Sarà pure un discorso furbo, da politico di vecchia scuola, ma Bersani (con il supporto di Vendola) mi pare abbia giocato, dopo un silenzio prolungato, una carta spiazzante: meglio con Grillo che con Berlusconi“, mentre non si capisce quale potrà essere il rapporto con il malconcio drappello di Monti.
Ammettendo “Non abbiamo vinto anche se siamo i primi” Bersani guadagna un milione di punti agli occhi degli italiani stanchi della partitocrazia, diciamocelo. L’alternativa era ammettere la sconfitta, e dimettersi, aprendo la strada a Renzi, ma anche ad una nuova fase di instabilità.
E anche se rimane un esponente di rilievo di quella partitocrazia contestata da chi ha votato Grillo (e anche da chi è stato a casa), il segretario del Pd mostra di aver capito che il centro sinistra deve uscire dal recinto, se vuole fermare l’emorragia di consenso reale, al di là delle alchimie del porcellum. Ma è una strada percorribile, e a quali costi?
Il punto sarà prima di tutto capire come reagisce il Movimento 5 Stelle, e quali margini ci sono per un governo “strano”, in qualche modo sperimentale. E, naturalmente, cosa quel governo si propone di fare, concretamente. Senza l’ossessione della Germania (se aspiriamo a tornare ad essere un Paese sovrano), ma anche senza voli pindarici come l’uscita dall’euro, che temo significherebbe harakiri garantito.
Al di là insomma della boutade di Grillo su Dario Fo presidente della Repubblica (se non sono ottuagenari non li votiamo insomma: meno male che il premio Nobel ha ancora la lucidità necessaria per dire “no grazie”), è chiaro che siamo ad uno snodo.
Se Bersani “aprisse” a Berlusconi, dovrebbe mettere in conto il “curiale” Gianni Letta al posto di Napolitano, ma anche ragionare su non meglio precisati inciuci di altro tipo. E, soprattutto, il rischio, che evidentemente il centro sinistra percepisce chiaro, sarebbe dare al Paese reale l’ennesimo segnale del vecchio che avanza, della partitocrazia che si rinchiude nel Palazzo, per una strenua resistenza.
Per cui quella frase di Grillo, “arrendetevi e uscite con le mani alzate: ve lo chiede il popolo italiano” rischierebbe, tra pochi mesi, di essere ancora più profetica, e veritiera.
Mettiamola così: se Grillo ci casca, quella di Bersani è una mossa da scacco matto. E non lo dico sottintendendo che I 5 Stelle debbano per forza rifiutare: anche se tocca a loro a questo punto la scelta più delicata. Accettare “l’abbraccio mortale” del centro sinistra, ma ponendo condizioni precise e concrete, o scegliere la strada delle barricate e dell’opposizione dura e pura, rilanciando la patata bollente tra le mani del Pd? A quel punto, Bersani sarebbe costretto obtorto collo (ma la realpolitik è questo e altro) a riaprire il dialogo col Pdl, e a confrontarsi con scenari già noti, e già dimostratisi consunti.
Eh sì: Bersani (e Vendola) hanno fatto proprio una mossa spiazzante, che personalmente non mi sarei aspettato. E voi? e ora, cosa succederà? Sono solo schermaglie post elettorali, oppure….
Ps: al prossimo giro, promesso, torniamo ad occuparci anche delle mille grane di Alessandria, promesso. Per oggi concediamoci ancora un piccolo “svago” nazionale….ah: naturalmente l’immagine geniale è di Molotov: ma che ve lo dico a fare? Ormai lo sapete!