Cara Redazione,
“La vita è bella” (Trotsky dixit) … senza l’assassinio sociale (Engels docet). Il capitalismo corrompe sempre più la vita del pianeta, ne distrugge gli eco-sistemi, l’ambiente, l’economia e la stessa dignità e natura degli esseri umani. Una corruzione così ignobile e profonda dello stesso animo umano che porta all’indifferenza sociale diffusa perfino nei confronti dei più drammatici atti di protesta individuali che saltuariamente emergono “col darsi fuoco”: ad esempio, perché nel 1969, in Cecoslovacchia, le fiamme del suicidio di Jan PALACH contro l’imperialismo staliniano generarono la “primavera di Praga”, perché le fiamme del suicidio di Mohamed BOUAZIZI nel 2010 in Tunisia hanno generato la “primavera araba”, mentre l’analogo suicidio di lavoratori disoccupati, come quello attuato a Roma l’11 agosto 2012 davanti a Montecitorio da Angelo DI CARLO, non generano alcuna rivolta morale né politica ma solo ipocrita commiserazione?
Perché la sofferenza e la schiavitù fisica imposta dai regimi totalitari favoriscono l’istinto collettivo di ribellione, mentre la sofferenza e la schiavitù morale del consumismo imposta dall’attuale oligarchia capitalista favoriscono l’individualismo, la delega, la passività e la rassegnazione sociale.
In simili condizioni disperate di ricatto o di plagio psicologico diventa ipocrito parlare di suicidi: essi stanno assumendo sempre più i connotati di “assassinio sociale”. Basti ricordare quanto già scriveva Frederick ENGELS a metà dell’800, nell’Inghilterra della prima rivoluzione industriale: << “Se un individuo arreca ad un altro un danno fisico di tale gravità che la vittima muore, chiamiamo questo atto omicidio (preterintenzionale); se l’autore sapeva in precedenza che il danno sarebbe stato mortale, la sua azione si chiama assassinio. Ma se la società pone milioni di lavoratori in una situazione tale che debbano necessariamente cadere vittime di una morte prematura innaturale …..se toglie a milioni di individui il necessario per l’esistenza, se li mette in condizioni nelle quali essi non possono vivere; se mediante la forza della (sua) legge (di classe) li costringe a rimanere in tali condizioni finché non sopraggiunga l’inevitabile morte; se sa, e anche troppo bene, che costoro in tale situazione devono soccombere, e tuttavia la lascia sussistere, questo è … un assassinio mascherato e perfido, un assassinio contro il quale nessuno può difendersi, che non sembra tale, perché non si vede l’assassino, perché questo assassino sono tutti e nessuno, perché la morte della vittima appare come una morte naturale, e perché esso non è un peccato di opera, quanto un peccato di omissione. Ma è pur sempre un assassinio …. ciò che i giornali inglesi a pieno diritto chiamano assassinio sociale”>>.
Ringraziando per la cortese pubblicazione, porgo i più cordiali saluti.
Claudio Ferro
Partito comunista dei lavoratori Alessandria