Quanto c’è da fidarsi dei sondaggi elettorali? Sono solo delle profezie che tentano di autoadempiersi, condizionando il consenso, oppure possiamo considerarli affidabili? Di certo, sia pur con scetticismo, tutti gli addetti ai lavori (noi compresi) corrono a consultarli appena possibile.
A me telefonate domestiche non ne sono ancora arrivate, ma ad alcuni amici alessandrini sì. Le società specializzate pare siano in piena attività, anche se i risultati delle rilevazioni vengono utilizzati dai partiti, soprattutto in questa fase, ad uso esclusivamente interno.
Ma qualcosa filtra, a saper tenere le orecchie ben dritte. E sono dati che, se saranno confermati dalle urne, potrebbero essere una vera doccia fredda per chi pensa sempre di essere ad un passo dall’implosione del sistema politico tradizionale, e dalla nascita di qualcosa di davvero nuovo, partendo dal caos primordiale.
Signori, senza entrare troppo nei dettagli, i numeri che ho sbirciato mi hanno impressionato: perché danno il senso di un Paese assolutamente immobile. O di una forte stabilità, per chi ama le letture “in positivo”.
Ma stiamo su Alessandria, e beccatevi alcuni dati: Pdl al 28%, primo partito in città. Piercarlo Fabbio con un consenso che, liste civiche collegate annesse, arriva al 35%. Rita Rossa poco sopra il 40%, sommata tutta la coalizione.Lega intorno al 10%. Barosini qualcuno lo dà al 14%, altri sotto quella soglia. Gli altri praticamente zero.
Scenario auto tranquillizzante di chi, partendo da posizioni di forza, si commissiona sondaggi su misura? Improbabile, ad esempio, che nella griglia di nomi proposti al telefono si vada oltre i quattro (Fabbio, Rossa, Barosini, Sarti) già citati.
Però, se uno scenario simile fosse anche solo parzialmente realistico, significherebbe:
1) Che gli alessandrini hanno scarsissima propensione al cambiamento, e si apprestano ad un ballottaggio tra Fabbio e Rossa. Chi pensa che quello tra Pdl e Pd sia un pendolo logoro (come il Paese, del resto) avrà, nel caso, di che riflettere.
2) Che al secondo turno Lega e Udc saranno assolutamente determinanti.
3) Che Fabbio sta giocando con grande lucidità la sua partita, e che una parte consistente della città non gli attribuisce specifiche responsabilità per la situazione in cui si trovano Comune e partecipate. Oppure non sa. Oppure se ne frega, o ancora pensa che questo modus operandi sia stato corretto.
Quando ho provato a interpretare con un amico (che non vota più da anni) questi dati mi ha detto: “senti, la democrazia è un bel giocattolo, ma va bene per popoli maturi e consapevoli, che eleggono rappresentanti pro tempore, e poi li valutano per quel che fanno. Gli italiani sono ancora sudditi disinformati, come ai tempi delle dominazioni straniere: di che ti stupisci?”.
Io non mi stupisco più di (quasi) nulla francamente: continueremo a commentare quel che succede, giorno dopo giorno.
E. G.