Dispiace assistere al declino e alla drastica caduta di ruolo, peso e sostanza di un Ente, la Provincia di Alessandria, che nel nostro territorio ha svolto, nel corso degli anni, con grande dignità – e con gli inevitabili “alti” e “bassi” – i suoi compiti e la funzione di riferimento e raccordo tra una Regione “Torinocentrica” e un numero elevatissimo di piccoli e piccolissimi comuni.
In un contesto non semplice – per il Piemonte periferico e di confine – caratterizzato da una città capoluogo che non ha mai avuto la dimensione e l’autorevolezza per essere riconosciuta come tale e sei centri zona con forti propensioni autonomistiche e centripete. Certo hanno pesato le decisioni del governo nazionale di ridimensionare i trasferimenti e la campagna di delegittimazione dei partiti e della politica che, per arginare le critiche nei confronti dei costi e dei privilegi della “casta”, ha deciso di scaricare l’Ente meno protetto, senza badare ai diversi ambiti e alle differenti realtà del Paese.
Che vedono regioni dove la presenza dei comuni sotto i 5 mila abitanti è trascurabile – come la Puglia, l’Emilia-Romagna, la Sicilia e il Veneto – e altre, tra le quali il Piemonte, dove rappresentano una percentuale prossima al 90%.
Ma se questa situazione, fatta di minori disponibilità economiche, precarietà e incertezza sul futuro, è comune a tutte le Province, risulta del tutto evidente che per quella di Alessandria sta incidendo in modo maggiore. Come se, con il venir meno di una progettualità fatta prevalentemente di infrastrutture stradali: tangenziali e circonvallazioni, con l’inevitabile contorno di un significativo numero di rotonde, fosse venuta meno la finalità stessa dell’Ente. E ciò nonostante il fatto che da anni la Regione Piemonte abbia trasferito alle Province numerose e importanti deleghe in comparti decisivi quali il lavoro, l’ambiente, l’edilizia scolastica, l’agricoltura, la cultura, il turismo e sia ormai alle spalle il tempo nel quale il compito esclusivo dell’Ente era di occuparsi delle strade. Tutto questo mentre, sotto il profilo dimensionale, la prevista riduzione del numero delle province piemontesi e la decisione di accorpare il territorio astigiano, affida ad Alessandria una nuova e stimolante prospettiva.
Oltre che per questa nuova possibilità, il disappunto per la evidente caduta di direzione e progettualità della Provincia è accresciuto dalla constatazione che in questo modo non si mette in valore, ma anzi si rischia di disperdere, il vero patrimonio dell’Ente che è sostanziato, nei diversi campi, dall’esperienza e dalle competenze di oltre 600 dipendenti. E non è un caso se, nell’ultimo periodo, alcune decine di laureati-precari, che da anni operavano attivamente, non siano più stati confermati. In questo contesto appare pure di difficile comprensione la scelta dell’Amministrazione provinciale di estraniarsi dalla crisi del mondo del lavoro, che nella città capoluogo sta ormai coinvolgendo anche il settore pubblico.
Se a questo, poi, si sommano le preoccupazioni per lo stato attuale della principale fra le partecipate dell’Ente, “Energia e Territorio”, e i rilievi sollevati nei confronti della Società dal Collegio dei revisori su una serie di operazioni assai discutibili, lo sconcerto aumenta. Anche perché “E&T” ha rappresentato per anni una struttura della Provincia che, con ridotto e qualificato personale, ha egregiamente svolto i propri naturali compiti: di controllo degli impianti termici, di costruzione e gestione di un ottimo “portale” informativo dell’assessorato Ambiente e, con il medesimo, ha collaborato alla stesura del Piano Energetico provinciale, predisponendo anche il progetto per la realizzazione dell’Agenzia provinciale per il “Risparmio Energetico e le Fonti rinnovabili”. Una iniziativa, quest’ultima, in linea con le caratteristiche di “E&T” e adottata dalle più innovative province italiane, ma che, con l’avvenuto cambio di responsabilità nella società, non si è, purtroppo, concretizzata. Anche in questo caso l’attuale pesante crisi di bilancio sembra, soprattutto, evidenziare un deficit di indirizzo e di funzione che, se ha appesantito la struttura – con un Consiglio di Amministrazione ridondante – ne ha però ridotto le capacità e l’efficacia operativa.
Per l’Ente Provincia, come per “E&T”, sarebbe, ad avviso di SEL, opportuno che le forze politiche del centro sinistra che si riconoscono nei contenuti programmatici della Coalizione nazionale “Italia Bene Comune”, dopo le votazioni, si dedicassero, con impegno e responsabilità, ad analizzare le cause della crisi con l’obiettivo di arrestare l’attuale caduta di funzione e di prestigio di entrambe le strutture e porvi rimedio.
la Segreteria Provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà