Che sarà lei il prossimo presidente della Provincia non è un mistero per nessuno: il meccanismo elettorale ‘di secondo grado’ prevede che domenica prossima, per il rinnovo degli organismi politici di Palazzo Ghilini, votino oltre 2.000 amministratori locali dei 190 comuni della provincia, che sono in gran parte di centro sinistra (con un peso ‘ponderato’ a vantaggio dei centri maggiori, peraltro). Quindi sorprese non ce ne saranno, anche se Rita Rossa mette comunque le mani avanti: “è importante che partecipino tutti, a partire dai rappresentanti dei piccoli comuni: perché davvero può e deve essere un nuovo inizio, e il futuro del territorio dobbiamo costruirlo tutti insieme”. Proviamo allora a farci spiegare concretamente come ciò potrà avvenire, dato il contesto di tagli continui, incertezza e risorse scarse che neppure serve ribadire. Insomma, quale sarà il ruolo della Provincia da oggi in avanti? Ma è anche l’occasione per parlare di politica nazionale. Venerdì sera ad Alessandria Rita Rossa e Massimo D’Alema hanno cenato insieme: cosa si sono detti?
Sindaco Rossa, non la chiamiamo ancora Presidente, ma tutti sappiamo che sarà così. Per fare cosa, concretamente, da lunedì prossimo?
Per ridisegnare un progetto che metta i territori al centro di tutto, e che veda nella Provincia il luogo del confronto, della mediazione e anche della ricerca di soluzioni nuove e innovative. La riforma dell’ente deve ancora completarsi, e attendiamo nei prossimi mesi indicazioni importanti da Roma e da Torino: ma quel che è certo è che una provincia variegata come la nostra, con 7 importanti centri zona e tante esigente diverse, ha assolutamente bisogno di un luogo di sintesi, e di rielaborazione condivisa di progetti.
Lei in Provincia è stata assessore alla Cultura, fino alla sua elezione a sindaco di Alessandria, nel 2012. E, non dimentichiamolo, suo padre, l’esponente socialista Angiolino Rossa (nella foto), fu presidente della Provincia nella prima metà degli anni Ottanta. Un ritorno a casa quindi…
(sorride, ndr) Sì, il riferimento a mio papà lo feci in una precedente intervista, lo ricordo bene, e per me significa molto, in termini affettivi. Ma era davvero un altro mondo, e un’altra Provincia. Così come lo scenario che dovremo affrontare sarà anche radicalmente diverso da quello dell’ultimo decennio a guida del Presidente Filippi, di cui ho fatto parte per un tratto di strada. Un decennio credo importante, e ricco di risultati. Penso alla viabilità, che è stata potenziata un po’ ovunque realizzando infrastrutture importanti, all’edilizia scolastica su cui si è puntato molto, al percorso che ha portato al recente riconoscimento Unesco per il Monferrato, e in cui il ruolo della Provincia è stato essenziale. Insomma, Filippi e la sua ottima squadra di assessori hanno lavorato benissimo. E un plauso lo farei in particolare proprio all’ultima giunta di questi mesi: persone che si sono messe in gioco in maniera assolutamente gratuita, per puro spirito di servizio. La politica è anche questo: so che non è popolare dirlo, ma per fortuna è così.
E tuttavia…?
Tuttavia si gira pagina, per forza. Perché lo scenario è diversissimo, rispetto a dieci anni, ma anche a uno o due. Francamente a me convinceva molto di più l’altro scenario che si ipotizzò tre anni fa, ossia la riduzione delle Province, con una loro razionalizzazione. Lo dicevano anche i dati di centri studi autorevoli, che mettevano anche in luce la difformità, sul fronte dispersione di risorse, tra molte province del centro sud, e realtà come quella piemontese, decisamente più virtuose. Si è deciso diversamente, e ora dobbiamo guardare avanti. Però a Graziano Del Rio l’ho ribadito anche la settimana scorsa, incontrandolo a Roma all’assemblea nazionale del Pd: vanno assolutamente trovate soluzioni realistiche sul fronte delle risorse, perché non si possono privare i cittadini di servizi essenziali sul fronte viabilità, sicurezza e scuola. Come succederebbe se il quadro finanziario non mutasse: pur tenendo conto che gli amministratori uscenti hanno fatto miracoli, e il bilancio 2014 della Provincia di Alessandria con ogni probabilità si riuscirà a chiuderlo comunque, al contrario di quello di altre Province, anche in mano a commissari.
Le sue ottime relazioni personali e di partito con il presidente della Regione Chiamparino, e con il sindaco di Torino Città Metropolitana Fassino serviranno ad affrontare meglio una realtà complicata?
