Il conto alla rovescia per l’affidamento in gestione della Cittadella è (finalmente o purtroppo, dipende dai punti di vista) partito. Il bando del Demanio, frutto di mesi di discussioni, analisi e controanalisi, ‘labor limae’, è stato pubblicato pochi giorni fa, e chi è interessato può ora mettere a punto e presentare un progetto rispettoso dei vincoli e dei ‘paletti’ previsti dal documento, che prevede un affidamento da un minimo di 6 ad un massimo di ben 50 anni. Per Maurizio Sciaudone, consigliere comunale che ha recentemente aderito al Nuovo Centro Destra di Alfano, la Cittadella rappresenta da sempre qualcosa di speciale: “ci ho lavorato dal 1979 alla chiusura definitiva del 2007, lasciandoci un pezzo di cuore. Anzi, diciamo pure che se proprio in quell’anno ho deciso di impegnarmi direttamente nella politica locale è stato soprattutto per cercare di fare qualcosa per un luogo unico, straordinario. E, onestamente, speravo in soluzioni diverse. Ma tutto è meglio che l’abbandono, questo deve essere chiaro”. Proviamo, allora, a farci raccontare da Sciaudone com’era, la sua Cittadella. Ma soprattutto come spera che possa essere dopodomani, e negli anni a venire.
Consigliere Sciaudone, un giudizio secco su questo bando per cominciare: è cosa buona o no?
(sorride, ndr) Temo di no, e mi spiego. In Italia esiste purtroppo un meccanismo ormai ben conosciuto: quello di chi sfrutta l’incuria nella quale versano molti beni pubblici, per far risultare necessarie, anzi inevitabili, decisioni che non vanno verso l’esclusivo interesse comune, ma sono principalmente un’occasione di profitto per privati.
Profitto potenziale consigliere, soprattutto di questi tempi. Ma lei cosa avrebbe fatto, di diverso?
Avrei evitato di arrivare a questo punto, prima di tutto. Negli anni scorsi, non credo di dire niente di originale, ad avere a cuore le sorti della Cittadella non eravamo certo numerosi: e tutte persone senza alcun potere decisionale, purtroppo. Fosse stato per me, avrei puntato su una Fondazione (a controllo pubblico, anche se si potevano e dovevano coinvolgere anche privati), sollecitando percorsi di raccolta di risorse che potevano andare dalle sponsorizzazioni di aziende del territorio al 5 per mille sulla dichiarazione dei redditi. Ma nei confronti di un piano di intervento pubblico mi pare ci sia stato sempre una sorta di pregiudizio, e di rinvio in rinvio siamo arrivati sin qui.
Sciaudone, c’è un articolo del Piccolo del 9 giugno 1997, firmato dall’allora direttore del giornale Paolo Zoccola, che si intitola “Cittadella, quale futuro?”, in cui si parla tra l’altro di concorso di idee a livello internazionale. Sembra scritto 20 giorni fa…
Lo so….ce ne sono anche di più vecchi di articoli simili, nel mio archivio sulla Cittadella. Dimostrazione di come si sia sempre chiacchierato molto, e concluso poco. Purtroppo….e intanto la Fortezza cade a pezzi.
Appunto: anche ammesso che il bando del Demanio produca candidati e progetti credibili, essendo la scadenza il prossimo 9 settembre è probabile che, per tutto quest’anno almeno, la Cittadella rimanga in custodia….a chi consigliere Sciaudone?
Bella domanda: diciamo che, per quel che mi risulta, attualmente i costi di luce, acqua, gas e varie sono tutti a carico del comune di Alessandria, mentre sul fronte della gestione operativa vorrei capire anch’io un po’ meglio i diversi soggetti che oggi sono lì dentro a che titolo ci stanno, e con che tipo di accordi. Banalmente, ricordo che la struttura presenta non poche criticità, e rischi: se succede qualcosa a qualche visitatore, ad esempio, chi ne risponde? E perché i conti li paga il Comune, mentre i proventi da visite o ristorazione finiscono in tasca a privati? Mi pare scorretto: anche pensando ad esempio al fatto che, in parallelo, gli ex dipendenti della Fondazione Tra sembrano essere prossimi al licenziamento. Non si poteva trovare il modo di affidare a loro la gestione provvisoria della struttura?
