Se tutto va bene, siamo rovinati

Aspettarsi da un convegno o da una tavola rotonda la ricetta per uscire da una crisi epocale come quella che stiamo vivendo sarebbe ingenuo. E tuttavia, dato il panel dei relatori annunciati, qualcosa in più dall’incontro organizzato venerdì mattina alla Camera del Lavoro di Alessandria era certamente lecito attenderselo.

“Se tutto va bene siamo rovinati”, ho sussurato in chiusura di incontro ad un esponente di valore della sinistra alessandrina, che ha allargato le braccia, e condiviso ampiamente.
Sarà anche ora di fare, come recitava il titolo dell’appuntamento, ma cosa e come è certamente poco chiaro, e i punti interrogativi sovrastano nettamente le soluzioni.

Cominciamo col dire che all’appuntamento non si è materializzato (e non è bello, a prescindere da quanto si è importanti) l’ospite più atteso, Fabrizio Palenzona. Come a dire lo snodo di potere bancario  (era preannunciato, tra le sue numerose qualifiche, come vice presidente di Unicredit), industriale, politico. Sempre più simile ad un atto di fede, Palenzona è ancora il nume tutelare del nostro territorio? Oppure i suoi finora numerosissimi apostoli rischiano sempre più di ritrovarsi ad evocarlo, con un po’ di imbarazzo, come “convitato di pietra”, come successo venerdì?

Assente anche il cav. Flavio Repetto (patron della Novi Elah Dufour Novi, e presidente della Fondazione Carige), l’unico vero big che non ha “marcato visita” è stato Guido Ghisolfi, della multinazionale M&G, con sede a Tortona. E da lui, invero, sono arrivati i soli stimoli intellettuali (condivisibili o meno è altro discorso) di una mattinata per il resto da archiviare tra il dejà vu e il “dove si va a pranzo?”

Ghisolfi, con il suo stile diretto e un po’ burbero, ha detto chiaramente come la vede: se siamo ridotti in mutande la colpa non è solo dei politici, ma di una popolazione (italiana, e alessandrina nella fattispecie) che da una ventina d’anni almeno a questa parte ai concetti di lavoro e innovazione industriale preferisce le piste ciclabili e le iniziative culturali, e che giudica i propri pubblici amministratori in base al numero di buche presenti sull’asfalto, e non sulla base della capacità di stimolare investimenti e sviluppo.

Semplifico, naturalmente, e lascio alle cronache gli approfondimenti sui torti e le ragioni in merito al caso specifico dell’impianto per la produzione di bioetanolo realizzato dalla M&G a Crescentino, dopo il “niet” del Comune di Tortona. Nemo propheta in patria, neanche Ghisolfi evidentemente. Che da business man dotato di grande senso pratico ha puntato altrove, e tanti saluti ingrata terra mandrogna. Anche se, va ricordato, qui da noi c’è il cuore e il cervello di un gruppo privato che è fra i pochi a fare ricerca e innovazione sul serio, e a muoversi sul mercato internazionale senza provincialismi, confrontandosi alla pari con i migliori player mondiali del suo comparto.

Ghisolfi ha inviato alla calma, a prendere atto che la crisi è solo all’inizio, e che ci attendono almeno altri tre anni di discesa e sofferenze. Ma anche e soprattutto a renderci conto che il futuro è comunque nelle nostre mani, e nelle scelte personali e collettive che prenderemo.

Oltre al punto di vista dell’imprenditore (che poi se n’è andato, forse dopo essersi reso conto di aver sopravvalutato l’appuntamento), il solito parlarsi addosso di chi, diciamocelo, non sa minimamente che pesci pigliare.

Non che chi scrive, naturalmente, o chi era lì ad ascoltare, abbia la bacchetta magica, o la soluzione vincente nel cassetto. Ma da chi sta ai vertici delle istituzioni del territorio è lecito, in tempi di crisi disperante, attendersi la capacità di andare oltre gli slogan, e le formule di rito. Venerdì mattina, ancora una volta, non è successo. Sarà per la prossima volta?

E. G.

Ps: sul (piuttosto numeroso, in verità) pubblico presente due annotazioni. La prima dello stesso Ghisolfi, che ha detto: “mi sono portato mio figlio, così abbassiamo un po’ l’età media”. La seconda di un mio lucido amico, che vedendo il titolo dell’appuntamento (“E’ ora di fare”) ha commentato: “ma il venerdì mattina chi sa e vuole fare non era certo lì”. Tragicamente vero.