E’ proprio uno scoop da Ferragosto, ossia da giornate con notizie vere scarse scarse: politici locali emiliani che pagano per avere spazi (non esplicitamente pubblicitari, ma camuffati da interviste, interventi, approfondimenti ecc) in tv e in radio.
Capirai la novità, e lo scandalo. Naturalmente ho fatto subito un giro di telefonate ad alcuni politici di casa nostra, più o meno sotto l’ombrellone. E nessuno è mai stato protagonista di simili situazioni. Dice. Anche se qualcuno ammette di aver sentito che altri….
Ma insomma, mi pare davvero che, almeno in questo caso, gli italiani (intesi come lettori) siano assai più “avanti” rispetto a questi pseudo scandali. Tanto avanti da non credere più quasi a nulla e a nessuno, ahimé, e da mettere tutto e tutti nello stesso pentolone, anche quando non è il caso.
Occhi aperti, ad esempio (per chi ancora ha voglia di stare sul concreto) sugli atti e le intercettazioni che emergeranno in autunno, al processo Solvay. Lì si parla di giornalisti “addolciti”, si fanno alcuni nomi e cognomi (non parlo di corruzione, sia chiaro: semplicemente di accondiscendenza, almeno per quel che ho capito) di amici, ma anche di “talebani”, ossia di giornalisti normali, che non diffondono veline “a comando”. Ormai eccezionali peraltro, e a costante rischio querela quando raccontano la realtà.
Ma sugli spazi “a pagamento”, quanta ipocrisia: l’intero sistema dell’informazione in Italia sta in piedi in maniera “drogata”, grazie a finanziamenti di centinaia di milioni di euro imposti come tassazione ai contribuenti (che neppure lo sanno), oltre a balzelli di tipo più “sofisticato”. Non c’è grande gruppo editoriale che si regga sulle proprie gambe, per non dire naturalmente delle tante finte cooperative, e dei finanziamenti “a pioggia” a tutta la filiera dei giornali dei giornali cattolici, da Avvenire a tutte le gazzette delle curie.
Insomma, l’informazione è tutta libera e indipendente, tranne qualche tv o radio locale che si fa pagare le comparsate? Suvvia, siamo seri…..