Europa delle Regioni e dei Cantoni, hanno imposto politiche accentratrici e verticistiche aride e inique.
Ormai il progetto europeo è perso, non credo possano renderlo nuovamente credibile e condivisibile, il processo disgregativo è irreversibile, temo che l’Europa sia destinata a dividersi in almeno due entità, non solo monetarie. Un tabù si è infranto.