A ben sette anni dall’avvio, il tribunale di Alessandria si appresta a concludere il primo processo Solvay per l’ecocidio dell’inquinamento idrico, mentre deve ancora iniziare il secondo per quello dell’inquinamento dell’aria. In entrambi i casi ci sono di mezzo ammalati e morti, nei numeri che solo una vera indagine epidemiologica saprà approssimarsi al reale.
Dunque responsabilità penali: chiesti dal PM fino a 18 anni di reclusione per gli 8 imputati di doloso avvelenamento delle acque e dolosa omessa bonifica. Però anche responsabilità morali per quella improcessabile classe politica che tutta intera, per omertà e complicità, ha assassinato la Fraschetta per decenni.
Se non finirà nel solito scaricabarile sullo Stato, a loro volta gli attuali politici del consiglio comunale – anche con atti di indirizzo programmatico e delibere quadro – sembrerebbero impegnati finalmente in una opportuna discussione in merito alla nascita dell’Osservatorio ambientale della Fraschetta: strumento di partecipazione popolare che sarebbe stato già 30 o solo 20 o 10 anni fa l’argine alla catastrofe ecosanitaria.
A questa discussione, malgrado essa spesso oscilli fra gli estremi dell’astrattezza e dell’approssimazione, non si sottrarrà certo Medicina democratica, non solo perché sente la maternità della proposta originale di Osservatorio ma anche per esaltare l’improcrastinabile necessità di un Comitato scientifico internazionale che garantisca la complessa e costosa operazione di effettiva bonifica dei terreni e delle falde spinettesi, dunque la salute e l’occupazione.
Senza attendere la composizione del mosaico, un tassello immediatamente realizzabile è l’Indagine epidemiologica della Fraschetta, che abbracci il territorio della Fraschetta storica, il quadrilatero che va da Alessandria a Novi Ligure a Tortona a Predosa, un’area omogenea dove interagiscono situazioni anche di alto rischio accanto a peculiarità locali da approfondire assolutamente. Ed essere risolte. Dunque l’epidemiologia va intesa come “prevenzione” e non come “conteggio” dei morti e degli ammalati. Ebbene, noi abbiamo contattato tutti i soggetti politici sociali istituzionali della Fraschetta, di Tortona, Novi Ligure, Alessandria, Predosa, Pozzolo Formigaro, Frugarolo, Bosco Marengo: sindaci-assessori-partiti-fondazioni bancarie-legambiente-wwf -italia nostra-progetto ambiente- anpana-cgil-cisl-uil-arpa-asl-università.
Ebbene, nei riscontri, non vi è stato nessuno di questi che abbia osato rispondere che per i propri cittadini l’indagine non interessa. Certo, non basterà la loro disponibilità di facciata quando si tratterà di mettere mano ai portafogli. Si profila dunque una impresa ambiziosa e ardua quella che innanzitutto grava sulle spalle dell’amministrazione della città capoluogo: l’obbligato ruolo di raccordo della sindaco di Alessandria, ora addirittura presidente della Provincia, è atteso al varco. Ora si vedranno le volontà politiche. Rita Rossa può contare sull’entusiasmo del suo assessore all’ambiente, Claudio Lombardi. Basterà?
Medicina democratica Movimento di lotta per la salute – Alessandria