Ampio rimpasto, e avanti tutta sulla via della riorganizzazione (licenziamenti inclusi) della macchina comunale, o il sindaco di Alessandria getterà la spugna nelle prossime settimane, naturalmente dopo le elezioni politiche?
La gran parte degli addetti ai lavori propende per la prima ipotesi: nuova squadra (dopo Puleio dovrebbero uscire Barberis e Bianchi, e secondo qualcuno anche la vicesindaco Trifoglio), e finalmente un piano industriale vero, per Palazzo Rosso e per le partecipate, che “affondi il coltello” quando è necessario farlo, per evitare un effetto trascinamento (e uno squilibrio strutturale del bilancio: 93 milioni entrano, e 93 devono uscire. Non 120 o 125).
Difficile ipotizzare i nuovi nomi in giunta, e forse anche un po’ sterile: giacché appunto, mai come in questo caso, poca conta chi, ma per fare cosa.
La questione però è: la maggioranza di centro sinistra, se privata dell’appoggio delle forze a sinistra del Pd (Sel e Federazione della Sinistra, che almeno nelle dichiarazioni dei giorni scorsi si sono dette contrarie ad ogni percorso che preveda licenziamenti), e soprattutto del sostegno dei sindacati, avrà la forza di reggere l’urto della ribellione “interna” al palazzo?
Cgil, Cisl e Uil in particolare, dopo aver sostenuto per mesi il sindaco Rossa a spada tratta (dalla campagna elettorale fino alla famosa e discussa fiaccolata autunnale), sono pronte ad un’opposizione “muscolare”, oppure svolgeranno il loro naturale ruolo di “controparte” in maniera morbida e puntando sul dialogo e sulla trattativa? Insomma: accetteranno le riduzioni di organico in Comune e nelle partecipate, e tratteranno sul come e sul quante, o sceglieranno il muro contro muro?
Senza dimenticare che la Triplice non sembra aver più propriamente l’esclusiva della rappresentanza, e che il sindacato di base (Usb) incalza da tempo, con iniziative e posizioni che vengono guardate con sempre maggior interesse da molti dipendenti del Comune di Alessandria e delle sue partecipate.
Ci attendono giornate, e settimane, dure e spiazzanti. E, attenzione, forse non solo a Palazzo Rosso. L’altro giorno a molti non è sfuggito che Sel, sia pur con sobrietà e senza urlare, ha posto l’accento sulla situazione di Palazzo Ghilini, la cui situazione di “empasse” (veramente Sel dice declino) sarebbe determinata non solo da ragioni economiche esterne (il governo Monti, e i suoi tagli impietosi), ma da cause anche locali, che chiamano naturalmente in causa le dirette responsabililità del presidente Paolo Filippi, e della sua giunta. Prove generali di nuovi scontri anche sull’altro lato di piazza della Libertà?
E. G.