“Tanto tuonò che piovve!” E così Casale Monferrato si appresta a perdere l’ultima istituzione che le era rimasta: il Tribunale.
Il Tribunale era la “linea del Piave”, ma questa volta non ha retto. La scure della “spending review” del governo Monti si è abbattuta anche sulla Giustizia, oltre che sulla sanità, pubblico impiego, ecc.
30/40 anni di mancate riforme (o timidissime) da parte dei vari governi, di qualsiasi colore, che si sono succeduti alla guida del paese ,hanno portato il paese stesso, ad un passo dal baratro, quasi verso il dissesto, per cui abbiamo dovuto affidarci al governo tecnico dei “professori”, che sta adottando l’attuale cura “da cavallo”, mentre con un po’ di buon senso e buona politica, si poteva iniziare in precedenza a fare qualche sacrificio, a prendere con gradualità alcune medicine , al fine di evitare l’attuale così traumatica cura chirurgica.
Ma si sa che in Italia le riforme utili per il paese, sono impopolari, c’è il rischio di far perdere il consenso elettorale, quindi è meglio, semmai, sbandierarle, ma lasciarle in un cassetto, che le facciano altri ed ora siamo arrivati al capolinea.
Casale perde il Tribunale, al pari di altre città piemontesi (Tortona, Novi Ligure, Acqui, ecc.).
Però qualcuno è riuscito a farla franca; alludo al caso di Chivasso che aggregandosi con l’alleata Ivrea, hanno mantenuto il Tribunale (dicono che si siano mossi i politici e le lobby del capoluogo che non volevano accentrare a Torino quelle attività giudiziarie).
Ma anche in altre realtà del Centro Sud (esempio: Spoleto, Barcellona, ecc.) i Tribunali non sono tutti saltati.
Qualche caso è anche paradossale: Sanremo, Tribunale costruito ex novo, considerato il più efficiente e produttivo della Liguria, viene accorpato ad Imperia, meno efficiente e più piccolo – il Tribunale di Castrovillari, pressoché ultimato (costo di 12 milioni di euro circa) verrà accorpato a Cosenza.
Per quel che conosco il Tribunale di Alessandria, mi chiedo come possa supportare e reggere l’impatto con l’accentramento delle attività degli altri tribunali soppressi della provincia.
Il ns Ordine degli Avvocati di Casale , con il supporto anche di altri ordini professionali cittadini, si è mosso, in modo molto attivo, anche con coerenti proposte operative alternative alla chiusura (buona l’ipotesi della circoscrizione giudiziaria Chivasso-Casale, che ripercorreva un pezzo di storia con le due capitali del marchesato del Monferrato), ma non c’è stato nulla da fare (chissà se, a suo tempo, lo stesso Ordine degli avvocati si fosse battuto con lo stesso ardore per la corte di Appello a Casale, se l’epilogo fosse stato questo).
Si era fatto leva anche sul processo Eternit, con la sua vasta eco mondiale, per preservare il Tribunale, anche come ristoro dai danni che la città aveva subito e subisce tuttora; il Tribunale di Casale poteva essere il centro giudiziario di riferimento in ordine ai risarcimenti e perché no, prevedere un centro specializzato contro i danni ambientali (anche Alessandro Lanteri, presidente di MON.D.O. lo aveva proposto durante un dibattito in un recente Forum dell’associazione Nuove Frontiere), tutto è stato vano.
Taluni si aspettavano una più ferma presa di posizione da parte di altre associazioni, anche di categoria, a favore del tribunale, e il dramma dell’amianto, con i relativi aspetti risarcitori, agli onori della cronaca, visto il grande “audience” internazionale che ha avuto, forse poteva essere una potente leva nel perorare maggiormente la causa del ns Tribunale.
Tutto inutile, il “ristoro” alla città “martire”, con il tanto auspicato mantenimento del Tribunale, non c’è stato.
Casale poco tempo fa aveva perso un’altra importantissima istituzione in campo sanitario, l’ASL autonoma.
Anche qui, vale la pena di soffermarsi brevemente sulla sua parabola storica.
Nel 1939, l’ospedale di Casale Monferrato viene inaugurato solennemente dal Capo del Governo in persona.
Negli anni 70, con la legge Mariotti, l’ospedale di Casale viene classificato tra gli “enti ospedalieri provinciali” (come l’ospedale di Alessandria).
Vengono istituite, tra l’altro, modernissime unità di terapia intensiva (rianimatoria e cardiologica), il sottoscritto, allora, lavorava all’ospedale Molinette di Torino e posso assicurare che il ns ospedale godeva di buona fama.
Con la riforma sanitaria e l’avvio del Servizio Sanitario Nazionale, Casale continua a mantenere la propria autonomia, dapprima con l’USSL 76 e successivamente con l’ASL 21.
Anni fa, con la riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale, ancorché la legge regionale prevedesse la possibilità per le province con più di 400.000 abitanti, di costituire una o più aziende sanitarie locali (e la provincia di Alessandria rientrava in questi parametri) venne deciso (d’accordo la Provincia e il Comune di Alessandria) di fare una unica ASL provinciale, l’ASL AL (con sede, o meglio “targa” a Casale).
Ma anche in questo caso, nell’ambito della regione Piemonte, qualcuno, nella fattispecie la provincia di Cuneo, forse con maggior lungimiranza, attenzione al territorio ed acume politico (con il consenso di tutti gli schieramenti), si accorda nel costituire due ASL, nell’ambito provinciale, e vengono costituite le Asl di CN1 (Cuneo) e CN2 (Alba e Bra); in buona sostanza Cuneo rispetta Alba, la sua seconda città della provincia; cosa che Alessandria sembra non voler fare nei confronti di Casale.
Vedremo ora cosa succederà e come si posizionerà Casale, con la provincia allargata ad Asti e con Alessandria che potrebbe essere capofila, ancorchè con il Comune in stato di dissesto.
Un altro dato preoccupante è il calo demografico della ns città iniziato dagli anni settanta e non controbilanciato dagli immigrati, ora siamo circa 36mila residenti, ma, in precedenza, abbiamo toccato anche i 46 mila residenti.
Alla luce di quanto sopra, si può essere ancora cautamente ottimisti sul futuro della ns città?
Difficile esserlo, ma un detto latino recita “spes ultima dea”.
Siamo ormai in uno stato precomatoso, teniamoci pronti tra non molto, a subire una ulteriore pesante svalutazione del patrimonio immobiliare cittadino (come se non bastasse l’IMU che stiamo pagando), settore immobiliare peraltro già asfittico.
Per tentare di arginare il declino della ns città, a mio giudizio, occorre che tutte le “intelligenze” dei vari profili professionali, imprenditoriali, delle varie associazioni di categoria, ecc. che sono rimaste e che abbiano voglia di mettersi in gioco, si siedano spontaneamente ad un tavolo per discutere, convogliare e per far emergere idee e proposte sul futuro della città, allargato al suo vicino territorio monferrino e di un suo possibile rilancio.
Tutto ciò potrebbe essere anche di ausilio all’attuale classe politica locale e a quella che verrà.
Questo è l’appello che mi sento di fare, bisogna uscire da questo clima soporifero, di torpore e di cloroformio che sembra stia attanagliando gran parte dei cittadini casalesi, al fine di trovare un ultimo disperato scatto di orgoglio.
Potrebbe essere l’ultima “chance”, prima del definitivo, irrimediabile, irreversibile, definitivo declino.
Alberto Riccio
Presidente Associazione Nuove Frontiere per la Difesa ed il Rilancio di Casale e del Monferrato