Asti proprio non ne voleva sapere, tanto che alla fine i suoi rappresentanti hanno abbandonato l’aula in cui il Cal (Consiglio delle autonomie locali) ha deciso la riduzione delle province piemontesi da 8 a 4: Torino città metropolitana; Cuneo, Alessandria/Asti, e Novara/Vco/Biella/Vercelli.
Tutto come previsto dunque: e, al di là della grande soddisfazione espressa dal presidente Paolo Filippi (nella foto), e dal sindaco del capoluogo Rita Rossa, vedremo ora cosa significa praticamente questa decisione, ossia quali saranno i futuri “passaggi”, e la tempistica. Il timore che tutto possa risolversi in questione nominalistica rimane, qui come per i tribunali. Così come dovranno essere chiarite molte altre questioni: sarà ridotto davvero il numero delle sedi? Ci sarà personale in eccesso, e che fine farà? Una parte dei dipendenti delle province potrebbe finire in carico ad altri enti, a cui saranno “cedute” determinate attività e funzioni?
E poi, naturalmente, i bilanci. Di Palazzo Ghilini si è parlato molto nei giorni scorsi: come stia messa Asti lo scopriremo a breve, andando a documentarci.
E infine: cosa cambia per le scelte e ambizioni personali del presidente Filippi? Entro il 10 di ottobre potrebbe ancora dimettersi (salvo poi ripensarci nei venti giorni successivi, come da regolamento) per candidarsi alle prossime elezioni politiche, oppure resterà al suo posto, per guidare da qui alla primavera del 2014 l’evoluzione del processo di accorpamento con Asti? Secondo molti addetti ai lavori, la seconda ipotesi è ormai altamente probabile: Filippi resterà al suo posto, e già si parla per lui di possibile successiva candidatura alla presidenza della Regione nel 2015. Fantapolitica, certo, considerando la precarietà del sistema Italia. Intanto, però, stiamo a vedere cosa (non?) succederà la prossima settimana.
E. G.