[BlogLettera] L’esempio di Domenico, “Mimmo”, Marchegiani

Per molti anni il “Marchegiani” più conosciuto alla Camera del Lavoro di Alessandria è stato Adriano, tra i fondatori del sindacato scuola della Cgil, del periodico “Lotte Unitarie” e dirigente tra i più ascoltati nell’organizzazione.

Domenico Marchegiani, “Mimmo”, aveva iniziato il suo impegno nel sindacato già sul finire degli anni ’50, nello Sfi, lo storico sindacato dei ferrovieri della Cgil. Unica tra le categorie della Confederazione ad avere, da sempre, la sede distaccata dalla Camera del Lavoro e a ridosso del luogo di lavoro. Ma già nel 1970 Mimmo viene chiamato a riversare l’esperienza maturata tra i ferrovieri di Alessandria nel sindacato regionale della categoria e a costruire con la Filt la nuova categoria dei trasporti della Cgil.

Così per quindici anni il suo impegno sindacale si trasferisce a Torino anche se, da pendolare, rientra ogni giorno a casa. Quando nel 1985 ritorna stabilmente in città è il suo partito, il Pci, a indicarlo, prima in Comune, come assessore al Lavoro nella giunta del sindaco Giuseppe Mirabelli, e, un anno dopo, come presidente dell’Ussl 70, l’Unità socio-sanitaria di Alessandria.

Un’esperienza nuova, per molti versi inedita, che lo appassiona e impegna per oltre cinque anni. Il rapporto con il sindacato e la Cgil, che negli anni non è mai venuto meno, si ripresenta nel 1992, quando per Marchegiani si ultima il secondo mandato da presidente del Comitato di gestione dell’Ussl.
E’ Guglielmo Cavalli, che con Salvatore Del Rio dirige la Camera del Lavoro, che gli propone di diventare Segretario dello Spi, il sindacato dei pensionati, la categoria della Cgil con il maggiore numero di iscritti. Così per otto anni e due pieni mandati Mimmo riversa nello Spi tutta l’esperienza accumulata e fa assumere alla categoria un peso politico di assoluto rilievo. In particolare con la costruzione delle 12 “Leghe” a coprire l’intero territorio della provincia come strumento per favorire la partecipazione e sviluppare la contrattazione sulle priorità degli anziani. Ma, direi soprattutto, con una costante iniziativa politica su diversi è importanti temi ben evidenziati dai vivaci manifesti che Mimmo ha riprodotto nelle ultime pagine di “Percorsi”, il racconto della sua vita, nella quale l’impegno sociale si è sempre intrecciato con gli affetti della famiglia. In questo modo Mimmo ha coronato nel migliore dei modi il suo lungo percorso politico e sindacale.

Negli ultimi tempi con Marchegiani, che ha condiviso l’intero percorso politico della sinistra di origine comunista dal Pci ai Ds, mi sono ritrovato, insieme a non molti altri compagni, a decidere di non aderire al Partito Democratico, ma di continuare ad operare per l’unità di una sinistra che fa del lavoro e dei diritti le sue priorità. Una sinistra che ha conservato l’ambizione del cambiamento della società nel senso dell’eguaglianza e della giustizia sociale ed è portatrice di una proposta politico-programmatica di governo alternativa al modello e alle teorie neoliberiste. Con questo indirizzo, insieme a qualche senior e un gruppetto di giovani promesse, con Mimmo abbiamo costituito il Circolo alessandrino di “Sinistra Ecologia e Libertà”.

Oggi, mentre i partiti attraversano una fase di preoccupante crisi e cresce la distanza della politica dai bisogni e le necessità dei cittadini, potrebbe essere di qualche utilità, specie alla sinistra, rifarsi al percorso politico-sindacale e umano di persone come Domenico Marchegiani. Fatto di impegno, di rigore, di sobrietà e di servizio, specie quando si è chiamati a ricoprire incarichi pubblici. Si riscoprirebbe una capacità dei partiti e della politica, oggi smarrita, nel selezionare la classe dirigente secondo criteri di onestà e competenza e non, al contrario, per conservare posizioni di potere e favorire clientele in un percorso tutto autoreferenziale. Magari in questo modo si eviterebbe, anche a sinistra, di imbattersi, un giorno si e l’altro pure, in tante “mele marce” attratte e dipendenti dall’interesse personale che portano ulteriore discredito e riducono al minimo la fiducia nell’attuale classe politica.

Si tornerebbe, per questa strada, a considerare centrale il valore del lavoro, un fatto di civiltà la difesa dei diritti e di uno stato sociale in grado di combattere ingiustizie e diseguaglianze. Senza doversi lacerare nel dubbio se partecipare o meno alle manifestazioni della Cgil e della Fiom o, meglio, di tutto il sindacato. Ma ritrovando il proprio posto comunque dalla parte dei più deboli e per una nuova dignità, rispetto e valorizzazione del lavoro.

Renzo Penna