Non è possibile pensare che la grave crisi economica in cui versa il comune di Alessandria, causata dalla gestione predatoria di un centro destra guidato da Fabbio degna di un vero e proprio “saccheggio” ai danni della cosa pubblica, possa essere risolta con il licenziamento dei lavoratori e delle lavoratrici per l’inevitabile abbattimento della spesa pubblica.
La fredda logica dei numeri di bilancio, le politiche esclusivamente ragionieristiche non possono non tenere conto dei volti impauriti e scioccati di quei giovani lavoratori, di quelle ragazze, di quegli uomini e quelle donne che venerdì scorso hanno affollato il cortile del Palazzo comunale chiedendo alla politica di farsi garante del primo diritto sancito dalla Costituzione, il diritto al lavoro.
Sono le stesse facce che meno di nove mesi fa abbiamo visto correre in campagna elettorale per battere le destre e consentire al centro sinistra guidato da Rita Rossa di stravincere le elezioni comunali sulla base di un programma di cambiamento, di difesa dei diritti e di una logica che, seppur consapevoli delle enormi difficoltà, ci avrebbe fatto agire INSIEME e “senza lasciare indietro nessuno”.
Sono le stesse facce che hanno sfilato per la città, a fianco del Sindaco, nella fiaccolata che chiedeva al Governo di intervenire per non lasciare che un’intera comunità venisse cancellata dal debito di altri e consegnata al massacro sociale.
La politica deve superare la logica dei numeri e costruire un progetto di prospettiva.
Innanzitutto bisogna partire dal concetto di equità che deve valere per tutti.
Poi bisogna attivare tutti gli ammortizzatori sociali disponibili per ridurre l’impatto della crisi nei confronti dei lavoratori. Là dove è possibile, bisogna attivare immediatamente tutte le procedure necessarie in tal senso. Bisogna ragionare sui contratti di solidarietà, qui e subito e far capire ai lavoratori che in un momento di grave difficoltà come questo si può e si deve magari lavorare meno, ma lavorare tutti.
Bisogna tenere aperta 24 ore su 24, una vera e propria “UNITA’ DI CRISI” che coinvolga permanentemente i sindacati, il mondo delle imprese e tutti gli attori sociali presenti sul territorio che concordi passo dopo passo una strategia complessiva di uscita dalla crisi.
Si deve concordare con il sindacato un intervento provvisorio sul salario accessorio per ridurre il costo del dipendente, garantendo comunque la temporaneità e il livello occupazionale. Eventuali altre esclusioni da questi percorsi vanno portati ad un percorso di formazione che li riqualifichi e li riutilizzi in altri settori oggi considerati sotto organico.
Si deve pensare ad un’idea complessiva della politica dei servizi e non parcellizzata per settore, tutti i servizi insieme, ognuno nella sua specificità ma tutti governati al fine del bene pubblico.
Si devono pretendere, e sottolineo pretendere, i piani industriali delle Aziende, subito ed è già tardi. Assistiamo al paradosso di dover agire per la logica dei numeri e non abbiamo ancora visto “uno straccio” di numero di “uno straccio” di piano industriale!
Si deve organizzare una grande mobilitazione generale che blocchi la città, che chieda anche al Governo, autore di una vera e propria bufala mediatica con l’assegnazione del famoso fondo rotativo che, oltre a non essere ancora arrivato, deve già quasi essere restituito, di intervenire per garantire agli enti locali in dissesto una diversa tempistica e modalità di rientro del debito, altrimenti si rischia di dover curare un paziente che è già morto. E se qualcuno, anche dentro a questa maggioranza e a questa giunta, pensa che invece l’operato del Governo sia giusto e persino generoso, lo dica e se ne assuma la responsabilità.
Se invece non c’è alternativa agli esuberi e quindi ai licenziamenti come dice qualcuno, allora è meglio andarsene conservando almeno la dignità di averci provato fino in fondo.
La politica o fa questo o è meglio che faccia altro.
La sinistra deve fare questo, altrimenti non ha senso che esista.
Stefano Barbieri – Federazione della Sinistra di Alessandria