Che botta, ragazzi! Gli smacchiatori del giaguaro fanno più o meno la fine della gioiosa macchina da guerra di Occhetto, anno di grazia 1994. E, considerato che le loro facce sono poi sostanzialmente sempre quelle, c’è da chiedersi se non fosse possibile intuirlo in anticipo. Nei giorni scorsi ho incontrato diverse persone, che non si conoscono tra loro e in contesti diversi, che mi hanno detto: “Avrei votato Renzi, ma col cavolo che voterò Bersani“. Ed è successo, paro paro. La chiave di lettura di queste elezioni è tutta qui: il centro sinistra si è suicidato. Per difendere vecchi interessi corporativi e di bottega, ha rinunciato a rinnovarsi, e a rinnovare il Paese. Resuscitando Berlusconi, simpatica maschera di cera. “Contaballe” professionista, che ci restituirà l’Imu attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. Ossia con i nostri risparmi: per dire il personaggio.
Non mi si dica però adesso che è stata decisiva la lettera di Silvio alle famiglie: quelle sono frescacce, lo sappiamo tutti. Gli elettori hanno votato centro destra come un tempo votavano Dc: turandosi il naso, pensando che l’alternativa fosse peggio, e comunque non li rappresentasse.
Ma il dato più rilevante è il ciclone 5 Stelle, straordinario: l’unica, autentica forza politica davvero popolare che oggi c’è in Italia. Nel senso di movimento che non ha dalla sua “cinghie di trasmissione” di carattere professionale, corporativo, sindacale, mediatico o quant’altro.
Anche qui: evidentemente non li conosco tutti io gli elettori 5 Stelle, e sono milioni gli italiani, del tutto estranei alla politica, che si sono “sfregati” le mani sorridenti, in attesa dell’atto liberatorio delle urne.
E Monti? Il suo è un flop ampiamente annunciato, nonostante un imponente spiegamento di sostegni da parte del mondo mediatico e industriale. E’ la dimostrazione che i leader non si inventano, e che il vecchio detto milanese “ofele’ fa el to mesté” (“pasticcere fa il tuo mestiere”) ha sempre un suo fondamento. E il mestiere di Monti non è, palesemente, la politica.
Un altro che tornerà a fare il suo mestiere è il giudice Ingroia: persona corretta e perbene, che si è ritrovato a capo di un caravanserraglio onestamente indigesto. Un autobus che doveva riportare a Roma una compagnia di giro un po’ datata, e soprattutto davvero troppo disomogenea (“siamo alleati certamente fino al 25 febbraio”, mi disse qualcuno settimane fa). La corriera si è fermata in aperta campagna, senza raggiungere la meta. Da lì, ognuno ripartirà a piedi e in ordine sparso, vedremo verso dove. Ma, prima o poi, si dovrà pure parlare di tutti questi giudici che entrano in politica: legittimo, sia chiaro, in base alla normativa corrente. Ma forse occorrebbe appunto rivederla, che dite?
Giannino invece si è fatto fuori da solo, poveretto: ma qualche direzione di medio livello nel mondo dei media, sull’onda dell’esposizione mediatica, verrà fuori anche per lui, tempo al tempo.
E i dati di casa nostra? Il perfetto equilibrio in provincia tra Pd, Pdl e 5 Stelle è uno “spaccato” significativo della situazione di tutto il Paese.
Ma adesso che succederà? Adesso, signori, sarà il caos: se non è ingovernabilità “alla greca”, poco ci manca.
Calato il sipario sul teatrino elettorale, la strada per l’Italia, e soprattutto per le fasce più deboli della popolazione, è tutta in salita. E’ troppo sperare che si abbandoni la logica della guerra (o dell’alleanza) per “bande”, e si cominci a guardare davvero agli interessi collettivi? Ed è possibile che ci riesca questa classe dirigente? O, più probabilmente, si tornerà a votare tra qualche mese, e il Movimento 5 Stelle continuerà a crescere, seppellendo una partitocrazia assolutamente incapace di rigenerarsi?
Ps: Un enorme grazie, come sempre, al compagno Molotov, autore delle due immagini.