5 domande a… Deborah Ballarò

Deborah_ballarodi Andrea Antonuccio.

Deborah Ballarò nasce a Genova nel 1970, dove consegue la laurea in Architettura. Secondogenita di una famiglia operaia del capoluogo ligure (il padre macchinista delle ferrovie e la madre casalinga), nel 1997 si trasferisce nella Riviera di Ponente ed attualmente vive a Calice Ligure (SV). E’ sposata con Roberto, architetto e musicista, ha due figli Francesco e Lorenzo, di 13 e 6 anni, e due gatti. Interior designer, si occupa anche di edilizia privata e pubblica, recupero del patrimonio storico-monumentale e valorizzazione del territorio. Recentemente ha approfondito il tema della progettazione accessibile. Buona lettura!

1) Deborah, partiamo dalle basi… Architetti si nasce o si diventa?
Probabilmente possono accadere entrambe le cose.Fare l’architetto penso sia il mestiere più bello che ci sia in assoluto. Personalmente il mio interesse verso l’architettura si è manifestato già durante gli studi giovanili. Il fatto di crescere in un quartiere operaio di Genova ti permette di confrontarti da subito con quelle periferie definite “non luoghi” e di percepirne tutte le contraddizioni sia sociali che urbanistiche e di cogliere il profondo legame tra esse.

Deborah-e-Ministro-Maria-Elena-Boschi2) A un certo punto della tua vita hai inventato “Iogioco”, un servizio dedicato al superamento delle barriere architettoniche. Come ti è venuto in mente? Chi, o che cosa, ti ha dato l’ispirazione giusta?
E’ successo dopo un fatto personale: tre anni fa mio papà si è ammalato di una rara malattia autoimmune che, in brevissimo tempo, lo ha portato alla paralisi ed a una vita di grandi sofferenze, e ciò ha radicalmente cambiato la mia esistenza.

Ho iniziato a guardare le cose da un altro punto di vista, cioè da quello di chi vive su una sedia a rotelle. Come faccio ad andare al bancomat, a prendere l’autobus o ad andare al supermercato? Essendo poi madre di due figli, e frequentando quindi i parchi giochi, mi sono spesso resa conto della loro più totale inacessibilità. A volte si trovano alcuni giochi per disabili, ma sono solo per disabili… e da lì l’idea! Creare giochi dove tutti i bambini, sia disabili che normodotati, possano giocare insieme. La filosofia IOgioco è quella della condivisione totale del momento gioco, visto come una delle esperienze di crescita più importanti della vita di ognuno di noi.

Bimbo1_iogioco3) Una delle realizzazioni di “Iogioco” è una pista da biglie molto particolare. Puoi dirci come è nata e in che cosa consiste?
La pista delle biglie è un grande classico dei ragazzini che trascorrono le vacanze al mare! Scommetto che anche tu lo hai spesso praticato. L’idea nasce proprio dalla constatazione che uno dei giochi in assoluto più praticati dai bambini che trascorrono le vacanze al mare è di fatto negato ai diversamente abili. Allora perché non alzare la pista e renderla accessibile a tutti?

In questo modo tutti i bambini hanno la stessa possibilità di svago.  Il gioco è costituito da moduli realizzati in cemento ad elevate prestazioni meccaniche ed estetiche, mentre i supporti sono costituiti da acciaio inossidabile. La pista è adatta non solo per giocare con le biglie, ma anche con le macchinine, sia radiocomandate che a spinta.

Bimbo-2_iogioco4) In quali Comuni la si può trovare, attualmente? È una installazione molto costosa?
Il gioco è entrato in produzione da pochissimo. La prima postazione è stata collocata sul lungomare di Finale Ligure, in una zona della passeggiata molto strategica per quanto riguarda l’accessibilità. La grande soddisfazione è stata osservare come questa pista abbia da subito attirato tantissimi ragazzini.

Una seconda postazione si trova ad Albenga, nella nuova Piazza E. Tortora, priva anch’essa di barriere architettoniche. Voglio sottolineare che queste due prime esperienze sono state rese possibili, la prima grazie al Comune di Finale Ligure (in particolare all’assessore uscente Nicola Viassolo, che si è mostrato immediatamente sensibile all’argomento) e la seconda all’associazione “Fieui di Caruggi” di Albenga che ha finanziato l’acquisto della pista, donandola alla città. È un gioco che si sta facendo conoscere rapidamente ed inizia a suscitare interesse non solo nel Nord ma anche nel Centro Italia e nel Nord Europa.

La pista non è particolarmente cara, ha il costo di una normale postazione ludica per parco giochi. Fare giochi accessibili non è più costoso… Basta solo progettare gli oggetti con un altro punto di vista!

5) Ultima domanda: perché secondo te nei programmi dei politici il tema della disabilità e della eliminazione delle barriere architettoniche è quasi sempre trascurato? Forse perché non porta un buon numero di voti?
Credo che il vero motivo sia un altro e penso di averlo capito durante l’ultima edizione della Festa dell’Inquietudine che si è svolta a Finale Ligure. Il tema della festa di quest’anno era “Inquietudine e fuga”… Ecco, penso che la fuga di fronte ad una situazione di forte impatto emotivo, come la disabilità, in particolare nei bambini, non sia vera trascuratezza o indifferenza, ma sia un malessere attivato dall’incapacità di rapportarsi naturalmente con persone che in realtà hanno le nostre stesse emozioni, paure e necessità. E’ proprio questo che trasforma la disabilità in handicap, impedendo alla nostra società di creare le condizioni e di offrire gli strumenti per consentire a tutti di esprimere la propria identità, di relazionarsi con gli altri.

Penso che di conseguenza anche la politica non si sia ancora dimostrata preparata ad affrontare temi come questo, ma penso anche che piccoli gesti, come quello di poter condividere giochi accessibili a tutti, possano contribuire a crescere una generazione di persone abituate a condividere e a vivere la diversità in maniera del tutto naturale. IOgioco… IOcicredo!