Paparatto (Cgil): “La legge di stabilità piace a Renzi, ma molto meno a lavoratori e pensionati”. Altre forme di lotta in arrivo?

Paparatto ToninoGiornate intense queste, per i sindacalisti di casa nostra (e non solo per loro). Reduce dal presidio unitario Cgil, Cisl e Uil di piazza della Libertà per la modifica urgente della legge Fornero (“per gli esodati, e per i pensionati in genere, servono risposte concrete, e finora le misure annunciate dal Governo Renzi sono ampiamente insufficienti”), Tonino Paparatto, segretario generale della Camera del Lavoro di Alessandria, è andato di corsa a Venezia, per una full immersion di due giorni con i colleghi di tutto il nord Italia, “alla ricerca di un modello organizzativo che sappia reggere la sfida dei prossimi decenni”. Neanche il tempo di rientrare in sede, e il Governo Renzi rende noti gli elementi essenziali della legge di stabilità 2016, presentata con la solita enfasi trionfalistica da gran parte dei media. La Cgil però (e in verità anche Uil e Cisl, quest’ultima forse con qualche ‘distinguo’ in più) dice subito chiaramente che la prossima finanziaria è ampiamente insoddisfacente per lavoratori e pensionati, “e ad oggi è tutto in divenire, non escluderei altre forme di protesta, dopo il presidio alessandrino della settimana scorsa”. Insomma, un autunno che è cominciato umidiccio, ma in un niente potrebbe diventare davvero caldo.

Con Paparatto parliamo un po’ di tutto: la legge di stabilità, appunto, ma anche i dati sulla flebile ripresa dell’occupazione e le possibili ‘interpretazioni’ degli stessi, le criticità del mondo del lavoro, pubblico e privato, di casa nostra.

 
Segretario Paparatto, non possiamo che partire dalla legge di stabilitàMatteo Renzi 2016, da giorni protagonista assoluta delle cronache: a sentire il premier Renzi, la migliore realizzata da tanti anni a questa parte. Meno tasse per tutti, incentivi e sgravi per il lavoro: diventeremo la locomotiva d’Europa?
(riflette qualche secondo, ndr) La legge di stabilità piace certamente al Governo, forse in parte agli industriali (ma bisogna chiederlo a loro, naturalmente), poco o per nulla a lavoratori e pensionati. Come sindacato non siamo perplessi, ma fortemente critici. Perché l’insieme dei provvedimenti annunciati porterà benefici apparenti, forse un po’ più di liquidità nelle tasche delle persone, ma con il rischio dell’effetto boomerang, e con scarsa equità sociale. Un esempio? L’annunciata abolizione dell’imposta sulla prima casa per tutti: ovvio che, su due piedi, chiunque abbia un alloggio di proprietà, compreso il sottoscritto, si sfrega le mani. Ma proviamo a pensare alle conseguenze: dove le prenderà Renzi quelle risorse, o meglio a chi le toglierà? Agli enti locali, comuni in primis, a cui verrà meno ulteriore ossigeno. E questo che altro potrà significare, se non taglio dei servizi destinati alle fasce più deboli, sociali e sanitari, oppure nuove imposte? Meglio sarebbe una soluzione progressiva, in base al reddito: la casa del resto è un bene tassato in tutto l’Occidente. L’altra grande questione sono i pensionati: la legge Fornero va modificata, gli esodati non possono vivere nel limbo. E la prossima legge di stabilità ha risorse per salvarne sono una parte. Non va bene.
Più in generale occorre chiarire quali sono le prospettive e la logica in cui intende muoversi la nostra previdenza. Per non dire poi del provvedimento populista del reinserimento del contante fino a 3.000 euro: come si fa a non vederci un incentivo ‘all’arrangiarsi’, diciamo così..
Insomma, ci auguriamo che il Governo ora intenda sedersi ad un tavolo con le forze sociali e sindacali, e discutere di tutto. Non imporre con la forza una serie di provvedimenti che hanno poca sostanza, e molti rischi.

 

Imprese italianeSegretario Paparatto, a prescindere dalla prossima legge di stabilità, come sta il mondo del lavoro? Anche qui, ci sono numeri contraddittori che parlano di ripresa, ma anche tante criticità e tensioni, anche in questi giorni sul nostro territorio.
L’occupazione soffre ancora, e soprattutto mancano certezze, e il quadro è contraddittorio. Lieto di sapere che dal punto di vista del Governo tutto va a gonfie vele: se è davvero così, prima o poi gli effetti positivi li vedranno anche i lavoratori, che dice? Per ora la disoccupazione sta sempre attorno al 12%, e non è un dato di cui rallegrarci.

E i numeri locali cosa dicono?Camera del Lavoro
A parte che ognuno di numeri ormai sventola i propri, e diventa a volte anche difficile fidarsi di quelli. In ogni caso, i dati regionali parlano (in riferimento al secondo semestre di quest’anno) di una produzione industriale in ripresa del 2% in Piemonte, e un po’ meno, intorno all’1,6%, in provincia di Alessandria. In parallelo, abbiamo poi un dato sull’occupazione, relativo ad agosto 2015, che segnala per l’alessandrino 1.247 occupati in più rispetto ad un anno prima. Ed è anche oggettivo che sta calando in maniera significativa il ricorso agli ammortizzatori sociali, nel loro complesso. Ma questo talora significa semplicemente che scade la loro estendibilità temporale, che è limitata nel tempo.

