Palazzo Rosso: riflettori puntati su consiglio e partecipate

A Palazzo Rosso si comincia a fare sul serio. Oggi pomeriggio prima seduta del consiglio comunale   (anche se con ordine del giorno un po’ burocratico: chissà se presidente e vice presidente saranno Enrico Mazzoni e Emanuele Locci, come da previsioni della vigilia), nel corso del quale probabilmente il sindaco Rossa terrà un discorso di indirizzo politico, come d’uopo.

Ma, soprattutto, in coda al consiglio si terrà, a quando sento dire, una prima importante riunione strategica sul fronte partecipate. Sarà Pietro Bianchi, assessore al Bilancio, a doversi occupare anche della galassia di società pubbliche controllate da Palazzo Rosso, che rappresentano nel loro insieme una vera e propria bomba ad orologeria. Disinnescabile, certo, ma sicuramente non a costo zero.

Le vicende stipendi Amiu e Atm sono state un piccolo antipasto. E non è chiaro tra l’altro se tra qualche settimana ci si ritroverà punto e a capo. Ma poi ci sono il Cissaca, il Tra, e via via le altre fino all’Amag: il cui futuro, almeno sul fronte gas, è al centro di diverse voci di corridoio.

Ma un passo alla volta: oltre all’emergenza finanziaria, immagino che in questi giorni verrà affrontata la questione dei diversi cda: non tutti in scadenza, anzi alcuni rinnovati non più tardi dell’anno scorso, e quindi con situazioni individuali tutte da discutere. Ci saranno dimissioni “d’onore”, ossia qualche beau geste da parte di qualcuno, che riterrà opportuno fare un passo indietro? Non ci conterei troppo: più facile che ci si trovi di fronte alla sindrome “allenatori dell’Inter”. Che, per i non appassionati di calcio, significa che chiunque può in fin dei conti essere messo alla porta, ma a fronte del pagamento delle spettanze fino a fine contratto. Come appunto più volte si è ritrovato a fare Massimo Moratti, presidente dei nerazzurri. Che però gioca facile, con un fratello petroliere. Palazzo Rosso purtroppo neanche riesce a pagare le bollette dell’elettricità: tutto un altro paio di maniche insomma.

E. G.