[BlogLettera] I conti del Grillo, l’evasione fiscale e…”la repubblica dei soviet”

Dopo aver aperto al governo Monti, avergli chiesto un incontro, aver lodato il suo esordio, avergli domandato il “dialogo” con i movimenti ( si ascoltino le registrazioni che sbugiardano le “smentite”), Beppe Grillo si è scoperto per un attimo  oppositore del governo. “Siamo a un passo dalla Repubblica dei soviet!” ha gridato sdegnato sul suo blog ( 20 Dicembre). Qual’è la ragione  dello scandalo? Il fatto che il governo dei banchieri abbia annunciato il controllo fiscale sui conti correnti. “Non sopporto che i miei conti di persona onesta che paga il fisco siano a disposizione di centinaia di funzionari. E’ un’intollerabile violazione della privacy” dichiara Grillo. E poi” I grandi evasori non ricorrono mica ai conti correnti bancari”.
Naturalmente è vero- come poi diremo- che la grande evasione ricorre ad altri metodi e canali. E tuttavia colpisce che lo sdegno di Grillo per le misure fiscali di Monti, non si indirizzi contro l’imposizione della IMU sull’abitazione su cui si paga il mutuo, contro l’aumento dell’IVA, della benzina, di tutte le tariffe pubbliche e bollette, contro le nuove addizionali IRPEF, contro il fatto che i lavoratori dipendenti e i pensionati si vedono colpiti persino sul terreno fiscale dopo aver retto sulle proprie spalle negli ultimi trentanni l’aumento del 13% delle tasse, a fronte dell’evasione sempre più larga delle classi proprietarie (e persino della loro detassazione). No. Grillo si indigna per la possibile violazione della propria privacy di contocorrentista. E’ interessante. Quando si trattava di intercettazioni Grillo gridava ”intercettatemi pure”: la privacy poteva essere violata indiscriminatamente. Ma quando si tratta di conti correnti il principio della privacy torna granitico. Come dire che, secondo Grillo, lo Stato ha diritto a controllare persino la vita affettiva e personale di un cittadino (!), ma non la sua regolarità di contribuente. Concezione singolare, ma non casuale: riflette la classica visione del mondo di un piccolo borghese arricchito che s’infuria non quando lo Stato torchia i lavoratori dipendenti, vere bestie da soma del carico fiscale, ma quando minaccia di mettere il naso nella sua “libertà” di potenziale evasore. Lì scatta la reazione irrefrenabile contro..”la Repubblica dei Soviet”. Lì persino Mario Monti, uomo delle banche, diventa lo spettro.. di Vladimir Lenin, senza alcun timore del ridicolo: soprattutto quando il piccolo borghese esercita il mestiere di comico.

IL GOVERNO DEI BANCHIERI NON PUO COMBATTERE UN’EVASIONE GARANTITA DALLE BANCHE

La nostra visione delle cose è esattamente opposta a quella di Grillo. Perchè opposta è la ragione sociale e di classe da cui muove. Non critichiamo il governo dei banchieri perchè “annuncia” a parole la lotta all’evasione. Ma perchè si limita appunto alle parole o a iniziative pubblicitarie (Cortina). Perchè usa quelle parole e iniziative come specchio per allodole per far digerire ai lavoratori nuovi sacrifici ( incluse altre tasse ). Perchè accetta di fatto l’evasione di massa degli stessi redditi delle classi proprietarie ( meno dell’1% dichiara più di 100.000 euro l’anno).  Perchè un governo che garantisce l’evasione legale delle grandi ricchezze, rifiutando di imporre ogni reale patrimoniale, non ha alcuna credibilità quando minaccia l’evasione illegale.
Perchè l’apparato dello Stato, su cui ogni governo borghese si appoggia, è strutturalmente incapace di combattere l’evasione, esposto com’è alla endemica corruzione, imprigionato nella sua burocrazia, spesso oltretutto paralizzato dai suoi stessi tagli di spesa a risorse e strumenti di controllo tributario ( tra il 2006 e il 2011 il 2000% di controlli fiscali in meno). Perchè il grosso di quel poco di evasione che accerta non riesce a riscuoterlo ( v. “I soldi  rubati” di Nunzia Penelope). Perchè  oltretutto quel pochissimo che riscuote dagli evasori scovati ( appena 10 miliardi nel 2011 a fronte di 150 miliardi evasi) lo investe non a favore dei lavoratori ma per ridurre l’IRAP alle grandi imprese, per ridurre l’IRES ai capitalisti, per offrire garanzia statale alle banche e pagare gli interessi sul debito pubblico ai banchieri: a quei banchieri che sono i principali garanti dell’evasione fiscale del capitale , ma a cui Monti vorrebbe assegnare, guarda caso, poteri primari in fatto di di contrasto..all’evasione ( “Siano le banche a informare l’Agenzia delle Entrate sui movimenti di conto..” recita il Decreto Salva Italia).

