Sanità alessandrina: a che punto siamo?

Mentre governo e enti locali (a prescindere dal drammatico caso alessandrino) “se le danno” quotidianamente di santa ragione, e senza esclusione di colpi, noi proviamo a spostare un po’ il tiro, e a verificare cosa sta succedendo sul fronte Sanità.

Non per fare le pulci al ministro alessandrino Balduzzi (il cui decreto è stato approvato ieri alla Camera, e si appresta a passare al vaglio del Senato, dopo non poche traversie e modifiche), e neanche per parlare di scandali e scandaletti, che pure non mancano mai.

No, a noi interessa, da pazienti (per il momento, e speriamo a lungo, solo potenziali) capire se, concretamente, il servizio sanitario nazionale rispetto ad un po’ di anni fa è, soprattutto sul nostro territorio, migliorato o peggiorato. E cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi anni.

Per questo, spazio aperto alle vostre esperienze personali, e alle vostre opinioni. Per quanto mi riguarda, le vicende famigliari più significative e dolorose risalgono a diversi anni fa, e francamente il livello di prestazioni, servizi e assistenza della sanità (pubblica) alessandrina l’ho sempre trovato più che dignitoso. Sarà che, nello stesso periodo, mi occupavo del tema anche professionalmente a Milano, e ne sentivo di tutti i colori. Compresa una simpatica collega di Napoli che, ricordo, con grande serenità mi parlava di 5 o 10 milioni da versare privatamente al medico (in ospedale pubblico) per un’operazione di appendicite: “da noi così è, caro…”.

Allora: oggi come funziona invece la sanità sul nostro territorio? E come cambierà, ad esempio, sul fronte dell’attività dei medici di famiglia, con questa novità dei centri aperti 24 ore su 24? Francamente non l’ho ancora capito bene, e i medici che ho interpellato privatamente sembrano brancolare nel buio.

Così come, sul fronte degli accorpamenti dei servizi dei diversi presidi ospedalieri del territorio, siamo tutti d’accordo sul fatto che si debba razionalizzare, ma quando poi si tratta di chiudere un reparto del piccolo ospedale a noi più vicino, apriti cielo. Come noto, la sanità è materia gestita a livello regionale, e ad essa è destinato buona parte del bilancio dell’ente Regione. Meno di due mesi fa, intervistando il direttore generale dell’Asl provinciale Paolo Marforio, emerse l’obiettivo di ridurre i costi (con tagli non da poco), migliorando al contempo la qualità dei servizi. Utopia, o realtà concretamente realizzabile?  Dite la vostra, se credete anche con riferimenti concreti su cui confrontarci.

E. G.