Davvero la crisi economica sta “distruggendo il primo valore della nostra democrazia”, ossia il principio di uguaglianza affermatosi con la rivoluzione americana e con quella francese?
E da noi, in Italia, quel valore ha mai davvero trovato piena applicazione, in un Paese neofeudale che da sempre premia l’affiliazione, la relazione diretta, le conoscenze di famiglia e di lobby, assegnando a merito e competenze un ruolo al più subalterno?
Sono questi alcuni interrogativi che mi sono sono stati “sollecitati” dalla lettura de “La fine dell’uguaglianza”, il saggio del professor Vittorio Emanuele Parsi che sarà presentato venerdì (ossia domani) alla libreria Mondadori di Alessandria (via Trotti, angolo via Bergamo) alle ore 17,30.
A promuovere l’iniziativa è l’associazione Arcipelago, e l’incontro sarà l’occasione per analizzare la situazione dell’Italia di oggi, tra valori, disvalori e prospettive, e per cercare di capire, attraverso l’analisi del prof. Parsi, come siamo arrivati sin qui, e se davvero esiste, all’interno del contesto di crisi internazionale, una peculiarità italiana, e di che tipo.
Tutti gli uomini sono stati creati uguali, sostiene Parsi muovendo dalla dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, e senza uguaglianza non c’è libertà, ma il trionfo del privilegio. Pare di capire che questa sia, secondo l’autore, la situazione italiana del 2013, con un sistema politico in fortissima crisi di legittimità, e un sistema economico che rischia il default (e accusa proprio la politica, e la sua inettitudine, di gravi responsabilità).
Come se ne esce? Qual è il rapporto corretto tra politica e mercati, in particolare quelli finanziari?
Diceva Flaiano: “siamo un popolo di santi, poeti, navigatori, nipoti e cognati”. Il nostro familismo amorale (e compiaciuto, almeno fino ad oggi) ci porterà a fondo, o esistono àncore di salvezza per l’Italia del 2013?
Una di queste potrebbe essere la partecipazione “dal basso”, che porti ad un nuovo, vero coinvolgimento della popolazione nella gestione della vita pubblica, e nella definizione dei processi decisionali?
Non credo che un docente universitario sia in possesso della sfera di cristallo, intendiamoci: però sarà interessante porre al professor Parsi alcune domande, e capire qual è il suo punto di vista.
Se trovate il modo di liberarvi ci si vede venerdì pomeriggio: sarà assolutamente gradito il contributo di tutti.