Palazzo Rosso: ci vorrebbe Pierino?

Sarà che la nostalgia è sempre un po’ canaglia, e prima o poi spinge ognuno di noi a dire che “si stava meglio quando si stava peggio”. Però davvero chi per mestiere o per passione/perversione è abituato a seguire le sedute del consiglio comunale di Alessandria non può fare a meno di notare che, rispetto al recente passato, almeno per ora si avverte nella “pattuglia” dei 32 consiglieri la mancanza di un paio di personalità molto forti, e magari per qualcuno un po’ eccentriche, che hanno sempre avuto il pregio di vivacizzare anche le riunioni più “sciatte”, e spesso di sottolineare che il re era nudo.

Mi riferisco a Mario Bocchio (Pdl) e a Paolo Bellotti (ex Idv, oggi battitore libero vicino al movimento 5 Stelle), a lungo protagonisti della vita politica cittadina, e a tutt’oggi in piena attività, anche se non più con la “maglietta” del consigliere comunale: Bocchio ci ha provato, a ricandidarsi, ma ha fatto le spese in prima persona della dèbacle di Fabbio. Bellotti, abbandonato (definitivamente? Chi può dirlo..) il partito di Di Pietro per insanabili contrasti con il segretario provinciale Demarte, ha scelto di non ripresentarsi di fronte agli elettori, ma continua ad esserci, eccome. Non è inusuale incontrarlo ancora oggi, nei corridoi di Palazzo Rosso, costantemente impegnato in battaglie civiche: dall’opposizione all’edificazione della collina di Valle, alla lotta contro la criminalità organizzata, al dibattito sul dissesto. Mi è capitato di definirlo in passato regista, o burattinaio, dei “grillini”, e lui scherzosamente quando mi incontra finge di muovere fili immaginari. O forse solo invisibili a chi non ha dimestichezza con l’arte della politica. E ride.

Sia come sia, a me certe sequenze “mitiche”, con Bellotti che (era credo il 2008) sventolava in consiglio un paio di boxer e urlava al sindaco Fabbio “lei lascerà questa città in mutande” sono rimaste impresse nella memoria. Anche perché all’epoca lo faceva solo lui, mica tutti questi che da tre mesi in qua si prodigano, all’italiana, in soccorso del vincitore, anzi della vincitrice. E, diciamocelo, i cavalieri solitari che remano controcorrente sono in genere assai più simpatici delle truppe cammellate.

A prescindere da come la si pensi, non si può non riconoscere anche a “Marione” Bocchio una notevole tenacia e determinazione nel difendere le sue posizioni: dai tempi della Scagni a quelli di Fabbio, a quelli di Rita Rossa, tutto si può dire tranne che l’ex consigliere di An sia un voltagabbana, o un opportunista che si “riposiziona” in base all’aria che tira. E, per questo, merita sicuramente il rispetto anche di chi quasi mai condivide i contenuti delle sue battaglie.

Bene. Ma oggi? L’impressione (diamo però tempo al tempo, siamo solo all’inizio) è che il consiglio comunale targato elezioni 2012 sia, oltre che ridotto nel numero (32 consiglieri contro i precedenti 40) anche costituito da persone mediamente più istruite e preparate del gruppo che li ha preceduti. Una classe, se non di seccchioni, certamente di studenti diligenti, seri e che si applicano. In sintonia del resto con i tempi, che richiedono rigore, applicazione e senso di responsabilità.

E tuttavia, in questo gruppo così “politicamente corretto”, forse ci vorrebbe qualche Pierino in più, in grado di portare un po’ di vivacità, al limite di scorrettezza, ma insomma anche di “pepe”. Ci sentiamo un po’ orfani, noi che osserviamo e commentiamo la vita politica alessandrina: ci manca la “peste”, il battitore libero, il provocatore intellettuale, e (a livello simbolico, si intende) un po’ anche fisico.

Tanto che, incontrandoci attorno a Palazzo Rosso, può capitare che si dica: “eh, certo che Bellotti…”, oppure “ma Bocchio cosa avrebbe fatto?”.

C’è Locci, certo: Emanuele (amico di questo blog, e persona assai preparata) si sta ritagliando sicuramente un ruolo importante, approfittando anche del vuoto di idee e proposte che c’è dalla sua parte politica. Ma, anche quando lo fanno arrabbiare, non è certamente un provocatore da gesti eclatanti e clamorosi. Semmai è esempio di tenacia e determinazione, o di ironia amara, come quando di recente ha ringraziato il presidente del consiglio comunale, Enrico Mazzoni, con un “come è buono lei”.

E i 5 Stelle? Ecco, loro davvero stanno infrangendo il cliché (abusato e banale, certo) dei “grillini” incazzati e casinari. Anche se, a ben pensarci, quasi nessuno dei 5 Stelle finora noti, anche altrove, corrisponde all’immagine battagliera e provocatrice del loro leader. Eppure un po’ più di grinta, di aggressività, in fondo non ci spiacerebbe vederla in campo, anche da parte loro.

Dai, facciamo un gioco: qual è il consigliere comunale che ad oggi, dopo tre mesi di attività, promuovereste senza indugi? E la maggior delusione?

Prometto che, se vi sbilanciate voi, poi provo a seguirvi.

E. G.