Cissaca: che fare, e con quali soldi?

Dopo un weekend pasquale così così (almeno a livello di metereologia), ripartiamo dal Cissaca. Che poi sempre di politica si tratta, o meglio di una delle tante emergenze sociali vere e concrete con cui l’esercito dei nostri futuri amministratori è chiamato a confrontarsi.

Due mesi fa, incontrando i vertici del consorzio, mi trovai di fronte persone appassionate, e anche preoccupate di non far emergere un profilo troppo “conflittuale” nei confronti del socio principale, il Comune di Alessandria, pur gravemente inadempiente.

Da allora la situazione si è ulteriormente aggravata e complicata, tanto da rendere legittimo ogni interrogativo sul futuro della struttura, dei lavoratori diretti e indiretti e, soprattutto, di migliaia di persone bisognose di assistenza vera.

Non so voi, ma io ho provato a chiedermi perché. Perché l’amministrazione Fabbio ha scelto, in questi anni, di non più pagare le proprie quote al Cissaca? Per mancanza di risorse? Ma quelle si trovano sempre: se le hanno trovate per la fiera dei cavalli, per i convegni in Cittadella, per i consulenti strategici e di marketing territoriale (Sital è costata un bel botto), per il concerto strapagato di Giusy Ferreri….

Allora è un segnale politico? Non paghiamo perché non ci convince e vogliamo sfilarci? Ma allora bastava dirlo, e poiché stiamo parlando di funzioni obbligatorie per un Comune (in house o appaltate), proporre soluzioni alternative. Questa strada, ossia staccare la spina dei finanziamenti e vedere l’effetto che fa, mi pare davvero poco logica, e neppure gran che strategica sul piano del consenso.

Ma ora che succederà? Il sindaco Fabbio l’altro giorno alcuni chiarimenti li ha forniti, ed è chiaro che il senso vero è: “per ora il Comune non paga i suoi debiti perché soldi non ne ha. La patata bollente passa in mano al futuro sindaco”. Che naturalmente potrebbe anche essere il primo cittadino uscente, ma poiché qui proviamo ad analizzare la realtà e diciamo come la pensiamo, è evidente che lo scenario che in tanti si aspettano (anche a destra) è un altro.

Per cui il Cissaca, come gli asili comunali, sarà una delle prime emergenze con cui gli amministratori eletti dagli alessandrini a maggio dovranno confrontarsi. Da un lato l’enorme debito pregresso (credo che ormai si sia oltre i 9 milioni di euro), dall’altro la definizione dell’assetto futuro, giacché la forma Consorzio è in scadenza a fine anno. C’è chi dice peraltro che niente in Italia è improrogabile, e che anzi all’interno del Cissaca si potrebbe portare anche la gestione degli asili stessi, risolvendo l’altra serissima “grana”, che è quella di una settantina di precari con contratti in scadenza e futuro incertissimo.

Secondo altri si dovrebbe andare verso un’Unione di Comuni, in cui peraltro Alessandria non potebbe che fare da capofila. Mentre la formula della delega alla Asl sembra prenderla in considerazione il solo Fabbio.

Sia come sia, mi pare che, molto prosaicamente, nessuno abbia ancora spiegato dove si andranno a recuperare le risorse necessarie sia per far fronte al futuro, sia per saldare i debiti pregressi. Senza naturalmente dimenticare che subito dopo le elezioni dovrà (alla buon ora e dopo troppi tentennamenti) arrivare dalla Corte dei Conti un pronunciamento definitivo riguardo all’ipotesi di dissesto dell’ente. Che condizionerebbe pesantemente anche i servizi socio assistenziali.

E. G.