L’italiano medio [Il Citazionista]

maccio-capatonda-italiano-medio-cinemadi Andrea Antonuccio.

«Lasciatemi cantare, con la chitarra in mano. Lasciatemi cantare… sono un italiano»
L’italiano, Toto Cutugno, 1983

Il protagonista di questa invettiva è l’italiano medio. Non solo quello interpretato da Maccio Capatonda (nella foto) nel film omonimo. Non solo.

L’italiano medio fa fatica ad arrivare a fine mese, ma possiede due smartphone di ultima generazione con cui può chiamare tutti, anche quelli che non conosce. Il suo sogno è di trombarsi, nell’ordine: Belen Rodriguez, la vicina di casa separata, la tabaccaia finta bionda, la maestra giovane del figlio, la sorella della ex-moglie, la segretaria zoccola del capo e, se proprio non c’è altro, la collega un po’ sformata con l’alitosi e i brufoli.

Al cinema deve ridere, allo stadio deve vincere, a casa deve rilassarsi, a tavola deve ruttare, davanti alla tv deve grattarsi (i gioiellini). Al figlio insegna che il mondo è dei più furbi (“Bravo, fottili tutti”), al bar invoca più giustizia sociale (“Perché quelli che guadagnano i milioni non danno un po’ dei loro soldi ai poveracci, eh?”), al lavoro si lamenta davanti alla macchinetta del caffé (“Siamo nati per soffrire, lo diceva sempre mio nonno”).

E’ di sinistra con quelli di sinistra, è di destra con quelli di destra. Gli piace papa Francesco (“La Chiesa ne aveva proprio bisogno”), non va in Chiesa se non per la comunione dei nipoti, bestemmia se la squadra del cuore perde ma invoca il “santo nome della mamma” (o della Madonna) se si accorge troppo tardi dell’autovelox. Quando vede un carro funebre si palpeggia a lungo il basso ventre, e se è in vena ammolla al primo amico che incontra la sfiga della suora.

Gli “altri”, dal suo punto di vista, non capiscono un cazzo. E’ convinto che la vera mafia è a Roma e che in Italia non cambierà mai nulla. Se va in bici si lamenta degli automobilisti, se va in auto si lamenta dei ciclisti. Lascia 10 euro nella patente (“Non si sa mai”) e a tracolla porta un borsello in finta pelle. Quando sgancia un peto alza le lenzuola per sentire l’effetto che fa, fuma molto ma lunedì smette, parla male di Berlusconi ma in realtà lo invidia per i soldi e per le acrobazie con le donne.

Ha letto qualcosa di Volo e Moccia, dice che l’Isola dei Famosi è una cagata ma non se ne perde una puntata, a mezzanotte fa la scanalata sui canali zozzi e poi va su Youporn quando il figlio dorme. Se becca un talk show si addormenta, e sugli omosessuali pensa che possono fare quello che vogliono, basta che gli stiano a un chilometro dal buco del culo. In compagnia racconta barzellette orrende o episodi (volutamente esagerati) della sua vita militare, che gli amici conoscono già a memoria. Su Facebook mette le foto del viaggio di nozze in Thailandia, condivide le frasi dei libri di Coelho e periodicamente manda tutti a farsi fottere.

Non va più alla riunione di condominio (l’ultima volta ha messo le mani addosso all’amministratore) e sbatte la tovaglia sul balcone di quello di sotto. Prima di andare a dormire si dà una grattata (piedi o cabbasisi, a seconda) portando la mano sotto al naso per le opportune valutazioni olfattive. Ogni lasciata è persa, e se ci vuole un mese per far arrivare un documento, lui conosce uno che glielo fa avere in sole quattro settimane.

La legge deve essere implacabile con gli altri (“Ci vuole la pena di morte, ci vuole”), e più che comprensiva con lui. E’ amico per la pelle (“Ti piace  mia moglie? E fatti un giro, dai…”), ma appena qualcosa non gli va diventa un nemico implacabile.

Non ha ancora capito chi è il nuovo Presidente della Repubblica, ma gli sta già sulle palle. Nella sua carriera di elettore ha votato per tutti: Berlusconi, Bossi, Di Pietro, Bersani, Grillo, Renzi (solo alle Europee). Sa per certo che l’11 settembre lo hanno organizzato gli americani, che gli Ufo esistono e che Emanuela Orlandi era la figlia del Papa.

Che cosa può pretendere uno così? Di essere governato dalla Merkel? Suvvia… Renzi e Mattarella bastano e avanzano.