Sicuramente con Torino, sia sul fronte Regione che Comune, c’è un confronto trasparente, e in base alle indicazioni che arriveranno da Roma sulla ripartizione di competenze e risorse, potremo lavorare per disegnare uno scenario nuovo. E questo si lega anche alla necessità di ripensare ruoli, equilibri e compiti nei rapporti tra Provincia e comuni. Faccio un esempio concreto: le indicazioni del Governo sono di ridurre drasticamente, da oltre 8.000 a circa 1.000, le società partecipate. E’ un processo a cui in Comune ad Alessandria, come è noto, stiamo già lavorando, ma che in diversi ambiti potrà consentirci di valutare scenari nuovi. Penso al trasporto pubblico, ad esempio. Ma anche a settori come quello ambientale, dove Novi rappresenta da tempo un’eccellenza di casa nostra: e nulla ci vieta di pensare a sinergie tutte da costruire.
Anche perché a Novi con Rocchino Muliere parlate la stessa lingua: non solo Pd, ma entrambi renziani doc…
Non solo per quello: Muliere ha una vasta competenza come amministratore pubblico, e tra l’altro sarebbe anche stato un’ottima soluzione per la presidenza della Provincia, anche se tutti insieme ed unitariamente abbiamo deciso di seguire un’altra strada, ed io ho risposto ‘obbedisco’. Però davvero con il sindaco di Novi su diversi fronti, a partire dalla riorganizzazione della sanità fino al ruolo della Provincia come luogo di elaborazione di progetti innovativi sul fronte dei servizi pubblici, possiamo lavorare molto, e bene.
Poi c’è pure la vicenda Terzo Valico: qualche giorno fa costruttori e sindacati di categoria, insieme, hanno rivolto un monito piuttosto duro a Regione, Provinca e Cociv…
E hanno ragione: dobbiamo assolutamente fare in modo che il Terzo Valico, che è opera importante e strategica, abbia ricadute concrete sul nostro territorio, sia in termini di occupazione immediata, sia di prospettiva, per un rilancio del nostro territorio in termini di logistica.
Terreno minato questo sindaco Rossa: su cui tempo e opportunità se ne sono perse, eccome.
E’ vero, ma vorrei anche che non si scordassero determinati passaggi. Proprio in queste settimane si è tornati a parlare, purtroppo in termini infausti data la chiusura, di Energia e Territorio, e di viaggi in Cina. Ma guardate che quei (pochissimi) viaggi in Cina, il primo dei quali peraltro nell’ambito di iniziative nazionali del Governo Prodi, contatti imprenditoriali di alto livello ne generarono eccome, e proprio in particolare sul fronte della logistica, nell’ambito del progetto, ambizioso e lungimirante a mio avviso, del retroporto di Alessandria, avviato in comune ai tempi della giunta Scagni. Ebbene, nel 2008 si fecero anche incontri a Roma, e c’erano grandi aziende cinesi, ‘intercettate’ proprio grazie al percorso di Energia e Territorio, che erano pronte a fare investimenti importanti. Purtroppo nel frattempo in comune ad Alessandria erano cambiati gli interlocutori, e la giunta Fabbio ritenne di bloccare tutto il progetto logistica, con una scelta miope e sbagliata.
Ma per Energia e Territorio si parla anche di fideiussioni bancarie milionarie, che ora ricadranno sulle casse della Provincia…
Non conosco la vicenda nel dettaglio, ma non ho dubbi sul fatto che tutto sia stato fatto in piena trasparenza e correttezza. Non dimentichiamoci i tagli spaventosi di risorse che la Provincia ha subìto a partire dal 2011: che hanno tarpato le ali per forza di cose, costringendo anche a rinunciare a progetti di sviluppo.
Parliamo di piccoli comuni sindaco Rossa: domenica prossima, oltre alla sua e a quella del centro destra che candida Paolo Borasio, c’è una terza lista, Democrazia e Partecipazione, promossa da amministratori di centro sinistra che sostengono che non voteranno per lei, e che daranno voce ai piccoli comuni…..
Che non voterà per me lo ha dichiarato mi pare il sindaco di Volpedo. Gli altri amministratori di piccoli comuni sceglieranno autonomamente, come giusto che sia. E, come dice il nome della lista, credo che la partecipazione sia lo snodo vero: domenica per il voto, ma anche dopo. Dobbiamo trovare forme di coinvolgimento diretto, al di là del consiglio provinciale che sarà di 12 membri: penso all’assemblea dei 190 sindaci del territorio, a cui in sede di elaborazione dello Statuto dovremo cercare di dare un ruolo, e prerogative precise. E penso anche a modalità per coinvolgere professionalità di assoluto valore, che in Provincia hanno lavorato benissimo, come Comaschi, Rava e altri. Vedremo se e come sarà possibile.
Tutti gratis? Non è un po’ demagogico pretendere che si parta dal Monferrato, o dalla Val Lemme e Borbera, senza neppure potersi far rimborsare la benzina?
Per quanto mi riguarda, devo solo attraversare a piedi la piazza: e lavorerò del tutto gratis, mentre in Comune percepisco 1.900 euro netti al mese, 12 mensilità, per un impegno che è, e ancora più sarà, di 7 giorni su 7. Mi sembra giusto ricordarlo, quando si parla di costi abnormi della politica, facendo di tutt’erba un fascio. Per gli amministratori provinciali confermo: non è previsto nessun compenso, mentre sui rimborsi dei viaggi sarebbe in effetti corretto trovare una soluzione, e vedremo se sarà possibile.