Qui sta il vero scandalo. Non semplicemente nelle numerose vessazioni inquisitorie e brutali di Equitalia contro lavoratori, artigiani, piccoli commercianti indebitati con le banche e condannati dalla crisi alla rovina. Ma nel fatto che queste vessazioni intollerabili siano compiute come esattori di uno Stato garante delle banche; di quelle banche che sono custodi di tutti i traffici, marchingegni, truffe, raggiri  della grande fuga capitalistica dal fisco: bancarotte tributarie, trader princing, società fantasma, paradisi offshore, fondi neri e via discorrendo. Di quelle banche che sono, tanto più in periodo di crisi, il cappio al collo di milioni di contribuenti onesti.
Questo Stato ha irreversibilmente fallito contro l’evasione. Gli stessi dati forniti dalla stampa borghese sono inequivocabili. Negli ultimi 20 anni di propaganda anti evasione, di annunci storici “risolutivi”contro gli evasori, di infinite chiacchiere elettorali contro “chi ruba a tutti noi”, l’evasione fiscale è semplicemente.. quintuplicata. Lo dice testualmente la Corte dei Conti, e la stima è forse sbagliata per difetto. L’espansione dell’evasione è talmente grande che lo Stato non riesce neppure a stimarla in cifre definite. Lo sviluppo del capitale finanziario, la sua espansione mondiale dopo l’89, la diffusione delle nuove tecnologie informatiche, la precarizzazione dilagante del lavoro, l’intreccio sempre più vasto tra capitale ”legale” e criminale, hanno rappresentato nel loro insieme un volano moltiplicatore inarrestabile dell’evasione dei ricchi. Così è in tutto il mondo capitalistico, e persino in Germania ( dove l’evasione accertata è salita nel 2011 a 50 miliardi). Così è sicuramente in Italia. Per tranquillizzare Beppe Grillo, gli ricordiamo che il “terribile” sistema tecnologico Serpico contro cui ha inveito non è un invenzione di Monti. Fu istituito dal primo governo Prodi nel 97, naturalmente nel nome della “svolta antievasione”. I suoi risultati? Nulli. Altro che  difesa della privacy dei conti correnti dallo Stato.. bolscevico!

SOLO MISURE RIVOLUZIONARIE POSSONO STRONCARE L’EVASIONE DEI CAPITALISTI

La verità è che la stroncatura alla radice dell’evasione fiscale- all’opposto di quanto pensa Grillo- richiede esattamente misure anticapitaliste e rivoluzionarie. Attribuzione del reato penale per lo sfruttamento del lavoro nero e regolarizzazione di tutti i lavoratori, combinate con la ripartizione del lavoro tra tutti e un grande piano di nuovo lavoro per opere sociali; controllo capillare, operaio e popolare, del territorio per scovare ogni forma di evasione fiscale e contributiva da parte di aziende e speculatori, ad ogni livello (dalle aziende fantasma alle milioni di case sfitte neppure registrate); nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori di tutte le aziende che evadono fisco e contributi;  abolizione del segreto commerciale, apertura dei libri contabili delle aziende,  controllo operaio e popolare sui conti aziendali; nazionalizzazione delle banche (senza indennizzo per i grandi azionisti e con la piena tutela dei piccoli risparmiatori) e loro unificazione in un unica banca pubblica, sotto controllo sociale.
Guerra internazionale ai paradisi fiscali, a partire dall’esproprio d’autorità delle banche situate a San Marino, dello IOR vaticano, delle centinaia di filiali in Italia delle banche offshore, tutte grandi lavanderie di denaro sporco esentasse.
Sono queste le prime vere misure da prendere contro l’evasione. La loro incisività sta nel fatto che colpiscono al cuore il potere delle banche e che ricorrono alla mobilitazione e alla forza dei lavoratori e del popolo: uno strumento infinitamente più efficace, più rapido,più economico,più onesto della somma di Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, ed Equitalia ( con le loro infinite lunghezze burocratiche e il loro carico inseparabile di corruzione e stipendi d’oro). Certo: le classi dirigenti inorridite griderebbero allo “Stato di Polizia”. Ma uno “Stato di polizia” della classe lavoratrice contro banchieri e capitalisti libererebbe milioni di persone dall’usura delle banche, dalla criminalità fiscale del capitale, dalle vessazioni del SUO Stato. E sarebbe dunque un fatto di libertà e di democrazia, oggi negata.

Resta il fatto che senza queste misure, l’evasione fiscale non sarà mai domata. E queste misure, a loro volta, possono essere realizzate solamente da un governo dei lavoratori. Da un governo che si basi unicamente sulla autorganizzazione democratica delle masse. Da un governo che rompa con le vecchie classi dominanti e lavori a costruire un altro ordine sociale: in cui a comandare non sia più una piccola cricca di industriali e banchieri, ma il mondo del lavoro e la maggioranza della società. In cui l’intera economia sia riorganizzata in funzione dei bisogni sociali e non del profitto.

Non a caso fu proprio la Repubblica dei Soviet a realizzare  concretamente quelle misure dopo la rivoluzione d’Ottobre , colpendo alla radice evasione e corruzione della vecchia Russia borghese, e radendole al suolo. Ai capitalisti e banchieri che si ribellarono, alla loro stampa inorridita, e.. ai Beppe Grillo dell’epoca che invocavano la propria privacy, Lenin rispose anticipatamente con parole molto semplici:

”Quando un banchiere pubblica le entrate e le spese di un operaio, i dati sul salario e la produttività del suo lavoro, nessuno pensa di vedervi l’intromissione nella vita privata dell’operaio o una delazione.. E se accadesse l’inverso?  Se gli operai e gli impiegati controllassero le spese dei capitalisti e pubblicassero i loro conti e i loro dati? Quali grida selvagge contro lo spionaggio e la delazione!.. Quando i capitalisti controllano gli operai, si considera tutto naturale. Ma quando gli oppressi vogliono controllare gli oppressori, svelarne le entrate e le uscite, oh no, la borghesia non tollera lo spionaggio.. La questione si riduce sempre a questa: il dominio della borghesia è incompatibile con una democrazia vera. E nel XX secolo una democrazia vera è impossibile se si ha paura di marciare verso il socialismo” (Lenin, la Catastrofe imminente e come lottare contro di essa – Settembre 1917).

Questa verità è, se possibile, ancor più attuale nel nuovo secolo che si è aperto.

Partito Comunista dei Lavoratori – Alessandria
www.pclavoratori.it