“Semplicemente, ad un certo punto della mia vita ho ritenuto che l’esperienza come consigliere comunale fosse un tassello necessario, proprio perché alla partecipazione politica ho sempre creduto, fin da ragazzino”. E’ la prima volta che incontriamo di persona Nicola Savi, e ci colpisce, oltre alla ‘erre arrotata’ (che però dalle nostre parti non è poi così inusuale, anzi), il candore e l’entusiasmo di chi, superati la boa dei cinquanta, ad alcuni valori ‘partecipativi’ ancora ci crede, davvero. E poiché proprio Savi (di mestiere insegnante di materie giuridiche alle scuole superiori) è presidente della commissione Affari Istituzionali e Partecipazione di Palazzo Rosso, quale migliore occasione per farci raccontare a che punto stanno proprio su questo versante i progetti della maggioranza che sostiene il sindaco Rossa? La partecipazione, ricordiamolo, oltre ad essere storicamente un ‘cavallo di battaglia’ della sinistra, occupava nel programma elettorale del centro sinistra alessandrino, nel 2012, una posizione rilevante. E, se è vero che in questi anni di partecipazione ad Alessandria non è che se ne sia percepita molta, Savi precisa: “Certamente ci sono tante ragioni, assolutamente extra e sovra alessandrine, se oggi questa è la situazione: ma noi abbiamo lavorato, eccome, e nel giro di pochi mesi speriamo di poter cogliere, o quantomeno mostrare alla cittadinanza, i primi frutti. A quel punto, il successo del progetto dipenderà da tutti gli alessandrini, e non solo dal consiglio comunale.
Consigliere Savi, parlare di partecipazione nell’Italia iper individualista del 2015, dove il massimo di coinvolgimento sociale è collegarsi la sera a facebook per insultare questo o quello, non è antistorico? Sembra quasi di parlare della ‘casa salma’, insomma…
(sorride, ndr) Come darle torto? Indubbiamente la partecipazione ha subìto nei decenni una trasformazione profonda, e forse è anche un po’passata di moda. Quand’ero ragazzino io, negli anni Settanta, tutto era partecipazione, e politica. Ma non necessariamente partiti, attenzione, Tutt’altro. La mia esperienza, ad esempio, è passata attraverso il mondo degli scout, con quel prete straordinario che fu don Benzi, e poi anche con don Angelo Campora. Sono stato scout, con i vari gradi gradi e ruoli, dagli 8 anni fino intorno ai 30. E partecipare a ciò che ti circondava era naturale, istintivo. Così fu, per me, anche con diverse esperienze del mondo del volontariato: dall’associazione per la Pace, a Regala un sorriso, per citarne due soltanto.
Ai partiti quando si è avvicinato per la prima volta?
Ormai quasi vent’anni fa, nel 1996, con i comitati per l’Ulivo. Una grande stagione partecipativa: l’ultima forse, almeno fino ad oggi, vista col senno di poi. Da lì poi sono stato consigliere di circoscrizione, e da tre anni consigliere comunale nel PD. Appunto, con il compito di presiedere la commissione che di partecipazione si deve occupare per statuto, diciamo così.
E come ve ne state occupando? La sensazione comune è che, per restare su scala alessandrina, la partecipazione che un po’ tutti noi non più giovanissimi ricordiamo sia stata quella legata ai quartieri, appunto dagli anni Settanta ai Novanta. La successiva stagione delle Circoscrizioni ci pare invece non abbia entusiasmato nessuno, che dice?
Concordo: la dimensione dei 23 quartieri, che era una dimensione collettiva e sociale prima che politica, e comunque assolutamente non partitica, la ricordiamo tutti positivamente. Le Circoscrizioni sono state invece vissute, e probabilmente gestite, come una moltiplicazione di consigli comunali sul territorio, per di più con pochissime risorse. Ma Alessandria, parliamoci chiaro, non è Roma e neppure Milano: e se là le circoscrizioni possono essere necessarie, qui erano ridondanti.
In ogni caso, la legge per cittadine delle dimensioni di Alessandria le ha cancellate. Il punto è che da allora c’è il far west, o meglio il nulla. Le persone si fanno gli affari loro, aggregandosi quando va bene in maniera ‘verticale’, tematica: gli appassionati di teatro, i collezionisti di orologi o di pesci rossi e così via….
In realtà l’associazionismo di tipo specializzato diciamo così, per singoli temi o categorie, funziona soprattutto in città, per nulla nei sobborghi. E l’assessore Cattaneo su quel fronte sta lavorando egregiamente. Ma è un livello naturalmente non alternativo a forme di partecipazione universale e territoriale, tutt’altro. E a questo abbiamo concretamente lavorato in commissione in questi tre anni.
In che modo, e a che punto siete?
