Per anni Lorenzo Repetto (nella foto) è stato ad Alessandria e in tutto il territorio provinciale l’emblema del potere, nel suo lato più oscuro e più temuto. Quante leggende, quante mezze verità amplificate ad arte (e con suo stesso compiacimento, scommettiamo?) si sono lette, ma soprattutto tramandate oralmente sul suo conto? Un sacco, qualcuna addirittura divertente, o paradossale.
Sul Repetto vittima a Genova di un attentato da parte delle Brigate Rosse alla fine degli anni Settanta, ad esempio, io documentazione ufficiale non ne ho mai trovata. Eppure la voce circolava, magari smentita con sorrisini, e annesse spiegazioni alternative di qualche suo compaesano.
Poi le storie legate al mondo del calcio, come fosse un Moggi in sedicesimo. Oppure l’incendio del municipio sede del comune di cui era sindaco, e dell’auto che trasportava documenti destinati al tribunale. Ripeto: eventi di cronaca, più o meno risaputi, e in fondo non eclatanti. Ma che messi tutti insieme creavano il mito.
Altra leggenda è quella dei rapporti con i giornali locali: lui non rilasciava interviste, ma dettava dati e dichiarazioni, e solo ai giornalisti e ai media più attenti alle sue esigenze. Con il sottoscritto, ahimé, purtroppo non ci ha mai voluto parlare, ma siamo sempre qui naturalmente: curiosi e a disposizione.
Anche i miti però, in questo mondo infame che non ha più santi ne eroi, conoscono una parabola discendente, e dopo la sconfitta di Fabbio c’è da scommetterci che il patron dell’Amag mettesse in conto di dover in qualche modo farsi da parte, sia pur “forzosamente”. Fino a quando, poi, lo vedremo: siamo un Paese che non dimentica mai i propri figli migliori, e neanche gli altri, in fondo.
Certo, a rimettere in fila ora certi racconti sul Repetto amministratore pubblico d’antan, e a pensare a come è stato “fatto fuori”, c’è quasi da pensare ad una nemesi storica. Perché l’aneddotica sul personaggio è piena di sindaci di paese pronti a raccontarti di come, nei consigli di amministrazione, nessuno sapesse meglio di Lorenzo il Magnifico gestire e preparare imboscate, fare e disfare agguati e accordi. Mentre stavolta la vittima del “golpe” è proprio lui.
Commenti (naturalmente rispettosamente anonimi) di addetti ai lavori dopo gli eventi di ieri?
Un primario esponente del centro sinistra mi ha detto: “rispetto agli altri del giro di Fabbio, un gigante. E comunque un professionista che sa capire quando è finita”.
Un altrettanto importante esponente del centro destra: “mossa azzardata per un Comune in dissesto: vedrai che sia lui che gli altri fanno ricorso, lo vincono e saranno dolori”.
Vedremo. Di certo c’è che Rita Rossa per ora sta procedendo spedita, e senza guardare in faccia a nessuno. E in pochi mesi pensate a come è cambiato il destino dei dirigenti di Palazzo Rosso: da invidiata casta di “mandarini” ad alto reddito e scarso impegno (ma sono solo dicerie ed invidie popolari, naturalmente), a jolly costretti a ricoprire ruoli gravosi e plurimi, a quanto pare senza un euro di bonus aggiuntivo. Vita dura, eh?
E. G.