Un sindaco controcorrente

“Io con il premio ai due dirigenti dell’Asl aiuto a mantenere per un anno intero la scuola materna”. Si può dar torto al sindaco di Vignole Borbera, Giuseppe Teti (nella foto)?

Eppure all’Assemblea dei sindaci dell’Asl alessandrina che si è tenuta nei giorni scorsi pare sia stato il solo a votare contro il “premio di risultato” attribuito, per gli standard raggiunti nel 2011, a Mario Pasino, all’epoca direttore generale dell’Asl, e a Nicola Giorgione, direttore generale dell’Azienda ospedaliera santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo.

Si tratterebbe, secondo le cronache, di 2 mila euro al mese (immagino lordi), ergo 24 mila l’anno, erogati “perché il pronto soccorso funziona bene e i pazienti in codice bianco sono diminuiti”. Qualche altro sindaco di piccolo comune sembra si sia astenuto, mentre la gran parte dei primi cittadini (inclusi quelli dei comuni più grandi, che sanno come si sta al mondo) hanno votato a favore.

Intendiamoci: sicuramente il provvedimento è stra-legittimo sul piano formale. Il punto è, semmai, che Giuseppe Teti con il suo gesto simbolico ha dato voce (quindi un plauso se lo merita) alla gran parte dei cittadini, che ritiene che i dirigenti pubblici siano pagati in maniera eccessiva rispetto ad un Paese che, settimana dopo settimana, viene descritto sempre più vicino alla bancarotta.

Spiace assolutamente qui focalizzarci su due casi specifici (non conosco personalmente Giorgione, mentre Pasino, che ho intervistato in passato, è senz’altro persona preparata ed estremamente cordiale), che non sono assolutamente un’eccezione ma la norma. E infatti faremo una riflessione più generale.

Dei debordanti stipendi dei dirigenti della Provincia e del Comune di Alessandria abbiamo parlato spesso in passato. I dirigenti regionali poi sono una sorta di specie protetta, “cacicchi” che dovrebbero avere tutti competenze da super manager, a giudicare da quanto incassano.

Non ci interessa neppure tanto ribadire che buona parte di questi dirigenti sono lì per relazioni politiche (non tutti: ne conosco almeno due di persona che ci sono arrivati tramite concorsi regolari, quindi c’è speranza).

Quel che conta è che il tutto avviene all’interno di aziende pubbliche in gran parte prossime al fallimento sul piano dei conti, e tenute in piedi solo grazie a costanti (e crescenti) prelievi forzosi dalle nostre tasche: citiamo Imu, Irpef, benzina e Imu tanto per stare su un pokerino classico.

Embhè: non so voi, ma io più che chiedere a Teti ragione del suo comportamento, esorterei i suoi colleghi a riflettere sull’occasione perduta. E mister Monti a darsi una regolata, che a volerli vedere spazi per “contenimenti di costi” che non penalizzino la povera gente ce ne sono, eccome. Difficile semmai che a portarli avanti sia il governo più alto borghese e conservatore della seconda repubblica…o no?

Intanto, a proposito di penalizzare i deboli, ri/eccoci a fine mese, e a quanto pare di nuovo in Atm si faranno i salti mortali per pagare gli stipendi: si parla di un anticipo forfettario di mille euro a testa per giugno, con tanti bei punti interrogativi su luglio e quattordicesima. Attendiamo conferme, smentite o sviluppi. E strategie chiare da Palazzo Rosso: sempre Corte dei Conti decidendo e permettendo.

E. G.