Lo constatiamo da tempo. Ma, se lo diciamo noi – parte in causa e per forza di cose non parziale -, potrebbe sembrare puro interesse privato. In ogni caso pochi giorni fa, quasi una presa d’atto ufficiale, è uscito un notevole (e sconfortante) articolo sul sito di Radio Gold dal titolo “Il centro di Alessandria sta diventando una periferia commerciale”, giusto per non avere dubbi in proposito. E, va sottolineato, Radio Gold è fonte al di là di ogni sospetto, perché sarebbe ben più vantaggioso per l’emittente alessandrina – che vive di pubblicità – sostenere il contrario. Nel pezzo, oltre a qualche intervista con dei commercianti del centro (che hanno risposto con dignitosa generosità), si legge quanto segue:
«Il centro di Alessandria è sempre più vuoto e deserto. Ormai i consumi sono cambiati e il ruolo nevralgico del centro storico è svanito. La crisi, l’assenza di parcheggi, il venir meno di alcuni servizi, ma anche il prepotente affermarsi dei social network, secondo alcuni commercianti interpellati, hanno reso sempre più tristi le vie di Alessandria. I rumori dei passi dei cittadini, durante la settimana, hanno raccontato ancora i negozianti, si possono contare su una mano sola. Il centro è ormai una periferia commerciale.»
Verità con paradosso. Se il Rione Cristo è periferia commerciale, lì c’è una vivacità che in centro ormai si sogna soltanto più. E quanto è vera la percezione del “silenzio” in centro, di tanto in tanto rotto – soprattutto il pomeriggio – dai passi affrettati di qualcuno che sembra scappar via inseguito da chissà chi… Ma, se è altrettanto vera la mutazione antropologica attivata dall’espansione della “Outlet cultura” (per capirci, laddove gli Outlet sono sempre più pieni e i centri urbani sempre più vuoti), l’impietosa percezione alessandrina ci offre un elemento in più che è peculiare alla città, un dato che si aggiunge alla crisi globale, alla mancanza di contanti e al dissesto della macchina amministrativa che ci sta privando di quasi tutto, dal Teatro Comunale all’Informagiovani.
Parlo di scelte pesanti, a scadenza letale come bombe a orologeria, compiute in passato, ovvero quelle di spostare la vita commerciale – di una città di commercianti – sulle cinture della città e di favorire, spesso in modo sleale, l’afflusso delle persone in questi centri commerciali che hanno vampiricamente svuotato il centro della sua linfa vitale. Che il piccolo commercio sia stato da quel bel dì condannato a morte da un sistema di false liberalizzazioni e persino, come hanno dimostrato a più riprese Lucarelli e Saviano, dall’ingresso di capitali di dubbia provenienza, è un dato nazionale e probabilmente europeo.
Che in Alessandria si sia andati anche oltre, non ci piove. Fino a poco tempo fa, all’ingresso del Tiziano, un cartello con freccia a sinistra indicava che il centro città stava in quella direzione. Se la seguivi da turista diligente, arrivavi in tangenziale e poi dritto nel parcheggio del centro commerciale. Ops…
Che fare? Lottiamo, silenziosi eroi (lo dico con una tonnellata di autoironia) in una città silente.