Facciamo un po’ di amarcord maresciallo Sciaudone? Com’era la ‘sua’ Cittadella?
(ci fa un sorriso aperto, anche un po’ emozionato, ndr) Un luogo bellissimo, pieno di vita, e di eventi importanti. Per questo mi ferisce un po’, da alessandrino adottivo ma convinto, vedere che la nostra città è così distratta rispetto al suo grande passato, che invece andrebbe valorizzato. Ho lavorato in Cittadella dal 1979, per quasi trent’anni. Eravamo in tutto un centinaio di addetti stabili, tra militari e civili. E poi mediamente 50-60 militari di leva, che ruotavano costantemente. Non pochi erano alessandrini o comunque del nostro territorio. E naturalmente i militari di leva, ma talora anche quelli di carriera, soprattutto se scapoli, alloggiavano dentro la fortezza, che del resto con i suoi complessivi 70 ettari, di cui 114 mila metri quadrati coperti, è una vera città nella città.
Sì è molto favoleggiato sui sotterranei della Fortezza, che non pochi alessandrini, alcuni anni fa, hanno potuto visitare in occasione di suggestive rappresentazioni teatrali estive. Ma lì c’erano le carceri?
No, non almeno ai tempi miei: li usavamo come magazzini, in parte anche come cucine. In Cittadella avevamo laboratori di ogni tipo, sa? Dalla produzione dei materassi di lana per l’esercito, ad una torrefazione di caffè…
E il famoso percorso sotterraneo che consentiva, in caso di emergenza, la fuga con sbocco a chilometri di distanza, in mezzo alla campagna?
Quello io non l’ho mai visto, e neppure il collega che mi precedette, con cui ogni tanto ne parlavamo. O è uno di quei miti e misteri della tradizione popolare, oppure fu chiuso in tempi assai precedenti.
Il momento più difficile, per la Cittadella, quale fu?
Mi verrebbe da dire quello di oggi, purtroppo. Nel senso che, persino nella terribile emergenza dell’alluvione del 1994, sommersa da tre metri e mezzo d’acqua, e poi da trenta centimetri di fango, la Cittadella reagì come un organismo forte, indistruttibile. Naturalmente grazie anche all’impegno di tanti, dai militari a tutti coloro che diedero una mano a reagire al disastro. Conservo ancora (ce lo mostra, ndr) il manifesto che annunciava, nel maggio 1995, la riapertura ufficiale della struttura, con un evento pubblico alla presenza dell’allora sindaco Francesca Calvo. Oggi invece sono molto preoccupato….
Ma, guardando avanti, cosa si aspetta da questo bando, consigliere Sciaudone?
Poco, o meglio ho molti timori. Sento parlare di mega progetti che mi fanno tremare i polsi, perché temo molto per l’aspetto conservativo, e di tutela di ciò che la Cittadella è e rappresenta, come monumento nazionale e come orgoglio di questo territorio. Francamente però la speranza che alcuni soggetti decidano di costituire una Fondazione, e di proporsi attraverso la stessa come gestore, magari all’inizio anche solo per il minimo previsto di 6 anni, ce l’ho ancora. Sono per la politica dei piccoli passi: mettere il tutto in sicurezza, e intanto raccogliere le risorse (parlando con tutti: dalle grandi aziende del territorio all’Unione Europea) con le quali dare alla Cittadella un futuro che sia in sintonia con il suo grande passato. Dai musei, militari e non, alle sale conferenze a disposizione di associazioni di vario genere, sono tanti i progetti che si potrebbero sviluppare. Ma sempre con la tutela della mano pubblica, attraverso una Fondazione. Glielo dico chiaramente: a me che la Cittadella possa diventare un grande contenitore di concerti e di ristoranti mette un’enorme tristezza. Possibile che davvero non ci sia altra soluzione?
Ettore Grassano