[BlogLettera] Amianto: alcune precisazioni sull’offerta del miliardario svizzero

Egregio Direttore,

in relazione al comunicato del Coordinamento Provinciale del PDL apparso sulla Stampa locale, ci sentiamo in dovere di puntualizzare la nostra posizione.
Finora abbiamo sempre evitato polemiche con le forze politiche, ma ora siamo stati direttamente chiamati in causa.

L’AFEVA rappresenta circa 1700 famiglie di ammalati e deceduti tra Casale e Cavagnolo, di questi sono coinvolti nel “periodo svizzero” 1200 cittadini e lavoratori: in quest’ultimo gruppo hanno accettato l’offerta di Schmidheiny in 545, corrispondente al 45%, meno della metà. Sono quindi rimasti nel processo, a vario titolo, tra l’attuale e quello per l’Eternit bis, in 665.
Se consideriamo le altre Associazioni e le altre realtà territoriali, coloro che hanno accettato sono complessivamente circa 1080.

A fronte di un’offerta unilaterale dell’imputato svizzero rivolta ai singoli, non potevamo certo lasciare tutti allo sbando e alla mercé dei suoi emissari. L’AFEVA ha deciso di assistere tutti, ammalati e famigliari delle vittime, in tutte le fasi della vertenza. Anche questa decisione è stata presa all’unanimità in assemblea aperta, davanti a stampa e TV, sempre in presenza del Sindaco dell’epoca. Questa scelta ha consentito la massima partecipazione allo svolgimento del processo e a tutte le iniziative sugli obiettivi della vertenza amianto.

Dobbiamo inoltre ricordare che l’offerta ai singoli è stata proposta prima dell’inizio del processo, quando il capo di imputazione recitava: “Disastro ambientale doloso”. Solo successivamente è stato integrato con l’aggravante “permanente”, che ha vanificato il rischio della prescrizione.
Pertanto molti, specie tra i lavoratori, erano a rischio o nella certezza della prescrizione, cosa che ha condizionato la loro decisione.
Più della metà dei nostri assistiti ha comunque detto di no, nonostante questo rischio.
Alcuni, specie le donne, hanno accettato in lacrime perché non sapevano come affrontare il peso di portare avanti una famiglia senza il sostegno economico del marito.

Anche tra i semplici cittadini, non l’abbiamo mai negato, ci sono coloro che hanno accettato, pur non essendo in ristrettezze economiche.

L’Amministrazione Comunale, se non ci fosse stata una reazione così forte da parte della popolazione, avrebbe già accettato l’offerta di Schmidheiny, passando quindi sopra i principi etici e al valore della giustizia. Si è comportata come se Casale avesse avuto soltanto un danno economico, senza comprendere il significato di una strage immane, ancora in corso, dovuta non a una calamità naturale, ma a delle scelte criminose attuate con cinismo agghiacciante.

In considerazione del fatto che il singolo cittadino risponde a se stesso, mentre l’Amministrazione casalese, l’Ente più significativo per la lotta all’amianto nel nostro territorio e a livello internazionale, deve rispondere all’intera comunità, siamo a ribadire di rimanere uniti, cittadini e Istituzioni, anche per affrontare in modo più efficace le fasi successive alla sentenza, compresi i risarcimenti.

Associazione Famigliari Vittime dell’Amianto
Casale Monferrato