Arrivando ad Enosis Meraviglia l’atmosfera incantanta la respiri subito, quando appena svoltata la curva a sinistra sulla strada che da Fubine porta a Cuccaro Monferrato ti ritrovi di fronte questa spettacolare cascina del Seicento, bella da togliere il respiro, nella sua armonia assoluta di vigneti, architettura, colori.
Il meglio, naturalmente, deve ancora venire, e sta dentro: una vera università del vino, con laboratori sperimentali ad avanzata tecnologia, e aule dedicate alla didattica, ma anche alle storia dell’uomo, intrecciata con quella della vite, e della bevanda che da questa deriva, a partire dall’acino.
Se poi l’occasione è un seminario con affabulatori di altissimo livello, a partire naturalmente dal padrone di casa, l’enologo di fama mondiale Donato Lanati, è garantito che si esce da un simile incontro assolutamente arricchiti, in termini di conoscenza.
L’occasione è un compleanno speciale: i 10 anni di apertura della stessa Enosis Meraviglia, e i 25 del progetto Enosis nel suo complesso, a cui Lanati ha dedicato tutte le sue energie professionali, e la sua esistenza. E lo rifarebbe cento altre volte, se cento volte potesse ricominciare: “Ricordo come se fosse ieri – sottolinea introducendo i lavori della giornata intitolata Libare humanum est – la mia prima visita su queste colline, insieme ai miei genitori. Avevo 8 anni, arrivavamo da Voghera, e mio padre era qui per una battuta di caccia. Io andai a correre nelle vigne, e per la prima volta in vita mia scopriì i grappoli, quasi maturi, che a me ricordavano una piramide rovesciata. Fu lì che decisi che, nella vita, non avrei potuto far altro che studiare l’acino, e il vino che da questo si ricava”.
Lanati è un affabulatore straordinario, ma anche persona schiva in realtà: non ama le luci della ribalta, ma si illumina di luce propria quando parla di vigneti, di vendemmie, di vino. Da molti anni ormai è una vera eno-star internazionale, ma di questo sembra importargli poco. Preferisce raccontare di come il vino sia vita, cibo, cultura: e di quanto la sua storia si intreccia con quella di un territorio, e della comunità che lo abita.
Da questo punto di vista, l’amore di Donato Lanati per il Monferrato è assoluto: “da tanti anni per lavoro giro il mondo, ho conosciuto realtà splendide e incredibili, ma nessun posto è bello come il mio Monferrato”, ci raccontò in una precedente intervista. Magari naturalmente con un po’ di rammarico per il fatto che, nonostante lodevoli tentativi e qualche eccezione, qui da noi si conservi un approccio ‘provinciale’ e individualista, con una notevole difficoltà a ‘fare sistema’, e a proporsi come territorio ‘attrattivo’ su scala internazionale.
Tra gli ospiti della festa-seminario di Enosis Meraviglia una folta rappresentanza di autorità del Kazakistan e della Georgia, paesi con una tradizione enologica millenaria, e nei quali Lanati ha lavorato a lungo, e tutt’ora opera, ad altissimo livello, apportando un contributo decisivo alla riorganizzazione e al rilancio dei vini migliori di quelle terre, e al loro rilancio sui mercati internazionali.
Tanto che l’ospite d’onore della giornata, S.E. David Magradze, Vescovo del Monastero di Alaverdi-Kaketi, ha ribadito con un sorriso ed un brindisi “Donato Lanati è un vero georgiano, e non smetteremo mai di ringraziarlo”.
A proposito di affabulatori, impossibile non apprezzare gli altri interventi della giornata di lavori ad Enosis Meraviglia: a partire quello di Duccio Canestrini, illustre antropologo che ha ‘incantanto’ la platea con un rapido ed avvincente excursus storico (con supporti multimediali) sul vino nell’arte, nel mito e nell’etnografia.
Il connubio tra enologia e gastronomia è stato invece celebrato da Enrico Bartolini, Chef 2 stelle Michelin del Ristorante Devero, che ha proposto interessanti esperimenti ‘sensoriali’, legati alla degustazione di piccole delizie preparate sul momento.
E’ toccato poi a Alessandro Garofalo, “fisico nucleare fallito”, come ha ironizzato lui stesso, nel senso che per mestiere si è poi sempre occupato, con risultati eccellenti, di innovazione di prodotto in ambito aziendale. A lui il compito di ‘duettare’ con Lanati, ispirandosi ad un genio assoluto del passato come Leonardo Da Vinci, in un accostamento temporalmente impossibile ma per nulla irriverente tra due grandi spiriti innovatori, quali appunto quello di Leonardo e quello di Donato Lanati. Che ha concluso ricordando: “In Italia ci sono circa 6 mila enologi, e 150 mila persone che, a vario titolo, parlano e scrivono di vino. Ma ci sono anche 9 milioni di persone, e forse più, che al vino sono interessate: ed è a loro che bisogna arrivare, per allargare e far crescere il mercato, evidenziando anche il potenziale curativo del ‘bere bene’, in termini di salute e qualità della vita”.
Ettore Grassano