Dopo Monti, ancora Monti. E di nuovo senza passare per il rituale ormai consunto della legittimazione elettorale. A me pare davvero incredibile, eppure questo è uno degli scenari più probabili che si profilano all’orizzonte di questa povera italietta.
Del resto il professore piace alle grandi banche nazionali e internazionali, e piace ai tedeschi. Pretendere che abbia pure il consenso del salumiere dell’angolo, dei travet o dei disoccupati significa essere provocatori, me ne rendo conto. Altro che poteri forti, come si diceva una volta: qui siamo oltre.
Eppure, badate bene, anche i partiti tradizionali hanno bisogno di Monti per sopravvivere, per cui il cerchio si chiude. Nominato senatore a vita in maniera “preventiva” dal presidente della Repubblica Napolitano, l’attuale premier potrebbe pure tra pochi mesi fare il pensionato d’oro, e il mega consulente di gruppi finanziari: mica la sua sopravvivenza dipende dal risultato delle urne, come invece succede a tanti peones in scadenza come mozzarelle.
E tuttavia, la democrazia vera rimane un’altra cosa. Un sistema di espressione trasparente della volontà popolare che in Italia abbiamo certo praticato con non pochi distinguo anche in passato (dalla conventio ad excludendum in poi, per chi si diletta con la storia della prima repubblica), ma che oggi davvero appare lontanissima dall’essere applicata.
Sia chiaro, non è che sto dicendo che Monti è peggio di altri: per carità, lungi da me fare la classifica dei buoni e dei cattivi, e men che meno accordarmi al furore popolare da gogna e forconi. Però chiunque aspiri a governare il Paese dovrebbe presentarsi con trasparenza di fronte agli elettori, con un suo programma, e uno o più partiti dichiaramente al suo fianco e sostegno. Mi pare il minimo.
Qui invece lo scenario, temuto e previsto, è chiaro: il 35-40% degli italiani non voterà, e tra il rimanente 60% i 5 Stelle faranno “il botto”.
Quindi Pdl, Udc, Pd, montezemoliani e cespuglietti vari si riservano la possibilità di un altro bel “mucchio selvaggio”, guidato da Monti. Per fare cosa poi, lo vedremo. Finora, francamente, oltre all’aumento di tasse dirette e indirette, si è visto pochino, e il Paese reale della gente che lavora sta affondando, sia pur di uno sprofondamento lento, da sabbie mobili e non da precipizio. Ma questo solo grazie al salvagente dei risparmi famigliari, non certo per merito delle politiche governative.
Il Monti bis sarebbe il prolungamento agonizzante di questa fallimentare seconda repubblica, e della sua pessima classe dirigente. Di cui Monti fa parte a pienissimo titolo. Per l’Italia vera, delle persone che lavorano per vivere, e che oggi non sanno più vedere un orizzonte, un progetto collettivo (e di conseguenza poi personale) sarebbe il de profundis.
Ma che alternative ci sono? In questi mesi invernali i partiti di tutto l’arco costituzionale saranno in grado di rigenerarsi davvero, e di presentarsi in primavera all’elettorato con facce credibili e fresche, al posto dell’avvizzita, inguardabile nomenklatura? Mah, ne sarei assai sorpreso, però stiamo ad osservare.
E i 5 Stelle riusciranno a fronteggiare i tentativi di demolizione (ne verranno altri, statene certi) della loro credibilità/genuinità, e a dimostrare di avere competenze vere sui territori? La questione dei rimborsi elettorali, va riconosciuto, loro la sollevano da anni, per fare un esempio.
Prepariamoci a mesi incandescenti: può succedere di tutto. Persino che gli italiani decidano che astenersi equivale a gettare la spugna: e scelgano di farsi sentire davvero.
E. G.