La Regione Piemonte è “tecnicamente fallita”. Non lo dico io, l’ha affermato ieri l’assessore alla Sanità Monferino, scatenando un putiferio. Più di dieci miliardi di euro di debiti complessivi, di cui 900 milioni della sanità. Che però rappresenta l’80% della spesa corrente, quindi se capisco bene i buchi (le voragini) sono soprattutto altrove.
Comunque, in attesa di chiarimenti e approfondimenti, mi pare evidente che:
1) Monti parla di risanamento in corso, e ostenta ottimismo, ma sta soltanto nascondendo la polvere sotto il tappeto, cercando di migliorare un pochetto i conti statali, e fingendo di ignorare che la finanza pubblica locale (e con lei l’intera economia del Paese) rischia il tracollo.
2) La Regione (come il Comune di Alessandria, nel suo piccolo) non ha accumulato l’enorme debito solo negli ultimi anni, immagino. Oggi raccogliamo i frutti di gestioni sciagurate di lungo corso.
3) Il Pd, che è oggi l’unico partito davvero organizzato rimasto in questo Paese, fa la sua parte, e chiede le dimissioni di Cota. Ma attenti a non guardare il dito, anziché il cielo. Il rischio è di restarci comunque tutti quanti, sotto le macerie. Ossia, se ci si propone per prendere in mano un disastro, bisogna avere idea di come gestirlo. Ogni riferimento locale è puramente voluto.
4) Il Comune di Alessandria (e il territorio nel suo insieme) stia attento a non contare troppo sui crediti con Regione e Stato. Torino è al crollo, Roma in braghette, e terribilmente lontana. Chi fa da sé (o almeno ci prova) fa davvero per tre.
E. G.