Se fingono, gli agenti immobiliari alessandrini sanno fingere bene. Ieri mattina in Confindustria, alla presentazione del report della Fiaip sull’andamento 2012 e le previsioni 2013 relative al mercato provinciale, non tirava un’aria particolarmente mesta: anzi, nonostante tutto circolava un certo ottimismo, alla “non può piovere per sempre”.
Ma la realtà, è chiaro, oggi è quella che è, e che sappiamo. L’edilizia è praticamente ferma, e si porta dietro la crisi di tutta la filiera, che è sempre stata il primo motore dell’economia del territorio
Appartamenti, negozi e uffici vuoti sono ormai la norma, e un vendesi o affittasi è d’uopo su ogni portone di palazzo cittadino, e in non poche case di campagna. Ma, a fronte di un’abbondanza di offerta di proporzioni crescenti, la domanda langue. In primis perché la gran parte di noi casa già ce l’ha, e le scelte governative su quel fronte (Imu, Tares e quant’altro) fanno sì che dal secondo immobile in poi sia più onesto parlare di zavorra che di investimento.
E poi perchè l’immpressione di molti è che i prezzi scenderanno ancora, quindi tanto vale aspettare.
La situazione dell’edilizia pubblica naturalmente, tra dissesti riconosciuti e “di fatto”, può andare a braccetto con quella privata.
Partendo da un simile scenario, quali carte possono e intendono giocare gli operatori del settore, e in particolare gli intermediari?
L’ipotesi di puntare sul “boom” delle ristrutturazioni (“basta costruire, riqualifichiamo l’esistente dal punto di vista estetico ed energetico”) mi pare francamente un po’ velleitaria, e affidata alla buona volontà altrui: ossia al fatto che i privati, tra l’altro in mancanza totale di incentitivi o agevolazioni, decidano di mettere pesantemente mano al portafoglio per risistemare ruderi e palazzi in decadenza: ma per poi farne che, scusate?
Più concreta, per quanto di nicchia, la scelta di chi ha deciso di specializzarsi sui mercati esteri: se il mattone non è più un “bene rifugio” in Italia, continua ad esserlo eccome per gli italiani che guardano oltre confine: ultimamente è molto “cool” comprar casa a Berlino, mi dicono. Ma c’è anche chi sceglie la Costa Azzurra, e chi si fa tentare dal fascino esotico di Santo Domingo: dove un mio amico tanti anni fa, pensate, era terrorizzato dall’idea che gli cascasse in testa una noce di cocco. Va beh, ma questo non c’entra.
Però attenti, cari alessandrini esterofili: lo Stato italiano vi ama così tanto che vi seguirà ovunque, e da quest’anno pagherete l’Ivie, che è una sorta di Imu per emigranti abbienti. E si sommerà, naturalmente, alle tasse sulla casa del Paese in cui scegliere di fare shopping immobiliare.