Il primo passo, di tipo normativo burocratico, è stato mettere a punto un Regolamento delle istanze e delle petizioni, che ad Alessandria non esisteva. Ora c’è, è operativo, e naturalmente si tratta di farlo conoscere a tutti i cittadini, affinché possano utilizzarlo. Ma quello è stato solo il primo passo. Il lavoro più impegnativo, che ormai è in dirittura d’arrivo, è stato elaborare, in Commissione, il Regolamento delle rappresentanze territoriali. E ci siamo riusciti: è vero che il documento, circa 3 mesi fa, è stato approvato a maggioranza, ma in realtà ci abbiamo lavorato tutti con impegno, e con un confronto serrato e trasparente. Anche con Locci, ad esempio: che politicamente non la pensa come me, ma che sul tema è assolutamente preparato, e che ha portato il suo contributo. Così come hanno fatto i 5 Stelle. Poi, naturalmente, si deve andare ad una sintesi, e se non ci si riesce all’unanimità, lo si fa a maggioranza.
Ora il Regolamento è operativo? E cosa prevede?
Non è ancora operativo, ma speriamo lo possa essere nel giro di qualche mese. Nel senso che nel frattempo abbiamo dovuto anche apportare modifiche allo Statuto, e siamo in attesa della sua approvazione da Roma, che credo sia imminente. A quel punto del Regolamento delle rappresentanze territoriali si potrà/dovrà discutere in consiglio comunale: mi auguro approvandolo, per poi presentarlo alla cittadinanza, e dargli sostanza.
Ecco: ci spieghi la sostanza del progetto….
Volentieri: la dimensione territoriale dei 23 quartieri, e delle 5 circoscrizioni, rimane: anche perché tutte le mappe e la documentazione comunale sono ispirate a quei modelli. Ma non si tratta di far rinascere nulla di vecchio, sul fronte del modello partecipativo: semmai di guardare avanti, anche ispirandosi ad esperienze analoghe di città simili ad Alessandria. Cito Vicenza, Pisa, ma ne abbiamo esaminate diverse altre. L’idea è ricostituire una rappresentanza territoriale e civica: fare in modo che i cittadini, in ogni paese o quartiere, abbiano dei punti di riferimento tramite i quali dialogare con il comune, avanzando segnalazioni, progetti, proposte. E le rappresentanze saranno votate dai cittadini stessi, che inizialmente si faranno avanti su base volontaria. Appena avremo costituito la prima Consulta dei coordinatori di circoscrizione (5 membri, uno per circoscrizione), attueremo lo stesso processo per i singoli quartieri, 23 appunto. Una volta avviato il motore, diciamo così, proporremo ai residenti di ogni singolo quartiere di eleggere i suoi rappresentanti, 7 per quartiere, che eleggeranno fra loro un coordinatore. E così anche a livello di circoscrizioni. E potranno votare, ed essere eletti, tutti i cittadini a partire dai 16 anni di età.
Sono previste retribuzioni, stipendi, rimborsi, personale amministrativo?
Zero, zero, e poi zero. Assolutamente no: deve essere una partecipazione (ci auguriamo diffusa: ma si tratta di partire, e farla crescere nel tempo, ovvio) assolutamente volontaria, e costruttiva naturalmente. Per nulla partitica, sia chiaro.
Riflessione logistica consigliere Savi: dove si riuniranno queste persone, e quando? Gli spazi comunali si contano ormai sulle dita di una mano, senza neanche usarle tutte….
Anche questa è questione da risolvere con pragmatismo, senza regole precise. I cittadini si riuniscono tutte le volte che lo ritengono opportuno, ogni volta che c’è qualche tema rilevante del quale discutere. La differenza rispetto ai vari comitati che esistono oggi (penso a quelli della Fraschetta, per le questioni in primis ambientali) è che ora ci si riunisce solo in emergenza per così dire, e per protestare. Noi immaginiamo, a regime, un meccanismo di confronto stabile tra cittadini e comune: per protestare quando serve, ma anche e soprattutto per proporre e sollecitare. Dove riunirsi? Dove si può, e dove si vuole. In città per fortuna c’è ancora l’ex Taglieria del Pelo, e anche la sede della ex Circoscrizione al Cristo. Ma nei paesi esistono ovunque Soms, Circoli Acli o Arci, al limite anche la canonica, la palestra della scuola o il bar, che importa? L’importante è tornare ad un confronto vero, civile, costruttivo. Non penso di essere un sognatore: certamente nei prossimi mesi mi aspetto concreti passi in avanti, e che entro due anni, ossia prima della fine dell’attuale consigliatura (ora la chiamano così…), il meccanismo sia entrato a pieno regime. Anche perché era uno dei punti qualificanti del nostro programma elettorale.
A proposito consigliere: lei si ricandiderà?
(sorride, ndr) Non lo so, non ho ancora deciso: il mio obiettivo era fare quest’esperienza, che vista da dentro sta mostrando di avere luci ed ombre. Ripeterla non mi è indispensabile, vedremo: intanto c’è da completare il processo partecipativo, e da dargli concretezza.
Ettore Grassano