No panic. Questo il messaggio più importante che sarebbe saggio e corretto diffondere in questi giorni ad Alessandria e territorio circostante, perché se ne sentono davvero di tutti i colori.
Non che, naturalmente, la vicenda del dissesto, mixata alla crisi più generale, possa farci immaginare scenari positivi. Ma neppure è sensato (e risolutivo) trasformare la consapevolezza in allarmismo.
Rischiano il posto gli impiegati comunali, provinciali o pubblici in generale? Non direi, anche se certamente sono troppi, e nei prossimi mesi non mi stupirei se su di loro (e sui pensionati) calasse ancor più la scure del governo. Questi tecnici capitanati da Monti sono fenomeni straordinari, pensateci. Messi lì da un asset trasversale di poteri che vanno da Napolitano alle banche, e senza alcun consenso popolare, avrebbero dovuto fare il lavoro sporco: risanare la macchina pubblica e il Paese, senza guardare in faccia a nessuno.
Poiché però l’appetito vien mangiando, e in Italia chi entra in politica non ne esce mai volontariamente, ecco che, anziché decidere direttamente i tagli (anche di personale), Monti e i suoi “riversano” le decisioni impopolari sugli amministratori locali. Togliendo loro risorse, e dicendo “arrangiatevi un po’ voi come preferite”.
Ad Alessandria, poi, il dissesto complica particolarmente le cose, e quando si incontra in strada qualche amico dipendente delle partecipate comunali, o direttamente di Palazzo Rosso, difficile che il discorso non cada proprio lì: sugli stipendi, e sul futuro. E il pessimismo diventa cosmico, esagerato come sempre in questi casi.
“Ma se non ha un progetto, perché ha voluto fare la sindaca?”, mi ha detto l’altro giorno un elettore di sinistra, riferito a Rita Rossa. Io non credo che la sindaca non sappia che fare, ma che davvero in queste settimane, in attesa dei famosi commissari, l’intenzione sia di limitare al minimo i danni, evitando anche mosse incaute, che potrebbero essere contestate. In parallelo, in alcuni degli ultimi interventi pubblici della prima cittadina (ad esempio venerdì scorso alla tavola rotonda presso la Camera del Lavoro) non è difficile percepire che il tono nei confronti delle istituzioni superiori (governo Monti in primis) si è fatto aspro, e assai in sintonia con quello del presidente della Provincia Filippi. E’ solo un modo per scaricare le responsabilità, o c’è la concreta speranza di riuscire a “smuovere” qualcosa o qualcuno, e di ottenere “un occhio di riguardo” da Roma, come è sempre successo alle amministrazioni del sud, ultimo caso la Regione Sicilia?
Lo scopriremo presto. Ma attenti: l’impressione è che Alessandria sia solo un mezzo passettino in avanti, nel declino, rispetto al resto del Paese. Per cui la logica dell’Sos, per quanto comprensibile, potrebbe dimostrarsi inadeguata ai tempi.
E. G.