Il dissesto del comune di Alessandria? E’ colpa dei bambini!

“Ai miei tempi si andava a piedi. Ecco i motivi del dissesto finanziario!”. Parola di Antonello Zaccone, direttore contabile del Comune di Alessandria, che all’interno della delibera ufficiale con cui l’amministrazione di Palazzo Rosso dà parere favorevole ad un finanziamento extra di 10.909 euro più Iva all’Atm (per trasporto alunni scuola primaria Santorre di Santarosa e Istituto Vivaldi in palestre esterne ai rispettivi istituti) usa un’espressione quanto meno poco burocratica per dire: “Non capisco, ma mi adeguo”. Eh sì, perché poi la delibera in questione il ragioniere capo la approva, sia pur dimostrando di apprezzare di più l’Italia della sua (e nostra) infanzia, quando i bambini sgambettavano allegri a tre per tre verso la palestra, fra scherzi e risate.

Ma Zaccone (da tempo agli onori delle cronache cittadine per le sue doti di equilibrista: prima nell’ordine assessore, ragioniere capo e dirigente con l’amministrazione Fabbio, ora ragioniere capo con la giunta Rossa) va oltre ad una banale considerazione di tipo generazionale, e qui presta il fianco a qualche possibile attacco: eh già, perché l’equazione trasporto pubblico per l’infanzia uguale causa del dissesto, giratela come volete, ma stride assai.

Per dirne una, basterebbe tagliare qualche premio di produzione (produzione di che, di grazia? Di debiti?) a qualche dirigente apicale, per coprire il modesto costo in questione. Premi già tagliati? Beh, che rendano quelli pregressi allora, ricevuti per aver prodotto questa situazione, che dite?

Molto seriamente: occorrebbe tentare un confronto aperto con i dirigenti di Palazzo Rosso (ma anche con i suoi dipendenti), per capire se concordano sul fatto che gli enti locali devono esistere nella misura in cui sono in grado di erogare servizi alla cittadinanza. Servizi essenziali, come la manutenzione delle strade oggi “bombardate”, ma anche potendo prestazioni un po’ più raffinate. come appunto il trasporto dei ragazzini, o degli anziani. Rientrano questi, come gli asili, nei servizi a domanda individuale, e quindi in soldoni non obbligatori? Può essere, non sono un esperto. Ma certamente occorre uscire dalla logica autoreferenziale per cui un ente esiste per pagare gli stipendi a chi ci lavora dentro: in primis i suoi dirigenti. Al contrario, il numero dei dipendenti (e prima di tutto dei dirigenti) deve essere rapportato alla qualità dei servizi che l’ente intende erogare.

Se gli alessandrini aderissero consapevolmente a questa “rivoluzione copernicana”, imporla poi a chi di dovere sarebbe un processo inevitabile, anche se magari non rapidissimo, e neppure indolore. Ma ogni tanto, per migliorare davvero, si deve anche soffrire il giusto. Non siete d’accordo?

E. G.