IMU: chi la paga, chi no

A grandi passi avanza l’IMU, il vero babau del 2012, forse solo perché balzello più strumentalizzato rispetto all’Iva, o alle tasse sulla benzina.

Comunque, ad Alessandria si guardano bene, tutti quanti, da affrontare il tema, per non demotivare l’elettorato fino al ballottaggio. Poi, saranno tutti affari nostri e scopriremo di che morte dovremo morire.

Tra aggiornamento dei valori castali, e innalzamento dei parametri su prime, e soprattutto seconde case e atttività commerciali (e agricole) rischiamo davvero di dover fronteggiare un salasso di dimensioni significative. Ma attenzione, con apprezzabili differenze.

Eh sì, perché l’IMU deve ancora partire, ma è già a quanto pare l’ennesimo specchio del Paese delle lobby e dei privilegi. Con caste che hanno la pretesa di risanare le finanze pubbliche tosando masse di poveracci imbelli, a tutto vantaggio della solita compagnia di giro: banche, politica, Chiesa cattolica.

Sembra incredibile ma è così: la tassa colpirà (per fare un esempio tra i più iniqui) gli anziani in possesso anche solo di quattro mura, ma ricoverati in casa di riposo: in quel caso Monti considera la loro abitazione come seconda casa a quanto pare. Un genio.

Lo stesso Monti, ça va sans dire, a quanto pare esenta dal pagamento del’Imu le fondazioni bancarie e quelle dei partiti (praticamente tutti gli immobili degli stessi sono quindi in salvo), e il patrimonio della Chiesa cattolica in cui ci sia anche attività di culto. E qui si apre la grande querelle tra chi dice che basterà una piccola cappelletta votiva per esentare fior di strutture commerciali, e chi invece sostiene che la Chiesa le tasse le paga da sempre. Ipotesi, quest’ultima, francamente un po’ azzardata.

Ma l’altra osservazione interessante riguarda il mercato immobiliare. L’IMU porterà nelle casse dello Stato, nel 2012, un fiume di denaro: 47 miliardi di euro, si stima.

Ma, al contempo, sarebbe in arrivo un deprezzamento del valore degli immobili sul mercato tra il 20 e il 50%, a seconda delle previsioni. Insomma, una perdita secca, per tutti noi, tra gli 800 e i 2.000 miliardi di euro. Altro che “casa bene rifugio”, e altro che professoroni e super esperti al governo. Ad aumentare l’Iva, e a iper tassare immobili e benzina poteva riuscirci anche uno qualsiasi di quei circa mille bebosciati parcheggiati in Parlamento. E se non altro avremmo un senatore a vita in meno da mantenere.

E. G.