I piccoli comuni procederanno sul fronte delle Unioni, o all’orizzonte ci saranno prima o poi anche vere fusioni?
Personalmente, ferma restando la salvaguardia dell’identità, del campanile, della festa patronale, non trovo scandaloso che si possa pensare anche a fusioni di piccole realtà di poche centinaia di abitanti, che non possono certamente più ‘reggere’, in termini di costi di personale e servizi. Le Unioni sono comunque un percorso avviato, e necessario. Ma dico di più: la Provincia metterà a disposizione dei comuni, soprattutto piccoli, una serie di competenze tecniche, dal fronte edilizio-urbanistico a quello legale e normativo, che evidentemente un comune con qualche migliaio di abitanti non può permettersi autonomamente.
Lei non è ancora stata eletta a Palazzo Ghilini, e già si fa il nome di Erik Barone, consigliere comunale Pd a Palazzo Rosso, come suo capo di gabinetto, con codazzo polemico. Conferma la notizia?
Non confermo, perché neppure so se la figura di capo di gabinetto sarà previsto o meno. Posso dire che mi avvarrò certamente di un piccolo e qualificato staff di collaboratori, ben sapendo di non potermi sdoppiare, e ben prevedendo la normativa che il sindaco del comune capoluogo non possa fare anche il presidente della Provincia a tempo pieno. E saranno figure già interne all’ente, per evidenti ragioni di razionalizzazione dei costi. Barone è certamente una di queste.
E il presidente uscente Filippi? Qualcuno lo diede in passato come possibile direttore generale a Palazzo Ghilini….
Ma no, non avrebbe nessun senso. Filippi ha lavorato splendidamente in Provincia, ma lui stesso ha dichiarato che la sua esperienza lì è terminata. Ho anche letto che ha manifestato la sua intenzione di tornare ad iscriversi al Pd, e questo sarebbe a mio avviso un rientro importante, in termini di competenze e passione. Una risorsa per il Partito Democratico.
Pd alessandrino che, proprio attorno alla sua candidatura in Provincia, sindaco Rossa, sembra aver ritrovato la coesione, almeno apparente, dopo un lungo periodo di conflitti interni…
Sono particolarmente grata al gruppo dirigente provinciale del partito, che credo abbia mostrato grande maturità, e capacità di guardare avanti. Siamo un grande partito, con delicate responsabilità qui da noi come a Roma: che esistano anime e posizioni diverse è non solo legittimo, ma addirittura salutare per la democrazia. L’importante è poi trovare sempre soluzioni di mediazione, e costruttive.
Venerdì sera, in occasione della serata alessandrina all’Ambra, lei e Massimo D’Alema avete cenato insieme. Cosa vi siete detti?
D’Alema è una delle migliori intelligenze politiche del Paese, e chi era con noi all’Ambra venerdì ha potuto apprezzare le sue competenze sui temi di politica internazionale: personalmente credo anche che in Europa le sue competenze sarebbero risultate preziose. Ma a cena, in un clima di grande cordialità, mi sono comunque permessa di sottolineargli che il tema dell’articolo 18 sta diventando un totem, da entrambe le parti, e che in realtà ci sono questioni molto più gravose su cui concentrarci: ossia individuare le risorse per lo sviluppo, e per non far sprofondare sempre più gli enti locali, ad esempio. Ne ha convenuto, e soprattutto, con quel suo stile solo apparentemente freddo e distaccato, e in realtà attentissimo alla posizione dell’interlocutore, mi ha dato ragione quando gli ho ricordato che comunque è vero che lui ha governato a lungo, come premier e come ministro, il nostro Paese, e che ha commesso anche degli errori. Tra questi, il più grave è stato secondo me dimettersi da premier nel 2000 dopo la sconfitta alle regionali. Ebbene, mi ha detto ‘hai ragione’, e non credo lo abbia fatto solo per cortesia. E in fondo anche D’Alema ieri, come oggi Renzi, accettò il dialogo e il confronto con Berlusconi: che è quel che si fa in democrazia, dove ci sono avversari e non nemici, e dove se non hai la maggioranza assoluta per forza devi trovare punti di mediazione con altre forze politiche.
Sindaco Rossa, lei ormai parla da statista nazionale, dialoga con Renzi e D’Alema. Conquistati i due Palazzi di piazza della Libertà, la strada per Roma è spianata?
(sorride, ndr) Ma quale strada per Roma: o meglio sì, a Roma come a Torino ci vado spesso, per gli impegni come sindaco e per quelli di partito. Ma abbiamo ottimi parlamentari, che fanno bene il loro lavoro per il territorio. E mi pare che il mio percorso di questi anni mostri davvero, nei fatti, che ho sempre compiuto scelte non solo gravose, ma anche senza badare minimamente al mio tornaconto personale: altrimenti appunto sarei forse altrove. Però io questa città la amo davvero, e ci sono momenti nella vita in cui, semplicemente, devi dimostrarlo, anche prendendoti forti responsabilità.
Ettore Grassano