L’elezione del Presidente, e poi di nuovo al voto? [Controvento]

Napolitano Giorgio 1Qui finisce che ci commissariano di nuovo, vedrete. Non più con Monti (che si è “scottato” alle urne), ma con qualche altra figura di “alto profilo istituzionale”, capace di mettere tutti d’accordo, tranne Grillo. Perché francamente, a questo strano asse tra Bersani e i 5 Stelle, io più ci penso e meno ci credo.
Ma chi potrebbe essere il personaggio da estrarre dal cilindro, e a cui affidare un breve esecutivo di transizione?
Un tempo queste erano missioni per Giuliano Amato, di cui non conosco le attuali condizioni di salute. Anche i boiardi di Stato invecchiano, sia pur più lentamente. Ma se non sarà lui, sarà un altro.

Il rischio ingovernabilità, del resto, non è che sia un puro pretesto, di questi tempi e con questi scenari. Se il Presidente della Repubblica è costretto a dichiarare ufficialmente a interlocutori esteri: “L’Italia non è allo sbando”, ditemi voi cosa si può pensare.

Ma è evidente che un “governissimo”, anzi un “governicchio”. non potrà che tentare di eleggere il successore di Napolitano (che sarà….Napolitano: si accettano scommesse), e approvare una legge elettorale dignitosa, per poi rimandarci a votare. C’è chi sogna anche altre riforme, magari in un’ottica di “disinnesco” dei 5 Stelle (quindi diminuzione del numero di parlamentari, e del loro costo, conflitto di interessi ecc…), ma la vedo dura.

Sul presidente della Repubblica neppure mi esercito: non è questione di qualità della persona, ma di sua affidabilità presso certi circoli. Temo non solo nazionali. Si vedano le ingerenze tedesche, ormai tali da far reagire anche Napolitano. Punto.

La legge elettorale, invece, è argomento sfizioso. Martedì gli addetti ai lavori, dopo l’esito del voto, ridevano tutti: e quelli più divertiti erano gli sconfitti, vista la patata bollente in mano a Bersani. Un altro che probabilmente è arrivato al capolinea, soprattutto dentro al suo partito.

In ogni caso: portare a casa il 55% dei deputati con il 29,5% dei voti non è più democrazia, siamo seri. Va bene la governabilità, ma quella un tempo la garantivano anche i militari, a modo loro. E oggi i banchieri. Se però questo Parlamento (che sarà speedy, vedrete) volesse lasciare un suo segno tangibile di utilità, ha un’unica carta: modificare la legge elettorale, a maggioranza ampia e senza troppe manfrine.
Ma ce la possiamo fare, con questi presupposti?
E non è che l’unica via d’uscita di fronte ad un Paese diviso, astioso, a tratti disperato si chiama proporzionale?

Si torna alle urne, una testa un voto, e poi si fa una bella, incontestabile maggioranza numerica. Una follia? Una retromarcia della Storia? Beh, ma guardate ora come siamo messi, e cosa rischiamo. A me pare che questo Parlamento spazi di durata (non mera e litigiosa sopravvivenza) per progettare il futuro davvero non ne abbia, comunque lo si giri. E naturalmente una legge “con bonus” maggioritario di qualsiasi tipo sarebbe oggetto di mille pesi, contrappesi, e veti incrociati.

Alla fine, il buon vecchio proporzionale, con tanto di preferenze per tornare a scegliere i propri rappresentanti guardandoli in faccia, e nel curriculum, potrebbe essere la via d’uscita per partorire un esecutivo incontestabile (proprio perché frutto di addizione numerica), chiamato a governare seriamente e responsabilmente per cinque anni, senza alchimie e con alleanze alla luce del sole.

Ma se a questo punto il Pd puntasse su Renzi, finalmente non solo Berlusconi, ma tutto un intero ceto politico usurato capirebbe che è giunto il momento della pensione, o si ripresenterebbero tutti quanti con inesauribile faccia tosta?

E I 5 Stelle continuerebbero a crescere, anche a fronte di partiti che rinnovassero davvero, e totalmente, i loro quadri, o in quel caso comincerebbe il loro ridimensionamento?