Gentile Redazione
La liberalizzazione degli orari d’apertura del commercio, appare non solo inutile dal punto di vista del rilancio dei consumi, per i centri scarsamente vocati ad un turismo massivo e prolungato, ma un vero e proprio flop all’occhio esperto di chi del commercio ne è operatore.
Partiamo dalla considerazione che, il bacino d’utenza legato ad una certa quota di proposta commerciale, escludendo come detto le zone ad alta vocazione turistica, scarsamente aumenta e la guerra ad accappararsi il consumatore “consuma” grandi risorse economiche, perché oggi acquista per una quota altissima i suoi bisogni, solo ed esclusivamente in promozione con veri e propri flussi migratori per seguire offerte e volantini.
Di questo ne sono al corrente tutti i gli operatori del commercio anche la Grande distribuzione che magari ha nel corso del 2011, aumentato i volumi di vendita ma diminuito fortemente i ricavi e le marginalità, con battute di cassa molto ridotte rispetto agli anni precedenti.
A questo punto viene da chiedersi quale vantaggio può avere il consumatore che, possiede sempre meno disponibilità economica, che il negozio resti aperto più a lungo, senza potersi permettere di acquistare, oppure potendolo fare solo a fronte di offerte interessanti?
Nessuno, infatti vediamo in questa possibilità, tanti lati negativi per il commercio e pochi anzi nessuno positivo, per il consumatore.
I lati negativi per il commercio sono; maggior costi per i piccoli esercizi in termini di spese per il personale e consumi fissi; grande sacrifici umani per le persone che già oggi in tempi così frenetici, non possono usufruire di tempo per la cura dei figli e degli affetti e che se fossero costretti a orari più lunghi ne avrebbero ancora meno; nessuna speranza di veder aumentare il giro d’affari perché le possibilità economiche e i comportamenti dei consumatori sono molto cambiati e cambieranno ancora di più nel breve.
Di lati positivi francamente non ne vedo ne per il consumatore ne per le grandi catene, perché i consumatori non agiscono più sull’acquisto d’impulso ma su quello ragionato sulla base del bisogno e della percezione prezzo/qualità di ciò che intendono acquistare.
Non è raro vedere grandi utenze nei centri commerciali ma pochi pacchetti nelle mani e per le grandi catene diventerà solo la ripartizione degli acquisti e del fatturato nelle giornate d’apertura con la falsa speranza di aver portato via qualche consumatore alla concorrenza che perderà subito nel momento che il concorrente entrerà in promozione a sua volta.
Ecco perché noi della LISTA CIVICA MORANDO, siamo contrari ad un’idea che appare già vecchia ancor prima di nascere.
Questa non vuole essere una difesa al commercio tradizionale ma una convinta analisi dei bisogni, infatti, la critica che muovo al nostro commercio cittadino e di non voler interpretare i bisogni del nuovo consumatore e di attendere che i tempi tornino quelli di una volta.
Perché non pensare ad una nuova politica d’offerta che porti per i negozianti una soddisfazione dei ricavi medi ponderati spalmati in un periodo più lungo dell’anno invece di rimanere incastrati negli alti e bassi stagionali?
E’ un’ idea che deve essere accompagnata da una visione della città e in questo, entra in gioco chi amministra, diversa con servizi e spazi oppurtuni.
Un ultimo dato a conforto di ciò che ho appena detto, i rilevamenti indicano che le piccole superfici nell’anno terminate hanno sofferto meno che le grandi superfici, secondo voi perché?
Mauro Morando
candidato sindaco Lista civica Per la Nostra Città