Che brutta aria tira ad Alessandria in questi giorni! Altro che la piccola bufera di ieri: qui ci aspetta davvero un inverno gelato, se non proviamo, tutti insieme, a dare un bel colpo di reni.
Purtroppo, i presupposti non sono dei migliori: ci lamentiamo se le isituzioni si limitano ai proclami, ma poi se qualcuno prende decisioni anche minimamente impopolari (si veda la riduzione della giunta provinciale), apriti cielo! Per carità, è umano badare ai propri personali interessi di bottega, viene naturale a tutti noi. Però, davvero, o chi occupa oggi ruoli istituzionali ha la forza e la capacità di intraprendere percorsi seri di cambiamento strutturale, e ci prova, oppure resteremo tutti fermi al palo, a piangerci addosso.
Come sempre in questi casi, i più spaventati dal cambiamento sono coloro che partono da posizioni di (piccolo, per carità) privilegio, ossia gli impiegati pubblici. Oggi nell’occhio del ciclone ci sono le maestranze degli enti locali, domani o dopodomani probabilmente toccherà anche ad altri.
Siamo un Paese che, per decenni, ha vissuto nel mito del “posto fisso” garantito a vita, e ora che tira l’aria che sappiamo, sono gli impiegati comunali e provinciali, in città, ad essere i più terrorizzati. E hanno, sia chiaro, la mia assoluta solidarietà.
Però non dimentichiamoci di coloro che nella precarietà ci vivono da sempre (e sono migliaia), e che ogni anno devono rinnovare il proprio percorso professionale.
So di piccoli imprenditori, o artigiani che dir si voglia, che fanno i salti mortali per garantire stipendi da mille euro mensili a 3 o 4 collaboratori, “e poi spero che ne rimangano mille anche per me, se non ci sono troppi insoluti”. E del mondo delle cooperative ci siamo già occupati spesso, e torneremo a farlo.
Quindi, cari comunali e provinciali, non perdete il senso delle proporzioni, e non disperate: io credo che gli stipendi vi saranno pagati (parlo della galassia di Palazzo Rosso, in particolare), magari con qualche giorno di ritardo ma succederà.
Semmai entrate, anche voi, nell’ottica che questo sistema, così come lo conosciamo, è morto e defunto. Ed esigete, oltre alle garanzie sacrosante che spettano a tutti i lavoratori, anche che i vostri (e nostri) amministratori mettano in campo progetti seri di riorganizzazione del sistema ente locale. Che non può rispondere, per sua natura, a logiche puramente aziendali. Ma neppure può più permettersi di essere un elefante lassista e inefficiente, in cui poi qualcuno paga le spese “a piè di lista”.
E. G.