Due sono gli elementi che mi hanno colpito maggiormente ieri sera, nei 13 minuti in prima serata su Rai 3 dedicati alla presenza dell’ndrangheta ad Alessandria.
Prima di tutto i video della ‘retata’ che portò, a giugno 2011, all’arresto dei diversi accusati di affiliazione mafiosa nel nostro territorio. Non erano ricostruzioni, ma la registrazione di quanto davvero avvenuto, effettuata evidentemente dagli stessi carabinieri protagonisti del ‘blitz’. Davvero notevole, ed efficace.
Secondo elemento, l’aspetto dimesso dei personaggi coinvolti in questa inchiesta. Per mesi, ragionando della vicenda con gli addetti ai lavori della politica locale, ci siamo raccontati: “sì, va beh, dai, ma hai presente Caridi?”. Come a sottendere che, insomma, il personaggio è modesto, quindi anche un suo eventuale (tutto da dimostrare, naturalmente) coinvolgimento malavitoso non può che essere ‘da piani bassi’. Un due di picche insomma. Anche se con un discreto arsenale in casa.
Ma, se avete visto gli altri personaggi arrestati, direi che il livello non si scosta molto: ergo forse non servono giacca, cravatta e laurea in business school prestigiose per gestire certi traffici sul territorio.
Poi c’era il sindaco Fabbio, inossidabile, che ribadiva stupito: “conosco Caridi da trent’anni, forse più, e l’ho sempre ritenuto un amministratore pubblico orientato al bene comune”. E faceva ‘spallucce’ anche all’obiezione del cronista sull’opportunità di affidare ad un calzolaio la presidenza della commissione Territorio. Del resto la politica locale e nazionale ci ha disabituati da tempo al principio di competenza, quindi….
E la vicenda della variante di Valle? Sicuramente opinabile l’opportunità di ‘sbancare’ la collina per farci altre abitazioni, considerato che ad Alessandria abbiamo migliaia di abitazioni sfitte, come ha ricordato nel servizio il consigliere Bellotti. Però nessun legame ad oggi risulta emergere con la vicenda ‘ndrangheta, che io sappia.
“Roba trita e ritrita”, mi dice un’amica. E’ vero, nel senso che sono vicende che già conosciamo. Ma non è inutile, credo, continuare a parlarne.
Ora, naturalmente, tocca agli organi competenti fare qualche passo in avanti, e accertare come stanno davvero le cose. Malavita o no, 18 mesi di possibile carcere preventivo a me sembrano un’enormità, e la giustizia italiana davvero troppo lenta.
E. G.