Insomma, una ripresina sembra esserci, numeri alla mano….
Ecco, bravo, ripresina: se sarà qualcosa di più forte e strutturale lo vedremo. Sicuramente sta anche aumentando il numero di coloro che tornano a crederci, e a cercare lavoro, dopo anni di disillusione e rassegnazione. La situazione è poi assolutamente diversificata, dipende dai settori. L’industria, ad esempio, dà appunto segnali complessivi di ripresa, pur con le specificità al suo interno, come ad esempio Ilva. La chimica invece va, così come le bonifiche da amianto nel casalese e il terzo valico sul fronte appenninico un po’ di lavoro in più lo generano. Sul fronte terzo valico, peraltro, è spesso occupazione che non ricade direttamente sul territorio, e questo non va bene.

Edilizia ripresaL’edilizia continua a soffrire?
Purtroppo sì, è un settore che ancora fatica a trovare la strada per ripartire, così come in generale a soffrire maggiormente sono le aziende medio piccole: che sul territorio alessandrino, come piemontese in generale, rappresentano però una porzione importante del mercato, per cui è chiaro che lì c’è la necessità di un’attenzione particolare.

L’alessandrino finora ha puntato troppo poco sul turismo enogastronomico e culturale?
Io sono convinto di sì, lo ripeto da quando sono arrivato qui, e ho scoperto via via le bellezze, e la ricchezza di proposta di questo territorio. Chiaramente non parliamo di turismo di massa: nell’alessandrino non c’è il mare, e non ci sono neppure Firenze o Venezia. Ma ci sono tanti elementi attrattivi diffusi, che in realtà possono crescere nel tempo, e offrire occupazione: ovviamente non parlo di sostituire attività di tipo industriale, agricolo o artigianale con il turismo. Dico che può essere un’opportunità in più su cui puntare.

Segretario Paparatto, parliamo di economia pubblica, che in Italia pesaSanità nuova per oltre il 50% del Pil: la riforma della sanità piemontese sta incontrando la comprensibile opposizione dei territori, che si sentono spogliati e abbandonati….
Come sindacati ci siamo incontrati con i vertici di Asl e Aso, e mi pare che si stia portando avanti un percorso serio, anche se difficile. Certamente la gran parte delle persone ormai ha capito che non si può pretendere di avere una sanità di qualità, e al tempo stesso diffusa su tutto il territorio. I costi sarebbero proibitivi: meglio spostarsi un po’, in maniera ragionevole e razionale si intende, e ricevere cure di eccellenza.

Atm mezzi 1Per spostarsi però servono le strade, e i trasporti pubblici: altra nota dolente, da queste parti…
Lo sappiamo bene. Il progetto, ormai avviato, dell’agenzia regionale dei trasporti, è importante ma di per sé non potrà risolvere le emergenze di tante realtà locali, a partire da Atm qui ad Alessandria, rispetto alla quale si gioca in queste settimane una partita molto delicata. I sindacati, in maniera unitaria, hanno bocciato senza mezzi termini il nuovo piano industriale dell’azienda, rigettando l’ipotesi di nuovi sacrifici per i lavoratori, e di esuberi. Faremo la nostra parte, ma naturalmente occorre confrontarsi con la realtà, con le risorse disponibili, e capire quali sono su questo fronte le intenzioni del Comune di Alessandria. E’ però tutto il trasporto, sia su gomma che su rotaia, che va davvero ripensato.

Lei da un anno e mezzo fa il pendolare in treno da Torino peraltro: com’èIntercity la sua esperienza diretta?
(sorride, ndr) Francamente buona, con qualche piccolo disagio ogni tanto, affrontato con pazienza. Però la tratta Torino Genova durante il giorno è ben collegata, e per il momento è stata anche congelata la questione della soppressione degli Intercity. Certo, l’ultimo treno da Alessandria per Torino è alle 22,30, e quando mi capita di far serata in città, come l’altro sabato alla festa dell’Anpi, mi organizzo con l’auto. Vita da pendolare insomma. I problemi veri sul fronte treni sono però due: da un lato il fatto che Alessandria, negli ultimi decenni, ha perso centralità, ed è stata esclusa da tutti i progetti legati all’alta velocità: per cui andare da qui a Roma, o al sud, diventa un’Odissea. Dall’altro lato c’è la questione delle tratte locali, interprovinciali: anche quelle assai indebolite, e con servizi che spesso lasciano a desiderare. Ci aspettiamo proposte concrete, e un progetto complessivo di riorganizzazione. M auguro che nessuno intenda mettere in discussione la centralità del trasporto pubblico, come servizio essenziale: da potenziare semmai, non certo da ridurre drasticamente.

Ettore Grassano