Un po’ di anni fa, in caso di maltempo invernale si consigliava agli italiani, e agli alessandrini, di usare i mezzi pubblici. Oggi il trasporto pubblico è diventato uno specchio assai significativo di come si è ridotto il Paese.
Ma occupiamoci, specificamente, di rotaie ferroviarie. Nei giorni scorsi in Piemonte un treno su tre è stato soppresso, e quasi tutti gli altri hanno avuto ritardi mediamente mostruosi, e condizioni di viaggio indecenti. Eppure Trenitalia ama esibire una modernità ben diversa dalle vecchie, inefficienti Ferrovie dello Stato. Ma i pendolari li maltratta di più, se possibile: se ne infischia di loro, semplicemente perché non sono ‘core business’, ossia numeri alla mano pare non facciano guadagnare.
Eppure, al contempo, quando lo scorso anno qualcuno (penso naturalmente ad un caso ‘prossimo’ al nostro territorio, ossia ArenaWays) ha provato a proporsi come concorrente, si è provveduto a tagliargli le gambe con un boicottaggio sistematico. Trenitalia vuole quindi mantenere il monopolio del trasporto pendolari, sia pur nella totale inadeguatezza e inefficienza? Non è dato saperlo, naturalmente.
Ne sappiamo se, nei prossimi mesi, lo slancio patriottico di Montezemolo e Della Valle consentirà al loro Italo di aver miglior fortuna rispetto ai tentativi privati sin qui sperimentati. Certamente i due capitani di ventura sono di quelli ben relazionati, e non credo faranno passi falsi. E mal messi come siamo, chiaro che chiuhque abbia necessità di spostarsi stabilmente in treno non può che fare il tifo per un’offerta nuova e qualitativa, che consenta di essere il meno possibile ‘ostaggio’ di Trenitalia.
Anche se noi veterostatalisti rimaniamo convinti che le Ferrovie pubbliche fossero un grande patrimonio, e siano state distrutte ad arte, da personaggi che sono sempre stati premiati con enormi bonus per la loro inefficienza. E che invece avrebbero probabilmente dovuto (e dovrebbero) rispondere ‘in solido’ delle loro scelte sciagurate, non saprei quanto dettate da incapacità, e quanto da una mission volontariamente suicida.
E. G.